Categoria: Libri scelti per voi




Storia di Susy, la bambola viva
Fantasia, umorismo e illustrazioni originali sono gli ingredienti principali di “Storia di Susy: la bambola viva”, un curioso libriccino per l'infanzia conservato nella Biblioteca della Fondazione Pirelli. Scritto da Bernardino Zapponi e pubblicato da Mondadori nel 1951, il libro nasce per celebrare il successo dell’omonima bambola in gomma prodotta da Pirelli alla fine degli anni Quaranta. La storia prende avvio da una bizzarra richiesta: i signori Ventura chiedono al Ministero delle Cicogne di poter avere una bambina. A rispondere sarà una bambola, Susy, che prenderà vita grazie all'intervento di una maldestra fatina. Inizia così un lungo e rocambolesco viaggio verso la sua futura mamma, tra naufragi, rapimenti e battaglie surreali. Ad accompagnare Susy in questa favola moderna, un vivace corteo di personaggi eccentrici e irresistibili: la cicogna Carlotta, il professor Bargigli (un gallo geografo), la fatina Speranza, e molti altri. Tra i luoghi e le trovate più stravaganti: miniere di giocattoli da cui Babbo Natale estrae i doni, villaggi di pescatori di pesce in scatola, pagnotte parlanti, ospedali dove i malati fanno i dottori, battaglie tra pezzi degli scacchi Bianchi e Neri e un Paese dei Fumetti popolato da gangster e celebri eroi western. Zapponi, noto sceneggiatore per registi del calibro di Federico Fellini, Dino Risi e Dario Argento, costruisce una narrazione serrata e ricca di invenzioni, riuscendo a fondere con ironia elementi delle fiabe tradizionali in una trama originale e dinamica. Le illustrazioni di De Feo, che arricchiscono il volume, completano un’opera pensata per affascinare i bambini, ma capace di far sorridere anche i grandi.
Storia di Susy, la bambola viva
Bernardino Zapponi, illustrazioni di De Feo
Arnoldo Mondadori Editore, 1951




Il giorno dell’ape
Protagonisti del romanzo di Paul Murray sono i componenti della famiglia Barnes, che vive in un piccolo paesino dell’Irlanda, poco distante dalla capitale. Dickie, il padre, ha grossi problemi al lavoro, poiché la concessionaria di cui è proprietario sta per dichiarare fallimento. Una crisi finanziaria che si intreccia alle tensioni individuali di ciascun membro della famiglia, portando i protagonisti a scivolare in un vero e proprio inferno esistenziale. Dickie cerca di eludere il problema e i continui litigi con la moglie Imelda concentrandosi sulla costruzione di un bunker antiatomico, mentre lei, da sempre dedita ad accumulare abiti costosi, cerca adesso di vendere i gioielli e gli oggetti di valore di famiglia. Cass, la figlia maggiore, frequenta l’ultimo anno delle superiori e insieme alla sua amica Elaine sogna di fuggire, iscriversi al Trinity College e andare a vivere a Dublino. P.J., il figlio minore, è un ragazzo brillante e introverso, che affronta la crisi familiare chiudendosi in se stesso. Un mosaico di individualità che non comunicano tra di loro, in cui i drammi personali dei personaggi fanno da specchio alle ansie collettive della società derivanti dalle emergenze globali, come il cambiamento climatico e la crisi economica del 2008. La scrittura di Murray è un flusso di eventi e personaggi che si susseguono, quasi senza punteggiatura, a tratti scorrendo lentamente, a tratti travolgendo il lettore come un fiume in piena, arrivando a un finale enigmatico e spiazzante.
Il giorno dell’ape
Paul Murray
Einaudi, 2025




