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La P Lunga nel mondo

È il 1872 quando un giovane ingegnere di ventitré anni, Giovanni Battista Pirelli, reduce da un grand tour tra Svizzera, Francia, Germania e Belgio, rientra in patria con l’obiettivo di esportare «una industria nuova o ancora poco diffusa in Italia», quella del caucciù, con le sue applicazioni produttive. Dal 1873 i prodotti Pirelli prendono forma nel primo stabilimento di Milano, lungo il fiume “Sevesetto”. All’interno della fabbrica lavorano quaranta operai e cinque impiegati. Qui, agli articoli di gomma destinati alle macchine industriali, alla navigazione, alle ferrovie, si affiancano in pochi anni beni di consumo come giocattoli, articoli di abbigliamento e merceria. Superando brillantemente le inevitabili difficoltà di un’attività pionieristica, nel giro di dieci anni, nel 1883, la Pirelli può contare su oltre 300 operai e rami produttivi in continua espansione. L’azienda sottrae il monopolio del settore cavi agli inglesi grazie alle ricerche dei più grandi elettrotecnici dell’epoca (Emanuele Jona, Leopoldo e Luigi Emanueli), assicurandosi anche la fornitura di cavi-energia per le cascate del Niagara e per il Nilo, e inaugura stabilimenti in Spagna, Inghilterra, Belgio, Francia e Argentina.

La crescita da qui in poi è esponenziale, anche oltre oceano. Solamente trent’anni dopo l’apertura della prima fabbrica di Milano, con l’inaugurazione nel 1902 dello stabilimento di Villanueva y Geltrù in Spagna, l’azienda diventa una delle primissime multinazionali italiane. È il 1913 quando la Pirelli sbarca in Inghilterra, a Southampton, è il 1917 quando arriva in Argentina. A cinquant’anni dalla fondazione, nel 1922, l’azienda conta anche innumerevoli organizzazioni commerciali in tre continenti e due piantagioni di alberi da gomma in Indonesia.

Per celebrare il grande successo raggiunto, la società decide di allestire all’interno del suo secondo stabilimento milanese, nell’area della Bicocca, un Museo Storico delle Industrie Pirelli. Il Gruppo racconta attraverso pannelli iconografici, macchinari, documenti e un’esposizione di materie prime la sua crescita, non solo dal punto di vista dell’evoluzione industriale, ma anche dei prodotti e delle piantagioni acquisite. Per farlo affida a due dipendenti, Domenico Bonamici e Umberto Ubaldi (entrambi diplomati in Belle Arti e disegnatori rispettivamente per le piante e le sezioni di fabbrica e per l’Ufficio Tecnico Pneumatici) la realizzazione di una serie di disegni destinati sia all’allestimento, sia alla pubblicazione del volume La Pirelli & C. nel suo cinquantenario.

Tra i vari disegni realizzati per l’occasione, il Cartello delle Organizzazioni Pirelli illustra le numerose sedi commerciali estere e le piantagioni di gomma della ditta sparse in tutto il mondo, altri bozzetti raffigurano l’aumento nella produzione di articoli sportivi, pneumatici e conduttori dall’avvio al 1922, altri ancora esibiscono la crescita nella produzione di gomma greggia e il suo consumo a livello internazionale. E ancora, Le organizzazioni Pirelli nel cinquantenario della ditta rappresenta la Società Italiana Pirelli come un lago dal quale si diramano in forma di ruscelli e fiumi le consociate estere (Produits Pirelli, Société Francaise, Société Belge, Cauciù Pirelli, Pirelli LTD, Comercial Pirelli, Pirelli S.A. Platense, Agenzia Cairo, Pirelli Giava) e sfociano nelle varie sedi internazionali (da Londra a Siviglia, da Bucarest a Bruxelles, da Parigi a Zurigo fino al Cairo e all’Indonesia). Ma non solo, dal lago che rappresenta la Società Italiana si dipanano verso le montagne i corsi fluviali che illustrano le grandi fabbriche di Milano, Bicocca, Vercurago, Southampton, Villanueva i Geltrù e Buenos Aires. Più in lontananza, infine, si scorgono le piantagioni di Malacca e Giava in Indonesia da cui tutto ha origine.

A 150 anni dalla sua fondazione, le diramazioni della società sono ancora più capillari e articolate, con più di centosessanta punti vendita in tutto il mondo e diciannove stabilimenti in dodici Paesi. Un’espansione che parte da lontano ma rappresenta, al contempo, la base sulla quale Pirelli ha costruito il proprio presente e immagina il proprio futuro.

