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Buon compleanno Bianchina!

Il 16 settembre del 1957, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano veniva svelata alla stampa l’Autobianchi Bianchina nel modello base “Trasformabile”. Forse nessuno allora poteva aspettarsi che quell’utilitaria fosse destinata a entrare nella storia dell’automobile: tuttavia in molti avevano intuito già allora che fosse una realizzazione importante per l’industria italiana… La presenza al lancio di testimonial d’eccezione come il patron della Casa milanese Giuseppe Bianchi insieme ai soci Vittorio Valletta, Gianni Agnelli e Alberto Pirelli era un segno di ottimismo di fronte al crescente fenomeno della motorizzazione di massa in Italia. E non solo: anche di fronte a un altro aspetto della modernità emergente negli anni Cinquanta come lo sviluppo del design industriale. “La virtù della Bianchina è di essere una piccola fuoriserie prodotta in serie, il che in definitiva è proprio una delle condizioni fondamentali dell’industrial design”, scriveva Mario Miniaci nell’articolo “La fuori serie di serie” pubblicato sulla Rivista Pirelli n° 5 del 1957. Va da sè, peraltro, che la vetturetta usciva dalla fabbrica di Desio equipaggiata con pneumatici Pirelli Rolle nella versione lussuosissima con il fianco bianco.

Così, insieme alla “coetanea” Fiat 500 con cui condivideva la motorizzazione, la Bianchina si apprestava a segnare un’epoca, diventando per sempre una delle icone del boom italiano. Oggi naturalmente per noi la Bianchina è la macchina del ragionier Ugo Fantozzi, quindi non propriamente “glamour”. Ma ai suoi tempi, la vetturetta Autobianchi ispirava ben altre suggestioni alle generazioni di italiani ansiosi di viaggiare su e giù per la penisola. Era comoda, più spaziosa della Cinquecento, più adatta alla famiglia. Tranquilla e “casalinga”, ma capace di esercitare un fascino del tutto peculiare, come nel servizio fotografico realizzato da Ugo Mulas per il Pirelli Sempione, nel 1962. E poi, era un prodotto “milanesissimo”: lo spirito della città operosa e moderna viene colto anche dall’obiettivo di Publifoto nel 1960: una ragazza sorridente al volante di una Bianchina Cabriolet e, sullo sfondo, l’iconica mole del Grattacielo Pirelli, che all’epoca ospitava anche la sede dell’Autobianchi messa a disposizione dal socio produttore di pneumatici. Forse non è un caso che la Bianchina esca di produzione nel 1969. Nata negli anni dorati del boom, simbolo di un paese ottimista e proiettato verso una modernità che pareva non conoscere limiti, la Bianchina è la vera e propria icona di un’epoca. E la ricordiamo oggi: buon compleanno Bianchina!

Il 16 settembre del 1957, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano veniva svelata alla stampa l’Autobianchi Bianchina nel modello base “Trasformabile”. Forse nessuno allora poteva aspettarsi che quell’utilitaria fosse destinata a entrare nella storia dell’automobile: tuttavia in molti avevano intuito già allora che fosse una realizzazione importante per l’industria italiana… La presenza al lancio di testimonial d’eccezione come il patron della Casa milanese Giuseppe Bianchi insieme ai soci Vittorio Valletta, Gianni Agnelli e Alberto Pirelli era un segno di ottimismo di fronte al crescente fenomeno della motorizzazione di massa in Italia. E non solo: anche di fronte a un altro aspetto della modernità emergente negli anni Cinquanta come lo sviluppo del design industriale. “La virtù della Bianchina è di essere una piccola fuoriserie prodotta in serie, il che in definitiva è proprio una delle condizioni fondamentali dell’industrial design”, scriveva Mario Miniaci nell’articolo “La fuori serie di serie” pubblicato sulla Rivista Pirelli n° 5 del 1957. Va da sè, peraltro, che la vetturetta usciva dalla fabbrica di Desio equipaggiata con pneumatici Pirelli Rolle nella versione lussuosissima con il fianco bianco.

Così, insieme alla “coetanea” Fiat 500 con cui condivideva la motorizzazione, la Bianchina si apprestava a segnare un’epoca, diventando per sempre una delle icone del boom italiano. Oggi naturalmente per noi la Bianchina è la macchina del ragionier Ugo Fantozzi, quindi non propriamente “glamour”. Ma ai suoi tempi, la vetturetta Autobianchi ispirava ben altre suggestioni alle generazioni di italiani ansiosi di viaggiare su e giù per la penisola. Era comoda, più spaziosa della Cinquecento, più adatta alla famiglia. Tranquilla e “casalinga”, ma capace di esercitare un fascino del tutto peculiare, come nel servizio fotografico realizzato da Ugo Mulas per il Pirelli Sempione, nel 1962. E poi, era un prodotto “milanesissimo”: lo spirito della città operosa e moderna viene colto anche dall’obiettivo di Publifoto nel 1960: una ragazza sorridente al volante di una Bianchina Cabriolet e, sullo sfondo, l’iconica mole del Grattacielo Pirelli, che all’epoca ospitava anche la sede dell’Autobianchi messa a disposizione dal socio produttore di pneumatici. Forse non è un caso che la Bianchina esca di produzione nel 1969. Nata negli anni dorati del boom, simbolo di un paese ottimista e proiettato verso una modernità che pareva non conoscere limiti, la Bianchina è la vera e propria icona di un’epoca. E la ricordiamo oggi: buon compleanno Bianchina!

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