La foresta-radice-labirinto
A quarant’anni dalla scomparsa di Italo Calvino, riscopriamo una fiaba poco nota al pubblico, “La foresta-radice-labirinto”, scritta nell’ultima fase di vita dell’autore, che al genere della fiaba e al mondo dell’infanzia ha rivolto una parte significativa del proprio lavoro di narratore.
“La foresta-radice-labirinto” è una “favola verde” inventata (non fa parte del lavoro di raccolta e riscrittura delle fiabe italiane compiuto nel 1956), dove l’anima botanica e la coscienza ecologica di Calvino, plasmate da un linguaggio insuperabilmente ironico e fantastico, raggiungono una forma narrativa “sovversiva”, che capovolge il normale ordine delle cose, per questo capace di sintonizzarsi con la postura dei lettori più giovani.
Il racconto comincia con Re Clodoveo che torna dalla guerra e non vede l’ora di riunirsi con la figlia Verbena. Ma durante l’assenza del sovrano il regno di Alberoburgo è stato invaso da una foresta fittissima, dove rami e radici si intrecciano e accavallano formando un labirinto che non lascia intravedere nulla.
Re Clodoveo è disorientato, tornare a palazzo sembra impossibile, anche Verbena e il giovane Mirtillo si sono persi, persino la matrigna e il ministro traditore solo inseguendosi alla luce delle torce riescono a muoversi. È come se la natura stesse giocando un brutto scherzo, spiritoso e malevolo allo stesso tempo.
Cosa è successo? Qui non è l’uomo la causa della distruzione del mondo naturale, ma è la foresta a mettere a rischio la vita umana sul pianeta, con la sua spaventosa espansione.
Il mistero della foresta-radice-labirinto verrà risolto, lasciando un importante insegnamento, e cioè che la natura e la città, se lasciate incustodite, perdono il loro equilibrio, con pericolose conseguenze.
Una fiaba dai personaggi e dalle vicende avventurose e divertenti, portatrice però di messaggi molto cari al nostro tempo.
Età di lettura: dai 9 anni
La foresta-radice-labirinto
Italo Calvino; illustrazioni di Nicoletta Ceccoli
Mondadori, 2022




Di spalle a questo mondo
L’ultimo romanzo di Wanda Marasco racconta la vita di Ferdinando Palasciano, medico napoletano che visse a cavallo tra la fine dell’epoca Borbonica e i primi decenni dell’Italia unita. Palasciano era un medico di grande vocazione, determinato a curare tutte le persone che ne avessero bisogno, inclusi i poveri e i nemici di guerra, scelta che ebbe come conseguenza l’accusa di insubordinazione, dalla quale si salvò solo per grazia del Re Ferdinando II. Una vocazione così grande, quasi utopistica, a tratti ossessiva, che lo portò a farsi carico del dolore del prossimo, frustrata dalle continue delusioni, fino ad arrivare a “voltare le spalle a questo mondo”.
È proprio da qui che parte il racconto di Marasco, dal giorno in cui la compagna di una vita di Palasciano, la contessa Olga Pavlova Vavilova, decise di farlo internare in una casa di cura, a causa dei crescenti deliri. Inizia così nel romanzo un continuo gioco di specchi tra presente e passato, tra la vita di Ferdinando e quella di Olga, che si sono amati di un amore così grande da renderli quasi l’uno il riflesso dell’altra. Il profondo dolore per la follia di Ferdinando riporta Olga ai suoi ricordi d’infanzia, ai disturbi psichiatrici della madre, riflesso di quelli del marito ela “zoppia” di lei, malattia dalla quale Ferdinando l’aveva curata e grazie alla quale si erano conosciuti, ritorna improvvisamente dopo il ricovero in manicomio. L’autrice ci regala un romanzo dal tono elegiaco, intenso e doloroso, componendolo con uno stile complesso e ricercato, quasi un artigianato della parola, con cui vengono mescolati diversi registri linguistici: il viscerale dialetto napoletano, l’italiano, lingua della classe colta dell’epoca e poi la poesia, che forse è il vero elemento salvifico di questa storia.
Di spalle a questo mondo
Wanda Marasco
Neri Pozza, 2024




