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Gino Valle, gli orologi e la sintesi tra tecnologia e design

Negli stessi anni in cui Bruno Munari progetta il gatto Meo Romeo, Fermo Solari, discendente di una famiglia di orologiai attiva in Friuli sin dal Settecento, fonda a Udine la Solari & C. per la produzione su base industriale di orologi elettromeccanici a scatto di cifre. Per dare forma alla tecnologia di avanguardia degli orologi Solari, in cui le lancette sono appunto sostituite da cifre che scattano minuto per minuto, si rivolge a un designer di fama, l’architetto Gino Valle. Nasce così il Cifra 5, orologio vincitore del Compasso d’Oro nel 1956, composto da un guscio compatto tipico dell’estetica di quel periodo e da un rullo di 40 palette con cifre leggibili a 15 metri di distanza. È il primo di una vera e propria “famiglia” di orologi, considerati una delle più alte espressioni della sintesi tra tecnologia e design, un concetto che è anche alla base dell’ideazione del teleindicatore alfanumerico per aeroporti e stazioni, sempre disegnato da Gino Valle, che nel 1962 si aggiudica il Compasso d’Oro per le sue caratteristiche “estetico-funzionali”. Sotto la guida della Pirelli, di cui la Solari diventa consociata nel 1964, i teleindicatori si diffondono negli aeroporti e nelle stazioni di tutto il mondo, da Tokyo a Londra, da Beirut a Sydney, fino a costituire la strumentazione per il “conto alla rovescia” della base aerospaziale di Cape Canaveral. Nel 1966 è la volta del Cifra 3, il più piccolo tra gli orologi elettrici a lettura diretta prodotti dalla Solari, disegnato da Gino Valle con lettering curato da Massimo Vignelli, che nel 1968 entra a far parte della collezione permanente del MoMA di New York.

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Negli stessi anni in cui Bruno Munari progetta il gatto Meo Romeo, Fermo Solari, discendente di una famiglia di orologiai attiva in Friuli sin dal Settecento, fonda a Udine la Solari & C. per la produzione su base industriale di orologi elettromeccanici a scatto di cifre. Per dare forma alla tecnologia di avanguardia degli orologi Solari, in cui le lancette sono appunto sostituite da cifre che scattano minuto per minuto, si rivolge a un designer di fama, l’architetto Gino Valle. Nasce così il Cifra 5, orologio vincitore del Compasso d’Oro nel 1956, composto da un guscio compatto tipico dell’estetica di quel periodo e da un rullo di 40 palette con cifre leggibili a 15 metri di distanza. È il primo di una vera e propria “famiglia” di orologi, considerati una delle più alte espressioni della sintesi tra tecnologia e design, un concetto che è anche alla base dell’ideazione del teleindicatore alfanumerico per aeroporti e stazioni, sempre disegnato da Gino Valle, che nel 1962 si aggiudica il Compasso d’Oro per le sue caratteristiche “estetico-funzionali”. Sotto la guida della Pirelli, di cui la Solari diventa consociata nel 1964, i teleindicatori si diffondono negli aeroporti e nelle stazioni di tutto il mondo, da Tokyo a Londra, da Beirut a Sydney, fino a costituire la strumentazione per il “conto alla rovescia” della base aerospaziale di Cape Canaveral. Nel 1966 è la volta del Cifra 3, il più piccolo tra gli orologi elettrici a lettura diretta prodotti dalla Solari, disegnato da Gino Valle con lettering curato da Massimo Vignelli, che nel 1968 entra a far parte della collezione permanente del MoMA di New York.

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