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Rischi (anche) d’impresa

La capacità di affrontare il futuro passa anche dai metodi che mettono in grado le organizzazioni di affrontare i rischi

Attrezzarsi per il futuro senza prevederlo. A ben vedere, può essere sintetizzata così una buona parte delle attività d’impresa. Pianificazione della produzione, analisi dei mercati, ipotesi sui cambiamenti degli schemi d’azione della concorrenza e molto altro ancora, hanno come obiettivo finale quello di mettere in condizione l’azienda di affrontare quanto accadrà in modo avveduto. Se, cioè, il futuro non può essere in alcun modo previsto davvero, ci si può comunque preparare a quanto potrebbe ragionevolmente accadere. Ma anche alle sorprese. E’ cioè il rischio che deve entrare nelle avvedute pianificazioni d’impresa. Leggere “La nuova scienza del rischio. L’arte dell’immaginazione della difesa e della protezione” di Federica Spampinato, è allora cosa che può essere utile a molti.
Chi legge il libro viene condotto per mano nell’esplorazione di un tema che forse poco spazio ha avuto fino ad oggi nelle tecniche di gestione d’impresa. E che non ha a che fare solo con il “vecchio” calcolo delle probabilità. La nuova scienza del rischio raccontata da Spampinato, propone infatti una diversa e concreta grammatica del rischio, che permette di immaginare e prevenire il pericolo fuoricampo. L’assunto fondamentale è che non può esistere il “rischio zero”, ma che può esistere la “conseguenza zero”.
Dopo aver puntualizzato i concetti di “futuro” e di “rischio”, l’autrice presenta a chi legge nuove teorie di elaborazione dei rischi ai quali le organizzazioni possono essere esposte. In particolare, partendo dalla Cindynics, la scienza del rischio, disciplina francese comparsa alla fine degli anni Ottanta, Spampinato arriva alla KELONY®: un modello matematico post-probabilistico che rimette l’uomo al centro del processo decisionale, affinché possa agire nel migliore dei modi, anche nelle peggiori condizioni possibili, facendo uso anche dell’immaginazione oltre che di nuovi metodi di messa in sicurezza delle attività e degli ambiti produttivi.
Obiettivo generale di tutto, è, per Spampinato, quello di arrivare a costruire una società più consapevole, in grado di pensare alla protezione dell’essere umano al di là di ogni logica di profitto, sia all’interno dell’ambiente civile, sia all’interno delle aziende e delle organizzazioni.
Si può non essere d’accordo con tutto ciò che Spampinato racconta, ma “La nuova scienza del rischio” è una lettura comunque da fare.

La nuova scienza del rischio. L’arte dell’immaginazione della difesa e della protezione
Federica Spampinato
Guerini e Associati, 2020

La capacità di affrontare il futuro passa anche dai metodi che mettono in grado le organizzazioni di affrontare i rischi

Attrezzarsi per il futuro senza prevederlo. A ben vedere, può essere sintetizzata così una buona parte delle attività d’impresa. Pianificazione della produzione, analisi dei mercati, ipotesi sui cambiamenti degli schemi d’azione della concorrenza e molto altro ancora, hanno come obiettivo finale quello di mettere in condizione l’azienda di affrontare quanto accadrà in modo avveduto. Se, cioè, il futuro non può essere in alcun modo previsto davvero, ci si può comunque preparare a quanto potrebbe ragionevolmente accadere. Ma anche alle sorprese. E’ cioè il rischio che deve entrare nelle avvedute pianificazioni d’impresa. Leggere “La nuova scienza del rischio. L’arte dell’immaginazione della difesa e della protezione” di Federica Spampinato, è allora cosa che può essere utile a molti.
Chi legge il libro viene condotto per mano nell’esplorazione di un tema che forse poco spazio ha avuto fino ad oggi nelle tecniche di gestione d’impresa. E che non ha a che fare solo con il “vecchio” calcolo delle probabilità. La nuova scienza del rischio raccontata da Spampinato, propone infatti una diversa e concreta grammatica del rischio, che permette di immaginare e prevenire il pericolo fuoricampo. L’assunto fondamentale è che non può esistere il “rischio zero”, ma che può esistere la “conseguenza zero”.
Dopo aver puntualizzato i concetti di “futuro” e di “rischio”, l’autrice presenta a chi legge nuove teorie di elaborazione dei rischi ai quali le organizzazioni possono essere esposte. In particolare, partendo dalla Cindynics, la scienza del rischio, disciplina francese comparsa alla fine degli anni Ottanta, Spampinato arriva alla KELONY®: un modello matematico post-probabilistico che rimette l’uomo al centro del processo decisionale, affinché possa agire nel migliore dei modi, anche nelle peggiori condizioni possibili, facendo uso anche dell’immaginazione oltre che di nuovi metodi di messa in sicurezza delle attività e degli ambiti produttivi.
Obiettivo generale di tutto, è, per Spampinato, quello di arrivare a costruire una società più consapevole, in grado di pensare alla protezione dell’essere umano al di là di ogni logica di profitto, sia all’interno dell’ambiente civile, sia all’interno delle aziende e delle organizzazioni.
Si può non essere d’accordo con tutto ciò che Spampinato racconta, ma “La nuova scienza del rischio” è una lettura comunque da fare.

La nuova scienza del rischio. L’arte dell’immaginazione della difesa e della protezione
Federica Spampinato
Guerini e Associati, 2020

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