Inverness
Otto racconti raccolti in una parola, Inverness. Da toponimo a stato d’animo, da destinazione voracemente desiderata a inamovibile inibizione, la capitale delle Highlands scozzesi, di cui al lettore italiano non sfugge foneticamente l’associazione con l’inverno, dà il titolo al libro di Monica Pareschi, una delle voci letterarie di spicco del panorama nazionale, affermata traduttrice dei grandi nomi della letteratura anglosassone e oggi al suo secondo lavoro come autrice. Inverness come desiderio di raccontare un viaggio - concreto nel caso del racconto omonimo, con protagoniste due giovani amiche che partono all’avventura, interiore in tutte e otto le storie, dove i personaggi sono sempre alle prese col proprio disagio. Un viaggio nell’“invernità”, un nome per trasmettere il gelo emotivo che sequestra i personaggi, mossi da un desiderio anche ingordo, però immancabilmente bloccati dalla paura e dallo spavento a incontrare l’altro. Un disagio emotivo che si esprime spesso attraverso il corpo, che diventa metafora di ciò che non si riesce a dire e nemmeno a pensare. Perché sono personaggi per niente riflessivi quelli di Monica Pareschi, che sfodera una scrittura molto legata alle cose, al concreto, una scrittura che mostra più che riflettere: mostra gli oggetti, ma soprattutto la natura, gli animali. La visione è quella un po’ deformata e stravolta della letteratura anglosassone, cui l’autrice si dedica da trent’anni, di Thomas Hardy in particolare, con la potente fascinazione per i fenomeni naturali e un qualcosa di romantico che sublima nelle parole affilate e ricercatissime un mondo gelido e terrificante.
Inverness
Monica Pareschi
Polidoro, 2024




Troncamacchioni
L’ultimo libro di Alberto Prunetti è una tragedia in tre atti, ambientata tra i colli maremmani nel periodo in cui inizia ad affermarsi il fascismo, i cui protagonisti sono figure “interstiziali” che rimangono fuori dalla grande Storia, ma si inseriscono tra le sue pieghe, nei suoi anfratti. Briganti, disertori, minatori, artigiani e contadini che per diversi motivi si danno alla macchia e vivono “a troncamacchioni”, in fuga dalle autorità e dai fascisti. Un romanzo corale, in cui si intrecciano le vite di uomini e donne che non accettano di piegarsi e farsi sottomettere dalla violenza dei padroni e degli squadristi, ma si ribellano e reagiscono. Questi racconti emergono dalle foto e dai documenti d’archivio sui quali l’autore ha lavorato per ricostruirne le vicende, a volte a fatica, con molti lati oscuri e fatti poco chiari. Non si tratta di eroi del popolo o di mitiche figure letterarie, ma di personaggi a volte torbidi, sfuggenti, sfaccettati, ed è proprio in questa complessità che si concretizzano e prendono vita quelle entità astratte che incontriamo sui libri di storia: il “popolo”, i “comunisti”, gli “anarchici”, le “masse”, il “proletariato”. Il tono della novella è a tratti solenne, come un canto epico, a tratti descrittivo, come un documento d’archivio, spesso ironico, nello spirito della regione in cui è ambientato. Una “Maremma ribelle, sovversiva e indomita”, dalla quale partono strade che porteranno poi in Francia, in Belgio, in Russia, con un epilogo che lascia le carte per affidarsi alle parole di un oste, spostandosi dal piano della storia scritta a quello della storia orale, attraverso la quale si tramandano ancora miti e leggende popolari.
Troncamacchioni. Novella nera con fatti di sangue.
Alberto Prunetti
Feltrinelli, 2024




