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Milano, la città che sale

Da oltre un secolo all’immagine di Milano è accostata l’idea della “città che sale”: dal 1911, quando Umberto Boccioni dipinse l’omonimo quadro che è considerato un manifesto del Futurismo italiano. Era, quella, “l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza”.

Forse non saliva in altezza, la Milano degli anni Venti e Trenta del Novecento, a eccezione della Torre Rasini di Corso Venezia e della Torre Snia Viscosa di Piazza San Babila, ma certamente saliva in monumentalità: Palazzo Mezzanotte, inaugurato nel 1932, resta tutt’ora il magnifico simbolo di un’intera epoca.
Milano iniziò a “salire” veramente nel 1955, con la Torre Breda prima e poi con la Torre Velasca, gioiello di architettura brutalista a fine anni Cinquanta. Nelle parole di Ernesto Nathan Rogers dello studio BBPR,uno dei progettisti della Torre Velasca, “la Torre si propone di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l’atmosfera della città di Milano, l’ineffabile eppure percepibile caratteristica”. Con i suoi 106 metri d’altezza, la Torre Velasca cresce in contemporanea con i 127 metri del Grattacielo Pirelli: per entrambi gli edifici l’inaugurazione è tra il 1960 e il 1961.

Poi un lungo tramonto della verticalità: bisognerà attendere i primi anni Novanta per tornare a veder innalzarsi le due Torri FS – 25 piani per 100 metri d’altezza, davanti alla Stazione – poi diventate Torri Garibaldi. E poi ancora il 2010 quando viene completato il Palazzo Lombardia, che con i suoi 161 metri d’altezza diventa la nuova sede della Regione.
É del 2014 il complesso Porta Nuova, con i 231 metri della Torre Unicredit e il meraviglioso Bosco Verticale. Chi scende verso Milano da nord, lungo Viale De Gasperi, oggi resta incantato: eccole , le Tre Torri di Citylife.  Simboli di una nuova metropoli “italiana nel mondo”.

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Da oltre un secolo all’immagine di Milano è accostata l’idea della “città che sale”: dal 1911, quando Umberto Boccioni dipinse l’omonimo quadro che è considerato un manifesto del Futurismo italiano. Era, quella, “l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza”.

Forse non saliva in altezza, la Milano degli anni Venti e Trenta del Novecento, a eccezione della Torre Rasini di Corso Venezia e della Torre Snia Viscosa di Piazza San Babila, ma certamente saliva in monumentalità: Palazzo Mezzanotte, inaugurato nel 1932, resta tutt’ora il magnifico simbolo di un’intera epoca.
Milano iniziò a “salire” veramente nel 1955, con la Torre Breda prima e poi con la Torre Velasca, gioiello di architettura brutalista a fine anni Cinquanta. Nelle parole di Ernesto Nathan Rogers dello studio BBPR,uno dei progettisti della Torre Velasca, “la Torre si propone di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l’atmosfera della città di Milano, l’ineffabile eppure percepibile caratteristica”. Con i suoi 106 metri d’altezza, la Torre Velasca cresce in contemporanea con i 127 metri del Grattacielo Pirelli: per entrambi gli edifici l’inaugurazione è tra il 1960 e il 1961.

Poi un lungo tramonto della verticalità: bisognerà attendere i primi anni Novanta per tornare a veder innalzarsi le due Torri FS – 25 piani per 100 metri d’altezza, davanti alla Stazione – poi diventate Torri Garibaldi. E poi ancora il 2010 quando viene completato il Palazzo Lombardia, che con i suoi 161 metri d’altezza diventa la nuova sede della Regione.
É del 2014 il complesso Porta Nuova, con i 231 metri della Torre Unicredit e il meraviglioso Bosco Verticale. Chi scende verso Milano da nord, lungo Viale De Gasperi, oggi resta incantato: eccole , le Tre Torri di Citylife.  Simboli di una nuova metropoli “italiana nel mondo”.

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