Un pinguino a Trieste
Marzo, 1953. Sono molte le cose che Nicolò, quindici anni, non sa di suo padre. Non sa dove si trovi, prima di tutto: in un campo di prigionia in Eritrea? Così si dice. Ma la guerra è finita e lui non è tornato. L’unica cosa che gli è rimasta è un pinguino di legno. Quando un articolo di giornale lascia intravvedere un’altra possibilità Nicolò non esita ad imbarcarsi come piccolo di camera sulla motonave Europa con destinazione Sud Africa per inseguirla. A bordo e a terra, solo e ostinato, affronterà un viaggio contro tutte le proprie paure fino a quando non si troverà davanti a un uomo segnato dal dolore. Tra dati storici e finzione, cronaca ed immaginazione il romanzo di Chiara Carminati intreccia sapientemente le vicende di un pinguino di nome Marco che approda a Trieste per vivere coccolato da tutti per il resto della sua vita e la storia della città, sospesa tra Italia e Jugoslavia, pretesa da entrambe le parti. Un romanzo di legami densi come il legno, come un pinguino pazientemente intagliato da un uomo scomparso, e indistruttibili come l’amore, che non sbiadisce mai. Anche a distanza di quindici anni o di ottomila chilometri, anche quando per recuperarlo bisogna entrare nell’occhio del ciclone e attraversare non solo sé stessi ma anche le proprie paure più oscure. Un pinguino a Trieste Chiara Carminati Bompiani, 2021