Nord Nord
L’ultimo libro di Marco Belpoliti si legge con grande attenzione. È un racconto dei luoghi del Norditalia più cari all’autore, costruito accostando descrizioni naturalistiche a ricordi di persone, cose, incontri, citazioni letterarie a impressioni di viaggio. Insomma, un ensemble di conoscenze e memorie che parlano in soggettiva, riuscendo al contempo a restituire un ritratto coerente e condivisibile di quelle geografie, osservate e descritte con empatia e intensa curiosità, umana e intellettuale.
Milano, Monza, la Brianza e Bergamo e poi il “Nord Nord” – Chiasso e le latitudini oltreconfine, si susseguono nella scrittura memorialistica di Belpoliti come in un atlante dove immagini ed episodi prendono vita attraverso i trentasei capitoli del libro. Si narra di fotografi, artisti, scrittori fra i protagonisti della vita culturale italiana degli ultimi decenni, conosciuti e frequentati negli anni – come Alberto Arbasino, Marina Ballo, Gabriele Basilico, Mario Dondero, Enzo Mari, Lea Vergine e i siciliani trapiantati al Nord Vincenzo Consolo e Ferdinando Scianna – di cui Belpoliti riesce a riferire la visione del mondo condensandola in un gesto, un episodio. Si descrivono corsi d’acqua, monti e declivi, piccoli animali, piante straniere e primordiali formazioni geologiche, e collezioni di oggetti che parlano di riti personali che però restituiscono la fotografia di un’epoca.
“Nord Nord” consolida il genere letterario lanciato da Belpoliti nel 2021 con “Pianura”, un modo di parlare della propria esperienza vissuta attraverso i luoghi, gli oggetti, gli spazi, gli incontri, che sono sempre in relazione con l’autore. Il concetto è quello assegnato nel libro a Mario Dondero - “nei suoi scatti non c’era solo la persona raffigurata, ma anche lui” e “tutte le sue immagini sono selfie fatti agli altri”.
Non manca il riferimento alle avventure erotiche di Stendhal a Oggiono, in questo meraviglioso itinerario anche sentimentale che lega indissolubilmente l’identità personale alle mappe dei luoghi conosciuti, vissuti e amati.
Nord Nord
Marco Belpoliti
Einaudi, 2025




Bebelplatz
Il 10 maggio del 1933, nella Bebelplatz di Berlino, hanno inizio i Bücherverbrennungen, i roghi dei libri promossi dal regime nazista. Fabio Stassi intraprende un viaggio in Germania, visitando i luoghi in cui migliaia di volumi vennero dati alle fiamme, seguendo i dettami di Goebbels, la cui visione si sintetizzava nella frase: “L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo di carattere”. L’autore non limita il racconto alla Germania nazista ma torna indietro nel tempo per documentare i tanti momenti storici in cui i libri sono diventati nemici del potere e per questo sono stati messi al bando, censurati, distrutti, bruciati. Dagli esempi più antichi, come il rogo della biblioteca di Tebe e la distruzione dei classici della storia e filosofia cinese ordinata dal primo imperatore Qin Shi Huangdi -ricordata anche da Elias Canetti in Auto da fé, fino ad arrivare alla censura messa in atto da Pinochet all’indomani del colpo di stato in Cile; ma anche a episodi più recenti, come la distruzione della biblioteca di Mosul a opera dell’Isis. Stassi cerca anche di capire quali autori italiani fossero finiti nelle liste delle autorità naziste e, togliendo dall’elenco i nomi di politici o autori meno noti, si concentra su cinque scrittori: Piero Aretino, Giuseppe Antonio Borgese, Emilio Salgari, Ignazio Silone e Maria Assunta Giulia Volpi. Quali sono le caratteristiche che hanno decretato la messa al rogo delle loro opere? L’autore cerca una risposta a questa domanda, trovando nei loro libri alcune tematiche pericolose per il regime: l’antimperialismo, l’antifascismo, il cosmopolitismo, l’idea di libertà individuale del Rinascimento e l’indipendenza femminile. Un testo che si interroga sul rapporto tra cultura e potere, sulla capacità dei libri di mettere in crisi i regimi autoritari e sulla forza della parola scritta, strumento di resistenza a ogni tentativo di manipolare la storia e censurare la libertà di espressione.
Bebelplatz. La notte dei libri bruciati
Fabio Stassi
Sellerio, 2024




