Il Pirellone, grattacielo della modernità
Il primo stabilimento Pirelli di via Ponte Seveso, costruito nel 1873 e rimasto sede del Gruppo anche dopo la realizzazione della seconda fabbrica nell’area di Milano Bicocca nel 1908, venne bombardato nell’agosto del 1943. Impossibile riportarlo in vita: era stata distrutta dai bombardamenti anche la “Brusada”, lo stabilimento costruito nel 1890 proprio di fronte alla prima fabbrica, per dare avvio alla produzione di pneumatici per biciclette.
La Pirelli decise così di realizzare nell’area della prima fabbrica in centro Milano una nuova sede direzionale e amministrativa, lasciando la produzione operativa nello stabilimento di Bicocca. Nella primavera del 1955 l’azienda avviò quindi la costruzione del suo nuovo quartier generale: un grattacielo di 31 piani, 127 metri d’altezza, oltre settemila metri quadri. Doveva rappresentare non solo la rinascita dell’impresa, ma diventare anche il simbolo della rinascita dell’Italia nel dopoguerra.
Mentre l’edificio saliva, le transenne che circoscrivevano il cantiere si coprivano di pubblicità e suggestioni visive. Dentro al Pirellone, l’architetto Gio Ponti volle arredi e mobili in linea con la pianta dell’edificio, dalla forma dei tavoli al linoleum colorato dei pavimenti. Nell’aprile del 1960 il “Centro Pirelli” venne inaugurato; la vita nella “torre”, con i suoi open space in stile americano, divenne presto quella di una piccola città nella Milano degli anni Sessanta. Ma dal 1968 in poi iniziarono a susseguirsi i cicli di crisi economica mondiale e, nel 1978, il Grattacielo venne venduto alla Regione Lombardia.
“Entriamo” nella vita di un edificio che da sessant’anni caratterizza lo skyline di Milano, la “città che sale”.