L’umanesimo di Leonardo e il genio dell’industria moderna
Il 15 aprile 1452 nasceva Leonardo, figlio di Piero da Vinci. Sul genio toscano tutto è stato scritto e detto, ogni sua opera è stata studiata in ogni minimo particolare ma, in occasione di un “compleanno” così importante, vogliamo proporre anche un contributo al racconto leonardesco che si lega inaspettatamente alla storia della Pirelli. La Bicocca degli Arcimboldi, villa quattrocentesca affacciata su Viale Sarca a Milano e oggi sede di rappresentanza del Gruppo Pirelli, custodisce infatti le tracce del passaggio, seppur indiretto, di Leonardo. L’azienda acquistò la Bicocca degli Arcimboldi, costruita dall’omonima nobile famiglia milanese a partire dalla seconda metà del XV secolo, tra il 1917 e il 1918, nell’ambito dell’espansione industriale del Gruppo nell’area nord-est della metropoli. Espansione già iniziata nel 1906 e destinata a concludersi a metà Novecento con un insediamento totale di quasi un milione di metri quadri.
All’interno di quel lotto di terreno acquistato dalla proprietà del Conte Sormani nell’immediato primo dopoguerra c’era dunque questa “villa di campagna” costruita in tipico stile tardomedievale lombardo. Dentro, un susseguirsi di stanze affrescate a tema: l’atrio decorato con il sole dell’arte padana del Quattrocento, le mani giunte e il motto “Sempre in Dio” nel vestibolo centrale, la Sala del Dovere riservata alle grandi personalità, l’incantevole Sala delle Dame di gusto bramantesco. E poi, nell’angolo nord-ovest, la Sala dei Nodi, stanza personale del giudice-arcivescovo Guidantonio Arcimboldi, affrescata con un motivo ricorrente: una corda rossa che “corre” bassa sulla parete bianca e poi si sviluppa in dodici piccoli nodi che ne innescano altri ventiquattro più grandi. E così per tre volte, su ogni porta, in una posizione asimmetrica, fino al soffitto, creando un motivo geometrico arabeggiante nella sua rigorosa pulizia di linee. Il nodo, il numero dodici, l’arabesco mudéjar, la composizione geometrica: tutto riporta a Leonardo da Vinci e al suo “codice”. Non possiamo certo affermare che quelle linee rosse siano state tratteggiate dal maestro in persona, ma è fuor di dubbio che l’anonimo decoratore della Bicocca, presumibilmente nell’ultimo decennio del Quattrocento, abbia attinto all’universo simbolico leonardesco, allora già ben radicato a Milano.
Conservare e valorizzare questo patrimonio artistico, oggi, significa quindi preservare anche nel presente l’insegnamento di Leonardo e portare nel futuro la sua lezione umanistica, tra genio e impresa.
Il 15 aprile 1452 nasceva Leonardo, figlio di Piero da Vinci. Sul genio toscano tutto è stato scritto e detto, ogni sua opera è stata studiata in ogni minimo particolare ma, in occasione di un “compleanno” così importante, vogliamo proporre anche un contributo al racconto leonardesco che si lega inaspettatamente alla storia della Pirelli. La Bicocca degli Arcimboldi, villa quattrocentesca affacciata su Viale Sarca a Milano e oggi sede di rappresentanza del Gruppo Pirelli, custodisce infatti le tracce del passaggio, seppur indiretto, di Leonardo. L’azienda acquistò la Bicocca degli Arcimboldi, costruita dall’omonima nobile famiglia milanese a partire dalla seconda metà del XV secolo, tra il 1917 e il 1918, nell’ambito dell’espansione industriale del Gruppo nell’area nord-est della metropoli. Espansione già iniziata nel 1906 e destinata a concludersi a metà Novecento con un insediamento totale di quasi un milione di metri quadri.
All’interno di quel lotto di terreno acquistato dalla proprietà del Conte Sormani nell’immediato primo dopoguerra c’era dunque questa “villa di campagna” costruita in tipico stile tardomedievale lombardo. Dentro, un susseguirsi di stanze affrescate a tema: l’atrio decorato con il sole dell’arte padana del Quattrocento, le mani giunte e il motto “Sempre in Dio” nel vestibolo centrale, la Sala del Dovere riservata alle grandi personalità, l’incantevole Sala delle Dame di gusto bramantesco. E poi, nell’angolo nord-ovest, la Sala dei Nodi, stanza personale del giudice-arcivescovo Guidantonio Arcimboldi, affrescata con un motivo ricorrente: una corda rossa che “corre” bassa sulla parete bianca e poi si sviluppa in dodici piccoli nodi che ne innescano altri ventiquattro più grandi. E così per tre volte, su ogni porta, in una posizione asimmetrica, fino al soffitto, creando un motivo geometrico arabeggiante nella sua rigorosa pulizia di linee. Il nodo, il numero dodici, l’arabesco mudéjar, la composizione geometrica: tutto riporta a Leonardo da Vinci e al suo “codice”. Non possiamo certo affermare che quelle linee rosse siano state tratteggiate dal maestro in persona, ma è fuor di dubbio che l’anonimo decoratore della Bicocca, presumibilmente nell’ultimo decennio del Quattrocento, abbia attinto all’universo simbolico leonardesco, allora già ben radicato a Milano.
Conservare e valorizzare questo patrimonio artistico, oggi, significa quindi preservare anche nel presente l’insegnamento di Leonardo e portare nel futuro la sua lezione umanistica, tra genio e impresa.