Il piccolo fienile rosso
Questo libro è fra i vincitori della sedicesima edizione del Premio nazionale “Nati per Leggere”, iniziativa che dal 1999 promuove l’editoria di qualità per i lettori piccolissimi - i bambini in età prescolare tutti - e la lettura condivisa con gli adulti. Il Premio è istituito dalla Regione Piemonte in collaborazione con la Città di Torino, la Fondazione Circolo dei lettori, il Salone Internazionale del Libro, le Biblioteche civiche Torinesi e la rivista LiBeR, e realizzato sotto gli auspici del Centro per il Libro e la Lettura e della Sezione italiana IBBY.
“Il piccolo fienile rosso”, dell’autrice e illustratrice americana Kim Crumrine, è il nuovo cartonato dell’editore Minibombo, ambientato in uno dei luoghi più amati dai bambini piccoli che è la fattoria, in un tempo - quello della messa a letto - tanto temuto nel loro immaginario quanto prezioso nella realtà della relazione con gli adulti. C’è una scenografia apparentemente fissa nelle illustrazioni della Crumrine - un piccolo e stilizzato fienile rosso molto americano con la porta aperta, tutto intorno è calmo, solo le nuvole scorrono sonnolente e lente in cielo. Prima entra un topo, poi due gatti, tre cani, quattro galline, cinque maiali: ci staranno tutti? C'è sempre ancora posto nel piccolo fienile rosso, grazie all’immaginazione, dell’autrice e di chi legge.
Già vincitore di Ibby Italia Choice 2024 e del Premio Andersen 2025, “Il piccolo fienile rosso” ha scalato la classifica quest’anno di “Nati per leggere” nella sezione Nascere con i libri (18-36 mesi) proprio per la capacità di “lasciare spazio all’immaginazione nel rapporto tra illustrazione e testo, favorendo efficacemente la relazione bambino/adulto attraverso il confronto e il dialogo, con domande e possibili risposte”. Ed è il libro ideale per la buonanotte.
Età di lettura: 18-36 mesi
Il piccolo fienile rosso
Kim Crumrine
Minibombo, 2024




Almeno tu
Vittorio e Paola vengono svegliati dai carabinieri che suonano alla porta alle due di notte. Elisa, la loro figlia, era fuori quella sera. Un risveglio che nessun genitore vorrebbe o dovrebbe avere. Inizia così “Almeno tu”, l’ultimo romanzo di Carlo Lucarelli. Inizia con un dolore profondo, che lascia un vuoto incolmabile e che scava un solco nelle loro vite. Un incidente stradale, una tragedia della quale non ci si riesce a capacitare. Ma forse c’è dell’altro, forse quella sera è successo qualcosa che i ragazzi in auto con Elisa non hanno raccontato e Vittorio sogna la sua bambina che gli sussurra all’orecchio “Devi ammazzarli tutti”. Le premesse sono quelle di una classica storia di vendetta, che in questo caso viene portata avanti da un uomo normale, un padre che decide di compiere delle scelte che lo porteranno su un sentiero dal quale non si torna indietro. Il protagonista non è però solo Vittorio, ma anche i ragazzi che quella fatidica notte si trovavano in macchina con Elisa. Continuando a sfogliare le pagine del libro incontriamo le loro storie e troviamo un abisso tra le loro vite e quelle dei loro genitori. Mondi diversi che spesso non riescono a comunicare e una serie di scelte che portano in luoghi oscuri, nonostante l’amore che spinge un genitore ad amare e a voler proteggere i propri ragazzi. Lucarelli scrive un romanzo crudele e scorretto, che spiazza il lettore e porta a un finale amaro, che lascia senza parole.
Almeno tu
Carlo Lucarelli
Einaudi, 2025