Il Pirelli P8 e la “green technology”:
una storia lunga 40 anni
“Alla presenza di un centinaio di giornalisti italiani e stranieri, il 13 febbraio scorso, al Castello degli Arcimboldi di Bicocca, è stato presentato il Pirelli P8”. Così quarant’anni fa l’house organ aziendale Fatti e Notizie, nel numero 3 del 1980, annunciava la nascita del primo pneumatico radiale a bassa resistenza al rotolamento. Erano anni di crisi petrolifera per l’intero Occidente: “la Pirelli” – recitavano i comunicati stampa dell’epoca – “assai sensibile al problema energetico, da anni si è posta l’obiettivo di uno sviluppo tecnologico delle sue produzioni che consentisse la realizzazione di prodotti che contribuissero agli obiettivi di risparmio energetico”.
E così, dopo una fase di sviluppo tecnologico portata avanti a ritmo serrato, ecco la realizzazione di “un pneumatico che, grazie alla sua ridotta resistenza al rotolamento, consente sensibili riduzioni nei consumi di carburante dei veicoli, senza compromettere ma sotto certi aspetti migliorando tutte le altre sofisticate prestazioni che l’utente chiede oggi ad un pneumatico: confort, durata, sicurezza in curva, sul bagnato ed in frenata”. Con il Pirelli P8, l’automobilista di quarant’anni fa iniziava a “familiarizzare” con la sigla LRR-Low Rolling Resistance, che oggi è uno dei cardini su cui poggia la tecnologia dei pneumatici “green” eco-compatibili. Con il nuovo radiale della famiglia Pirelli Serie Larga, l’assorbimento di potenza, e quindi di carburante, dovuto alla resistenza al rotolamento scendeva mediamente del 20%, addirittura del 40% nei confronti di pneumatici convenzionali a quel tempo ancora diffusi sul mercato internazionale. I tecnici Pirelli guidati dall’ingegner Franco Bottasso avevano ottenuto l’effetto “scorrevolezza” grazie a un mix di soluzioni tecnologiche: dallo sviluppo di geometrie ribassate “Serie 65” all’impiego di un disegno battistrada fortemente intagliato trasversalmente. Quello del febbraio 1980 presso la Bicocca degli Arcimboldi fu in realtà un pre-lancio, una promessa fatta all’industria dall’auto mondiale. “Il P8 è attualmente in prova presso alcune case automobilistiche europee” – dichiarò nell’occasione Bottasso – “che ne studiano l’adattamento delle singole misure ai loro modelli. L’introduzione a livello di primo equipaggiamento sarà più ampia a partire dal 1981”.
E così fu: diciotto mesi dopo, nel settembre del 1981, la stessa platea di giornalisti poté assistere ai test del nuovo pneumatico alla pista prove Pirelli di Vizzola Ticino, in provincia di Varese. A bordo di vetture allora di grande popolarità come Opel Kadett e Fiat Ritmo attrezzate con misuratori elettronici, la stampa specializzata poté così constatare come dovesse “cominciare dalle gomme la lotta al caro-carburante. Il conducente finirà con l’impegnarsi psicologicamente in una sorta di guida al risparmio”, scrisse allora il Corriere d’Informazione. La questione del consumo energetico veniva ricondotta direttamente al risparmio: “se tutto il parco circolante italiano di autovetture, pari nel 1979 a circa 17 milioni di unità, fosse equipaggiato con il P8” – commentava Fatti e Notizie – “il risparmio di spesa in benzina degli italiani sarebbe pari a circa 550-600 miliardi di lire”.
Solo un anno prima, nel settembre 1980, il comunicato stampa “La Pirelli e la crisi energetica” riportava questa notizia: “Il P8 è adatto anche per le vetture elettriche. Non a caso la PGE” – azienda produttrice di veicoli elettrici negli anni Settanta – , “l’ha scelto per la gommatura del suo nuovo modello”. Un annuncio che forse all’epoca fu recepito come una curiosità ma che, riletto oggi, risulta più che mai attuale.