È il 1872 quando un giovane ingegnere di ventitré anni, Giovanni Battista Pirelli, reduce da un grand tour tra Svizzera, Francia, Germania e Belgio, rientra in patria con l’obiettivo di esportare «una industria nuova o ancora poco diffusa in Italia», quella del caucciù, con le sue applicazioni produttive. Dal 1873 i prodotti Pirelli prendono forma nel primo stabilimento di Milano, lungo il fiume “Sevesetto”. All’interno della fabbrica lavorano quaranta operai e cinque impiegati. Qui, agli articoli di gomma destinati alle macchine industriali, alla navigazione, alle ferrovie, si affiancano in pochi anni beni di consumo come giocattoli, articoli di abbigliamento e merceria. Superando brillantemente le inevitabili difficoltà di un’attività pionieristica, nel giro di dieci anni, nel 1883, la Pirelli può contare su oltre 300 operai e rami produttivi in continua espansione. L’azienda sottrae il monopolio del settore cavi agli inglesi grazie alle ricerche dei più grandi elettrotecnici dell’epoca (Emanuele Jona, Leopoldo e Luigi Emanueli), assicurandosi anche la fornitura di cavi-energia per le cascate del Niagara e per il Nilo, e inaugura stabilimenti in Spagna, Inghilterra, Belgio, Francia e Argentina.

La crescita da qui in poi è esponenziale, anche oltre oceano. Solamente trent’anni dopo l’apertura della prima fabbrica di Milano, con l’inaugurazione nel 1902 dello stabilimento di Villanueva y Geltrù in Spagna, l’azienda diventa una delle primissime multinazionali italiane. È il 1913 quando la Pirelli sbarca in Inghilterra, a Southampton, è il 1917 quando arriva in Argentina. A cinquant’anni dalla fondazione, nel 1922, l’azienda conta anche innumerevoli organizzazioni commerciali in tre continenti e due piantagioni di alberi da gomma in Indonesia.

Per celebrare il grande successo raggiunto, la società decide di allestire all’interno del suo secondo stabilimento milanese, nell’area della Bicocca, un Museo Storico delle Industrie Pirelli. Il Gruppo racconta attraverso pannelli iconografici, macchinari, documenti e un’esposizione di materie prime la sua crescita, non solo dal punto di vista dell’evoluzione industriale, ma anche dei prodotti e delle piantagioni acquisite. Per farlo affida a due dipendenti, Domenico Bonamici e Umberto Ubaldi (entrambi diplomati in Belle Arti e disegnatori rispettivamente per le piante e le sezioni di fabbrica e per l’Ufficio Tecnico Pneumatici) la realizzazione di una serie di disegni destinati sia all’allestimento, sia alla pubblicazione del volume La Pirelli & C. nel suo cinquantenario.

Tra i vari disegni realizzati per l’occasione, il Cartello delle Organizzazioni Pirelli illustra le numerose sedi commerciali estere e le piantagioni di gomma della ditta sparse in tutto il mondo, altri bozzetti raffigurano l’aumento nella produzione di articoli sportivi, pneumatici e conduttori dall’avvio al 1922, altri ancora esibiscono la crescita nella produzione di gomma greggia e il suo consumo a livello internazionale. E ancora, Le organizzazioni Pirelli nel cinquantenario della ditta rappresenta la Società Italiana Pirelli come un lago dal quale si diramano in forma di ruscelli e fiumi le consociate estere (Produits Pirelli, Société Francaise, Société Belge, Cauciù Pirelli, Pirelli LTD, Comercial Pirelli, Pirelli S.A. Platense, Agenzia Cairo, Pirelli Giava) e sfociano nelle varie sedi internazionali (da Londra a Siviglia, da Bucarest a Bruxelles, da Parigi a Zurigo fino al Cairo e all’Indonesia). Ma non solo, dal lago che rappresenta la Società Italiana si dipanano verso le montagne i corsi fluviali che illustrano le grandi fabbriche di Milano, Bicocca, Vercurago, Southampton, Villanueva i Geltrù e Buenos Aires. Più in lontananza, infine, si scorgono le piantagioni di Malacca e Giava in Indonesia da cui tutto ha origine.

A 150 anni dalla sua fondazione, le diramazioni della società sono ancora più capillari e articolate, con più di centosessanta punti vendita in tutto il mondo e diciannove stabilimenti in dodici Paesi. Un’espansione che parte da lontano ma rappresenta, al contempo, la base sulla quale Pirelli ha costruito il proprio presente e immagina il proprio futuro.

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