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La buona impresa

Un documento della Chiesa appena pubblicato, mette in fila e riordina i principi che legano etica, economia, finanza e organizzazione della produzione

Finanza e impresa. E corretta gestione di quest’ultima. Cultura del produrre non per accumulare ma per dare. Temi complessi e importanti, che vanno di pari passo con quelli del ruolo dell’impresa, dell’imprenditore, dei manager in relazione alla responsabilità sociali delle organizzazioni della produzione. Così come quelli dell’etica economica e dell’etica sociale.

Per capire di più e meglio, fa bene leggere “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”, volumetto scritto a più mani dai componenti della Congregazione per la dottrina della fede e appena pubblicato.

Le prime righe del testo dicono già tutto del contenuto e delle intenzioni nel momento in cui si parla della necessità, nei fatti dell’economia e della finanza, della presenza di “una chiara fondazione etica, che assicuri al benessere raggiunto quella qualità umana delle relazioni che i meccanismi economici, da soli, non sono in grado di produrre”. E ancora di quanto oggi sia necessario un “connubio fra sapere tecnico e sapienza umana, senza di cui ogni umano agire finisce per deteriorarsi”. Etica ed economia quindi. Conti fatti bene, ma con attenzione anche ad altro.

Il documento della Congregazione per la dottrina della fede quindi, affronta l’argomento gettando prima le basi di un ragionamento che metta insieme etica e attività umana; poi affrontando quelle che vengono definite “alcune puntualizzazioni nel contesto odierno” e che guardano più direttamente all’economia, alla produzione, alla finanza e alle imprese. È qui che si parla, per esempio, della necessità di un “mercato sano” dal quale possono derivare etica e dignità dell’uomo. Ed è qui che naturalmente la Congregazione per la dottrina della fede punta il dito quando, per esempio, scrive: “L’esperienza degli ultimi decenni ha mostrato con evidenza, da una parte, quanto sia ingenua la fiducia in una presunta autosufficienza allocativa dei mercati, indipendente da qualunque etica, e dall’altra, l’impellente necessità di una loro adeguata regolazione, che coniughi nello stesso tempo libertà e tutela di tutti i soggetti che vi operano in regime di una sana e corretta interazione, specialmente dei più vulnerabili”. Ed è ancora da questo passaggio che si toccano temi delicati come quello dell’intermediazione, delle banche, della trasparenza. Si arriva così a guardare più da vicino l’impresa che, viene precisato, “costituisce un’importante rete di relazioni e, a suo modo, rappresenta un vero corpo sociale intermedio, con una sua propria cultura e prassi. Tali cultura e prassi, mentre determinano l’organizzazione interna all’impresa, influiscono altresì sul tessuto sociale nel quale essa agisce”.

Il documento – dopo aver toccato altri temi come quelli delle tecniche produttive, della ripartizione dei profitti, della gestione dei risparmi –, arriva poi ad una conclusione tutt’altro che pessimista: “Davanti all’imponenza e pervasività degli odierni sistemi economico-finanziari – viene infatti scritto –, potremmo essere tentati di rassegnarci al cinismo ed a pensare che con le nostre povere forze possiamo fare ben poco. In realtà, ciascuno di noi può fare molto, specialmente se non rimane solo”.

“Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” è solo in apparenza una lettura facile; in realtà rappresenta una base d’azione importante per  chi si trova nell’ambito dei moderni sistemi della produzione. Libro piccolo in termini di numero di pagine, “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” dovrebbe essere su ogni tavolo d’impresa.

Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario

Congregazione per la dottrina della fede

Libreria Editrice Vaticana, 2018

Un documento della Chiesa appena pubblicato, mette in fila e riordina i principi che legano etica, economia, finanza e organizzazione della produzione

Finanza e impresa. E corretta gestione di quest’ultima. Cultura del produrre non per accumulare ma per dare. Temi complessi e importanti, che vanno di pari passo con quelli del ruolo dell’impresa, dell’imprenditore, dei manager in relazione alla responsabilità sociali delle organizzazioni della produzione. Così come quelli dell’etica economica e dell’etica sociale.

Per capire di più e meglio, fa bene leggere “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”, volumetto scritto a più mani dai componenti della Congregazione per la dottrina della fede e appena pubblicato.

Le prime righe del testo dicono già tutto del contenuto e delle intenzioni nel momento in cui si parla della necessità, nei fatti dell’economia e della finanza, della presenza di “una chiara fondazione etica, che assicuri al benessere raggiunto quella qualità umana delle relazioni che i meccanismi economici, da soli, non sono in grado di produrre”. E ancora di quanto oggi sia necessario un “connubio fra sapere tecnico e sapienza umana, senza di cui ogni umano agire finisce per deteriorarsi”. Etica ed economia quindi. Conti fatti bene, ma con attenzione anche ad altro.

Il documento della Congregazione per la dottrina della fede quindi, affronta l’argomento gettando prima le basi di un ragionamento che metta insieme etica e attività umana; poi affrontando quelle che vengono definite “alcune puntualizzazioni nel contesto odierno” e che guardano più direttamente all’economia, alla produzione, alla finanza e alle imprese. È qui che si parla, per esempio, della necessità di un “mercato sano” dal quale possono derivare etica e dignità dell’uomo. Ed è qui che naturalmente la Congregazione per la dottrina della fede punta il dito quando, per esempio, scrive: “L’esperienza degli ultimi decenni ha mostrato con evidenza, da una parte, quanto sia ingenua la fiducia in una presunta autosufficienza allocativa dei mercati, indipendente da qualunque etica, e dall’altra, l’impellente necessità di una loro adeguata regolazione, che coniughi nello stesso tempo libertà e tutela di tutti i soggetti che vi operano in regime di una sana e corretta interazione, specialmente dei più vulnerabili”. Ed è ancora da questo passaggio che si toccano temi delicati come quello dell’intermediazione, delle banche, della trasparenza. Si arriva così a guardare più da vicino l’impresa che, viene precisato, “costituisce un’importante rete di relazioni e, a suo modo, rappresenta un vero corpo sociale intermedio, con una sua propria cultura e prassi. Tali cultura e prassi, mentre determinano l’organizzazione interna all’impresa, influiscono altresì sul tessuto sociale nel quale essa agisce”.

Il documento – dopo aver toccato altri temi come quelli delle tecniche produttive, della ripartizione dei profitti, della gestione dei risparmi –, arriva poi ad una conclusione tutt’altro che pessimista: “Davanti all’imponenza e pervasività degli odierni sistemi economico-finanziari – viene infatti scritto –, potremmo essere tentati di rassegnarci al cinismo ed a pensare che con le nostre povere forze possiamo fare ben poco. In realtà, ciascuno di noi può fare molto, specialmente se non rimane solo”.

“Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” è solo in apparenza una lettura facile; in realtà rappresenta una base d’azione importante per  chi si trova nell’ambito dei moderni sistemi della produzione. Libro piccolo in termini di numero di pagine, “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” dovrebbe essere su ogni tavolo d’impresa.

Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario

Congregazione per la dottrina della fede

Libreria Editrice Vaticana, 2018

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