“Alla presenza di un centinaio di giornalisti italiani e stranieri, il 13 febbraio scorso, al Castello degli Arcimboldi di Bicocca, è stato presentato il Pirelli P8”. Così quarant’anni fa l’house organ aziendale Fatti e Notizie, nel numero 3 del 1980, annunciava la nascita del primo pneumatico radiale a bassa resistenza al rotolamento. Erano anni di crisi petrolifera per l’intero Occidente: “la Pirelli” – recitavano i comunicati stampa dell’epoca – “assai sensibile al problema energetico, da anni si è posta l’obiettivo di uno sviluppo tecnologico delle sue produzioni che consentisse la realizzazione di prodotti che contribuissero agli obiettivi di risparmio energetico”.
E così, dopo una fase di sviluppo tecnologico portata avanti a ritmo serrato, ecco la realizzazione di “un pneumatico che, grazie alla sua ridotta resistenza al rotolamento, consente sensibili riduzioni nei consumi di carburante dei veicoli, senza compromettere ma sotto certi aspetti migliorando tutte le altre sofisticate prestazioni che l’utente chiede oggi ad un pneumatico: confort, durata, sicurezza in curva, sul bagnato ed in frenata”. Con il Pirelli P8, l’automobilista di quarant’anni fa iniziava a “familiarizzare” con la sigla LRR-Low Rolling Resistance, che oggi è uno dei cardini su cui poggia la tecnologia dei pneumatici “green” eco-compatibili. Con il nuovo radiale della famiglia Pirelli Serie Larga, l’assorbimento di potenza, e quindi di carburante, dovuto alla resistenza al rotolamento scendeva mediamente del 20%, addirittura del 40% nei confronti di pneumatici convenzionali a quel tempo ancora diffusi sul mercato internazionale. I tecnici Pirelli guidati dall’ingegner Franco Bottasso avevano ottenuto l’effetto “scorrevolezza” grazie a un mix di soluzioni tecnologiche: dallo sviluppo di geometrie ribassate “Serie 65” all’impiego di un disegno battistrada fortemente intagliato trasversalmente. Quello del febbraio 1980 presso la Bicocca degli Arcimboldi fu in realtà un pre-lancio, una promessa fatta all’industria dall’auto mondiale. “Il P8 è attualmente in prova presso alcune case automobilistiche europee” – dichiarò nell’occasione Bottasso – “che ne studiano l’adattamento delle singole misure ai loro modelli. L’introduzione a livello di primo equipaggiamento sarà più ampia a partire dal 1981”.
E così fu: diciotto mesi dopo, nel settembre del 1981, la stessa platea di giornalisti poté assistere ai test del nuovo pneumatico alla pista prove Pirelli di Vizzola Ticino, in provincia di Varese. A bordo di vetture allora di grande popolarità come Opel Kadett e Fiat Ritmo attrezzate con misuratori elettronici, la stampa specializzata poté così constatare come dovesse “cominciare dalle gomme la lotta al caro-carburante. Il conducente finirà con l’impegnarsi psicologicamente in una sorta di guida al risparmio”, scrisse allora il Corriere d’Informazione. La questione del consumo energetico veniva ricondotta direttamente al risparmio: “se tutto il parco circolante italiano di autovetture, pari nel 1979 a circa 17 milioni di unità, fosse equipaggiato con il P8” – commentava Fatti e Notizie – “il risparmio di spesa in benzina degli italiani sarebbe pari a circa 550-600 miliardi di lire”.
Solo un anno prima, nel settembre 1980, il comunicato stampa “La Pirelli e la crisi energetica” riportava questa notizia: “Il P8 è adatto anche per le vetture elettriche. Non a caso la PGE” – azienda produttrice di veicoli elettrici negli anni Settanta – , “l’ha scelto per la gommatura del suo nuovo modello”. Un annuncio che forse all’epoca fu recepito come una curiosità ma che, riletto oggi, risulta più che mai attuale.