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Grafica al femminile. Le designer per Pirelli adv

Una Pirelli tutta al femminile a marzo 2018. Abbiamo parlato altrove di attrici testimonial pubblicitarie, e poi di scrittrici. Non potevano mancare le designer che, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, hanno contribuito a creare uno stile grafico pressoché unico nella storia della comunicazione visiva. Il nostro racconto si snoda seguendo due libri, entrambi realizzati dalla Fondazione Pirelli per Corraini Edizioni: “Una musa tra le ruote” (2015) e “La Pubblicità con la P maiuscola” (2017). Sono due volumi che studiano e documentano la storia della pubblicità Pirelli: dalla fine del XIX secolo fino agli anni Sessanta del Novecento il primo, dagli anni Settanta ai primi anni Duemila il secondo. Come a dire, dall’era del disegnatore-pittore che creava il capolavoro unico all’età della grafica computerizzata riproducibile all’infinito, dalla figura dell’artista “libero pensatore” al dominio delle agenzie di creativi. Le designer che abbiamo scelto ben rappresentano questi due periodi: Jeanne Michot Grignani da una parte, Christiane Beylier e Christa Tschopp dall’altra.

Illustratrice e figurinista, Jeanne Michot -sposerà poi il designer Franco Grignani– nasce in Ucraina da genitori francesi emigrati. Dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917 la famiglia fugge dalla Russia verso l’Europa Occidentale, prima a Londra poi a Parigi e infine in Italia. Fin dalla più giovane età Jeanne manifesta la sua predilezione per il disegno, in particolar modo per quello della moda. Assieme al marito Franco collabora alla realizzazione di grandi campagne pubblicitarie per molti importanti marchi italiani: per Pirelli, in particolare, Jeanne Grignani disegna l’elegantissima linea di impermeabili prodotti dall’Azienda Arona tra il 1950 e il 1955. Le modelle e i modelli sono resi con morbide e veloci pennellate: le donne, di grande femminilità, portano capi a vita stretta con il collo rialzato e trench con ampie maniche. E’ la moda del boom economico.

Poi il boom finisce: cambia profondamente il concetto di creatività, cambia il modo di fare comunicazione visiva. E’ il momento delle agenzie pubblicitarie che operano su precisi briefing dati dalle aziende: Pirelli ha la propria agenzia interna e la chiama Centro, da cui passano i tanti grafici della nuova era. La raccolta di immagini contenute nel volume “La pubblicità con la P maiuscola” –  dedicato anche all’attività dell’Agenzia Centro a partire dai tardi anni Sessanta – si apre con realizzazioni grafiche ancora una volta  declinate “al femminile”. E’ il 1966 quando la designer Christiane Beylier prova a rendere immediatamente percepibile la dimensione globale del Gruppo Pirelli, del suo essere multinazionale e multiprodotto, in grado di operare in svariati settori, “giocando” con la duttilità del logo aziendale. Il marchio con la P lunga le consente infatti di sperimentare un gioco di duplicazioni e proiezioni attraverso le quali dare forma quasi viva alle diverse attività aziendali: dalle rifrangenze dei “prodotti per la casa” alle geometrie del “turismo e sport”, dai cerchi concentrici del settore armatoriale all’effetto-filato dei prodotti per l’industria tessile. Siamo in piena pop-art: una sperimentazione sul linguaggio universale dei segni che trova conferma nelle campagne pubblicitarie fatte di innumerevoli loghi Pirelli, immaginate da Christa Tschopp per l’Agenzia Centro nel 1970. E’ ormai alle porte l’Era Informatica.

Una Pirelli tutta al femminile a marzo 2018. Abbiamo parlato altrove di attrici testimonial pubblicitarie, e poi di scrittrici. Non potevano mancare le designer che, tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, hanno contribuito a creare uno stile grafico pressoché unico nella storia della comunicazione visiva. Il nostro racconto si snoda seguendo due libri, entrambi realizzati dalla Fondazione Pirelli per Corraini Edizioni: “Una musa tra le ruote” (2015) e “La Pubblicità con la P maiuscola” (2017). Sono due volumi che studiano e documentano la storia della pubblicità Pirelli: dalla fine del XIX secolo fino agli anni Sessanta del Novecento il primo, dagli anni Settanta ai primi anni Duemila il secondo. Come a dire, dall’era del disegnatore-pittore che creava il capolavoro unico all’età della grafica computerizzata riproducibile all’infinito, dalla figura dell’artista “libero pensatore” al dominio delle agenzie di creativi. Le designer che abbiamo scelto ben rappresentano questi due periodi: Jeanne Michot Grignani da una parte, Christiane Beylier e Christa Tschopp dall’altra.

Illustratrice e figurinista, Jeanne Michot -sposerà poi il designer Franco Grignani– nasce in Ucraina da genitori francesi emigrati. Dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917 la famiglia fugge dalla Russia verso l’Europa Occidentale, prima a Londra poi a Parigi e infine in Italia. Fin dalla più giovane età Jeanne manifesta la sua predilezione per il disegno, in particolar modo per quello della moda. Assieme al marito Franco collabora alla realizzazione di grandi campagne pubblicitarie per molti importanti marchi italiani: per Pirelli, in particolare, Jeanne Grignani disegna l’elegantissima linea di impermeabili prodotti dall’Azienda Arona tra il 1950 e il 1955. Le modelle e i modelli sono resi con morbide e veloci pennellate: le donne, di grande femminilità, portano capi a vita stretta con il collo rialzato e trench con ampie maniche. E’ la moda del boom economico.

Poi il boom finisce: cambia profondamente il concetto di creatività, cambia il modo di fare comunicazione visiva. E’ il momento delle agenzie pubblicitarie che operano su precisi briefing dati dalle aziende: Pirelli ha la propria agenzia interna e la chiama Centro, da cui passano i tanti grafici della nuova era. La raccolta di immagini contenute nel volume “La pubblicità con la P maiuscola” –  dedicato anche all’attività dell’Agenzia Centro a partire dai tardi anni Sessanta – si apre con realizzazioni grafiche ancora una volta  declinate “al femminile”. E’ il 1966 quando la designer Christiane Beylier prova a rendere immediatamente percepibile la dimensione globale del Gruppo Pirelli, del suo essere multinazionale e multiprodotto, in grado di operare in svariati settori, “giocando” con la duttilità del logo aziendale. Il marchio con la P lunga le consente infatti di sperimentare un gioco di duplicazioni e proiezioni attraverso le quali dare forma quasi viva alle diverse attività aziendali: dalle rifrangenze dei “prodotti per la casa” alle geometrie del “turismo e sport”, dai cerchi concentrici del settore armatoriale all’effetto-filato dei prodotti per l’industria tessile. Siamo in piena pop-art: una sperimentazione sul linguaggio universale dei segni che trova conferma nelle campagne pubblicitarie fatte di innumerevoli loghi Pirelli, immaginate da Christa Tschopp per l’Agenzia Centro nel 1970. E’ ormai alle porte l’Era Informatica.

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