Ferrari e Pirelli,
una lunga storia di vittorie
Il 12 marzo del 1947 l’ingegner Enzo Ferrari faceva partire il motore 12 cilindri della Ferrari 125 S: il primo modello costruito dalla “sua” casa automobilistica. Quell’esemplare unico di vettura sportiva stradale – rossa, carrozzeria “a barchetta” – rappresentava in pratica l’atto di nascita ufficiale della Ferrari: una storia di corse che più e più volte avrebbe incrociato la strada con Pirelli e i suoi “pneumatici delle vittorie”. Perchè la prima 125 S stradale fu subito seguita dalla versione da competizione: la via dei circuiti di gara era ormai tracciata. Furono i piloti Franco Cortese e Nino Farina a portare per la prima volta in pista la 125, l’11 maggio 1947 sul Circuito di Piacenza, , – e poi subito dopo al Gran Premio di Roma, Circuito di Caracalla: fu la prima vittoria, con Cortese alla guida.
Nel luglio dello stesso anno fu il mitico Tazio Nuvolari a portare alla vittoria la Ferrari 125 S, paradossalmente decretandone la fine, perchè da lì a poco la 125 S sarebbe stata sostituita dalla125 F1, che nel 1948 sancì l’ingresso della Ferrari nell’empireo della Formula Grand Prix, ossia quella che due anni dopo, nel 1950 sarebbe diventata la Formula 1. Con Raymond Sommer alla guida, la 125 F1 registrò ottimi risultati al XIX Gran Premio d’Italia disputatosi il 5 settembre al Parco del Valentino di Torino: i grandi competitor d’anteguerra, Alfa Romeo e Maserati, erano ormai a portata di mano. Erano questi gli anni gloriosi dei pneumatici Pirelli Stella Bianca, che da oltre vent’anni portavano le vetture italiane sul podio in tutto il mondo, dall’Europa al Sudamerica: pneumatici “delle vittorie” che avrebbero naturalmente accompagnato le Ferrari, le Alfa Romeo, le Maserati nel nuovo mondo della Formula 1.
Era il 1950, e le Ferrari 125 F1 si presentavano con un terzetto di piloti formato dai veterani Gigi Villoresi e Raymond Sommer, cui si aggiungeva un promettente trentaduenne di nome Alberto Ascari. Fu lui quell’anno a portare la “rossa di Maranello” al secondo posto nel Gran Premio di Montecarlo: si cominciava a intuire che la storia Pirelli nelle competizioni automobilistiche avrebbe avuto ancora tante pagine da scrivere. Ma ancora una volta un successo, arrivare secondi dietro a Juan Manuel Fangio su Alfa Romeo, decretò per Ascari e la Ferrari una “fine” che lasciava naturalmente spazio a una ripartenza. La stagione 1950 fu infatti l’ultima per il “progetto 125” Ferrari: la macchina venne venduta al privato Peter Whitehead, che restando fedele ai pneumatici Pirelli Stella Bianca continuò a correre in F1 anche per la stagione successiva. L’ingegner Enzo Ferrari stava già guardando oltre, quando Ascari arrivava secondo a Montecarlo: guardava a un nuovo modello 12 cilindri da oltre 3 litri: la 275 F1, che in quello stesso 1950 esordì in Belgio, sempre con Alberto Ascari alla guida. Anche a Francorchamps il risultato – 5° posto, con le Alfa del “team 3F” dei piloti Fangio, Fagioli e Farina sempre ai primi posti – fu in ogni caso incoraggiante. Finiva la carriera di una Ferrari, la prima Ferrari, e iniziava quella di un’altra “creatura” del Cavallino. Per Pirelli, altre coppe da mettere in una bacheca già affollatissima di trofei.
Il 12 marzo del 1947 l’ingegner Enzo Ferrari faceva partire il motore 12 cilindri della Ferrari 125 S: il primo modello costruito dalla “sua” casa automobilistica. Quell’esemplare unico di vettura sportiva stradale – rossa, carrozzeria “a barchetta” – rappresentava in pratica l’atto di nascita ufficiale della Ferrari: una storia di corse che più e più volte avrebbe incrociato la strada con Pirelli e i suoi “pneumatici delle vittorie”. Perchè la prima 125 S stradale fu subito seguita dalla versione da competizione: la via dei circuiti di gara era ormai tracciata. Furono i piloti Franco Cortese e Nino Farina a portare per la prima volta in pista la 125, l’11 maggio 1947 sul Circuito di Piacenza, , – e poi subito dopo al Gran Premio di Roma, Circuito di Caracalla: fu la prima vittoria, con Cortese alla guida.
Nel luglio dello stesso anno fu il mitico Tazio Nuvolari a portare alla vittoria la Ferrari 125 S, paradossalmente decretandone la fine, perchè da lì a poco la 125 S sarebbe stata sostituita dalla125 F1, che nel 1948 sancì l’ingresso della Ferrari nell’empireo della Formula Grand Prix, ossia quella che due anni dopo, nel 1950 sarebbe diventata la Formula 1. Con Raymond Sommer alla guida, la 125 F1 registrò ottimi risultati al XIX Gran Premio d’Italia disputatosi il 5 settembre al Parco del Valentino di Torino: i grandi competitor d’anteguerra, Alfa Romeo e Maserati, erano ormai a portata di mano. Erano questi gli anni gloriosi dei pneumatici Pirelli Stella Bianca, che da oltre vent’anni portavano le vetture italiane sul podio in tutto il mondo, dall’Europa al Sudamerica: pneumatici “delle vittorie” che avrebbero naturalmente accompagnato le Ferrari, le Alfa Romeo, le Maserati nel nuovo mondo della Formula 1.
Era il 1950, e le Ferrari 125 F1 si presentavano con un terzetto di piloti formato dai veterani Gigi Villoresi e Raymond Sommer, cui si aggiungeva un promettente trentaduenne di nome Alberto Ascari. Fu lui quell’anno a portare la “rossa di Maranello” al secondo posto nel Gran Premio di Montecarlo: si cominciava a intuire che la storia Pirelli nelle competizioni automobilistiche avrebbe avuto ancora tante pagine da scrivere. Ma ancora una volta un successo, arrivare secondi dietro a Juan Manuel Fangio su Alfa Romeo, decretò per Ascari e la Ferrari una “fine” che lasciava naturalmente spazio a una ripartenza. La stagione 1950 fu infatti l’ultima per il “progetto 125” Ferrari: la macchina venne venduta al privato Peter Whitehead, che restando fedele ai pneumatici Pirelli Stella Bianca continuò a correre in F1 anche per la stagione successiva. L’ingegner Enzo Ferrari stava già guardando oltre, quando Ascari arrivava secondo a Montecarlo: guardava a un nuovo modello 12 cilindri da oltre 3 litri: la 275 F1, che in quello stesso 1950 esordì in Belgio, sempre con Alberto Ascari alla guida. Anche a Francorchamps il risultato – 5° posto, con le Alfa del “team 3F” dei piloti Fangio, Fagioli e Farina sempre ai primi posti – fu in ogni caso incoraggiante. Finiva la carriera di una Ferrari, la prima Ferrari, e iniziava quella di un’altra “creatura” del Cavallino. Per Pirelli, altre coppe da mettere in una bacheca già affollatissima di trofei.