Il borghese Pellegrino
Un omicidio nella notte, in una stanza chiusa a chiave, nel castello di Campoventoso, che ospita una modernissima azienda agricola. Una pietanza turca, il mezé, preparata in un’alba gelida con peperoni, noci e semi di melagrane. Un lucroso commercio di carne in scatola un po’ troppo piccante. E un fiorire di conversazioni sul cibo e gli affari tra l’Italia e l’Impero turco, all’inizio del Novecento. Siamo tra le pagine di “Il borghese Pellegrino”, di Marco Malvaldi, Sellerio. E il protagonista è Pellegrino Artusi, all’epoca dei fatti anziano e celebre autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, oltre che accorto mercante di stoffe. E, naturalmente, investigatore sagace (lo avevamo giù visto all’opera in “Odore di chiuso”). Tra un dialogo mondano e uno scambio di ricette, un incantamento amoroso e un via vai di piccioni viaggiatori, bisogna scoprire chi ha ucciso un rispettabile banchiere che faceva da garante dei legami tra Italia e Turchia. Malvaldi, ancora una volta, è maestro nel tratteggiare caratteri e collegarli ai contesti sociali. E a regalarci, citando i diari di Artusi, delle pagine straordinarie su quanto proprio il cibo possa fare da efficace legame tra i popoli: “La cucina è un linguaggio universale che ha bisogno di essere capito solo da chi lo pratica: forse solo la musica può stargli a pari”.
Il borghese Pellegrino
Marco Malvaldi
Sellerio, 2020