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Nasce a Silverstone la Formula 1

Il 13 maggio 1950, con il Gran Premio di Gran Bretagna, nasceva ufficialmente il Campionato Mondiale Piloti di Formula 1. Previste, per quella stagione d’esordio, sette prove in totale: oltre alla gara inglese, si sarebbero disputati il Gran Premio di Monaco a Montecarlo, il Gran Premio di Svizzera a Berna, quello del Belgio sul circuito di Spa-Francorchamps, quello di Francia a Reims e il Gran Premio d’Italia sulla pista di Monza. Si aggiungeva, il 30 maggio, la classica americana della 500 Miglia di Indianapolis: quasi un campionato a sè, data l’assenza totale oltreoceano dei piloti impegnati nelle gare europee.

Così, davanti a centomila spettatori, tra cui Re Giorgio VI in tribuna d’onore, quel sabato 13 maggio di settant’anni fa, sul circuito ricavato dall’ex aeroporto militare RAF di Silverstone poco fuori Londra prendeva il via la disciplina motoristica destinata a diventare la più importante di tutti i tempi.
Campionato destinato a premiare solo i piloti: per assegnare anche il titolo ai costruttori si dovrà attendere il 1958. E i piloti del 1950 erano quasi tutti campioni celebri fin dall’anteguerra: “quasi” tutti, perchè c’erano in griglia di partenza dei giovani piloti di sicuro avvenire. Uno di questi era l’argentino Juan Manuel Fangio,che con i veterani Nino Farina e Luigi Fagioli andava a costituire il cosiddetto terzetto delle “3 F” dell’Alfa Romeo. L’Alfetta 158 con cui correvano era la stessa che aveva trionfato nella passata era dei Grand Prix.

Un altro promettente pilota era Alberto Ascari, figlio del grande Antonio scomparso nel 1925: ma per vederlo all’opera con la Ferrari 125 insieme a Gigi Villoresi, a Raymond Sommer, a Dorino Serafini bisognerà aspettare il Gran Premio di Monaco. C’erano poi i grandi nomi in corsa con i colori delle varie squadre Maserati: Toulo de Graffenried e il Principe Bira per la Scuderia Enrico Platé, Louis Chiron e Franco Rol per le Officine Alfieri Maserati, Felice Bonetto e Franco Comotti per la Scuderia Milano. E dovevano ancora aggiungersi gli argentini José Froilán Gonzalez e Alfredo Piàn dell’agguerritissima Scuderia Varzi. Tutti questi campioni avevano una cosa in comune in quel primo Mondiale di Formula 1: le loro Alfa Romeo, le Ferrari, le Maserati che pilotavano erano gommate “pneumatici delle vittorie”: i Pirelli Stella Bianca. Quella prima gara a Silverstone si concluse in continuità con i risultati d’anteguerra: primo Nino Farina, su Alfa Romeo, secondo Luigi Fagioli, su Alfa Romeo e terzo il pilota britannico Reg Parnell, anche lui su Alfa Romeo. Oltre dieci anni dall’esordio nelle competizioni per l’Alfetta 158 non erano riusciti a scalfirne la brillantezza: niente da fare per i francesi della Talbot-Lago e per le case auto inglesi ERA (English Racing Automobiles) e Alta Car and Engineering Company. E per i “pneumatici delle vittorie” Pirelli Stella Bianca le stagioni di successo erano solo all’inizio.

Il 13 maggio 1950, con il Gran Premio di Gran Bretagna, nasceva ufficialmente il Campionato Mondiale Piloti di Formula 1. Previste, per quella stagione d’esordio, sette prove in totale: oltre alla gara inglese, si sarebbero disputati il Gran Premio di Monaco a Montecarlo, il Gran Premio di Svizzera a Berna, quello del Belgio sul circuito di Spa-Francorchamps, quello di Francia a Reims e il Gran Premio d’Italia sulla pista di Monza. Si aggiungeva, il 30 maggio, la classica americana della 500 Miglia di Indianapolis: quasi un campionato a sè, data l’assenza totale oltreoceano dei piloti impegnati nelle gare europee.

Così, davanti a centomila spettatori, tra cui Re Giorgio VI in tribuna d’onore, quel sabato 13 maggio di settant’anni fa, sul circuito ricavato dall’ex aeroporto militare RAF di Silverstone poco fuori Londra prendeva il via la disciplina motoristica destinata a diventare la più importante di tutti i tempi.
Campionato destinato a premiare solo i piloti: per assegnare anche il titolo ai costruttori si dovrà attendere il 1958. E i piloti del 1950 erano quasi tutti campioni celebri fin dall’anteguerra: “quasi” tutti, perchè c’erano in griglia di partenza dei giovani piloti di sicuro avvenire. Uno di questi era l’argentino Juan Manuel Fangio,che con i veterani Nino Farina e Luigi Fagioli andava a costituire il cosiddetto terzetto delle “3 F” dell’Alfa Romeo. L’Alfetta 158 con cui correvano era la stessa che aveva trionfato nella passata era dei Grand Prix.

Un altro promettente pilota era Alberto Ascari, figlio del grande Antonio scomparso nel 1925: ma per vederlo all’opera con la Ferrari 125 insieme a Gigi Villoresi, a Raymond Sommer, a Dorino Serafini bisognerà aspettare il Gran Premio di Monaco. C’erano poi i grandi nomi in corsa con i colori delle varie squadre Maserati: Toulo de Graffenried e il Principe Bira per la Scuderia Enrico Platé, Louis Chiron e Franco Rol per le Officine Alfieri Maserati, Felice Bonetto e Franco Comotti per la Scuderia Milano. E dovevano ancora aggiungersi gli argentini José Froilán Gonzalez e Alfredo Piàn dell’agguerritissima Scuderia Varzi. Tutti questi campioni avevano una cosa in comune in quel primo Mondiale di Formula 1: le loro Alfa Romeo, le Ferrari, le Maserati che pilotavano erano gommate “pneumatici delle vittorie”: i Pirelli Stella Bianca. Quella prima gara a Silverstone si concluse in continuità con i risultati d’anteguerra: primo Nino Farina, su Alfa Romeo, secondo Luigi Fagioli, su Alfa Romeo e terzo il pilota britannico Reg Parnell, anche lui su Alfa Romeo. Oltre dieci anni dall’esordio nelle competizioni per l’Alfetta 158 non erano riusciti a scalfirne la brillantezza: niente da fare per i francesi della Talbot-Lago e per le case auto inglesi ERA (English Racing Automobiles) e Alta Car and Engineering Company. E per i “pneumatici delle vittorie” Pirelli Stella Bianca le stagioni di successo erano solo all’inizio.

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