L’Italia dentro l’obiettivo
Verso la metà degli anni Sessanta, nei magazine dedicati anche al grande pubblico come la Rivista Pirelli irrompe la fotografia d’autore. Una generazione di fotografi sta conquistando le pagine dei rotocalchi: tra loro ci sono giovani autori come Enzo Sellerio, Fulvio Roiter, Pepi Merisio. Nelle rubriche “viaggi e turismo” i loro reportage si vanno ritagliando sempre più spazio a scapito del testo, con le parole ridotte a una breve didascalia, perchè l’immagine basta da sola a raccontare un mondo. Nel 1964 Antonio Stefani pubblica l’articolo “La cara estate”: un’analisi puntuale quanto critica della situazione del turismo in Italia a metà anni Sessanta, con fotografie di Fulvio Roiter: squarci di Roma dall’alto, lo sguardo di una turista a Venezia, un gruppo di marinai americani a Pompei. Raffaello Baldini, nel 1967, racconta la Ciociaria in bilico tra un passato arcaico e un presente di stabilimenti termali: il testo è accompagnato, e completato, dalle immagini in bianco e nero di Pepi Merisio, fotografo di campagne e borghi nascosti. L’anno successivo, nel 1968, l’obiettivo di Merisio lascia la terra e i boschi per uno sguardo notturno sul mare punteggiato dalle luci delle lampare. Bastano poche parole: “Gettata la rete, si aspetta alla luce gialla della lampara”, tutto il resto è nella magia dei gesti lenti e dei colori ritratti dal fotografo. Già Enzo Sellerio, nel 1964, aveva realizzato il capolavoro “Il vulcano in fiore”, descrivendo per immagini l’Etna, scandito da villaggi in pietra lavica, ritratti di contadini in bianco e nero, luci colorate di una festa patronale. A ricordarci con poche parole che “la lotta col gigante è fatta di pazienza e di forza. Per questo i paesani non salgono sul cratere”. L’equilibrio tra testi e immagini è ormai invertito: le fotografie dei maestri possono raccontare l’Italia con un linguaggio universale.
Verso la metà degli anni Sessanta, nei magazine dedicati anche al grande pubblico come la Rivista Pirelli irrompe la fotografia d’autore. Una generazione di fotografi sta conquistando le pagine dei rotocalchi: tra loro ci sono giovani autori come Enzo Sellerio, Fulvio Roiter, Pepi Merisio. Nelle rubriche “viaggi e turismo” i loro reportage si vanno ritagliando sempre più spazio a scapito del testo, con le parole ridotte a una breve didascalia, perchè l’immagine basta da sola a raccontare un mondo. Nel 1964 Antonio Stefani pubblica l’articolo “La cara estate”: un’analisi puntuale quanto critica della situazione del turismo in Italia a metà anni Sessanta, con fotografie di Fulvio Roiter: squarci di Roma dall’alto, lo sguardo di una turista a Venezia, un gruppo di marinai americani a Pompei. Raffaello Baldini, nel 1967, racconta la Ciociaria in bilico tra un passato arcaico e un presente di stabilimenti termali: il testo è accompagnato, e completato, dalle immagini in bianco e nero di Pepi Merisio, fotografo di campagne e borghi nascosti. L’anno successivo, nel 1968, l’obiettivo di Merisio lascia la terra e i boschi per uno sguardo notturno sul mare punteggiato dalle luci delle lampare. Bastano poche parole: “Gettata la rete, si aspetta alla luce gialla della lampara”, tutto il resto è nella magia dei gesti lenti e dei colori ritratti dal fotografo. Già Enzo Sellerio, nel 1964, aveva realizzato il capolavoro “Il vulcano in fiore”, descrivendo per immagini l’Etna, scandito da villaggi in pietra lavica, ritratti di contadini in bianco e nero, luci colorate di una festa patronale. A ricordarci con poche parole che “la lotta col gigante è fatta di pazienza e di forza. Per questo i paesani non salgono sul cratere”. L’equilibrio tra testi e immagini è ormai invertito: le fotografie dei maestri possono raccontare l’Italia con un linguaggio universale.