Il “Galletto” Guzzi e Pirelli: il piacere del vento in faccia
Fu presentato al pubblico in forma di prototipo il 16 marzo del 1950: il motociclo “Galletto” della Guzzi era un prodigio di praticità e stile. Tutta l’agilità di uno scooter, combinata con le “ruote alte” tipiche delle moto di alta classe. Pirelli lo equipaggiava con il suo pneumatico Ciclomotore 275 da 17 pollici di diametro: poteva correre fino a 80 km/h.
Convinto “guzzista”, il pittore Domenico Cantatore che, come raccontò sulla Rivista Pirelli n° 3 del 1950, andò in pellegrinaggio a Mandello Lario per assistere al “rubusto chicchirichì del Galletto”: una corsa tra lago e montagna. Lo aspettava il commendator Carlo Guzzi in persona, che gli aveva confessato di avere “un cuore molto sensibile al richiamo dell’arte” quando il pittore gli aveva espresso “il desiderio di possedere una motocicletta”.
Sembrava che tutti gli italiani a quell’epoca avessero il desiderio di possedere una motocicletta o uno scooter per provare “il piacere del vento in faccia”. Certo, il Galletto era già un modello di lusso, “indirizzato verso una categoria di utenti più facoltosi”, come chiosava Vittorio Bonicelli sulla Rivista Pirelli. Ma sul mercato del 1950 “correva” un’altra famosissima due ruote: la Vespa, prodotta dalla Piaggio. Era nata nel 1946, creando del nulla il segmento motociclistico del motor scooter. E parimenti Motor Scooter si chiamavano i suoi pneumatici Pirelli: ruotine da 8 pollici di diametro in disegno battistrada 120 Rigato che permettevano una maneggevolezza da “piccolo prodigio su due ruote”, come titolava l’articolo pubblicato sulla Rivista Pirelli nel 1949.
E poi, all’epoca, già impazzava per vie e piazze d’Italia la Lambretta della Innocenti. Con la Lambretta “Minuscola ma eroica”, sempre secondo la Rivista Pirelli, si andava diretti verso il dorato mondo delle corse, tutto fatto di carenature e cupolini per battere i record di velocità. A commento delle imprese sportive della Lambretta: “le gomme Pirelli, pur soggette ad un eccezionale logorio dovuto alla elevatissima velocità di rotazione di ruote così piccole, si sono comportate in modo magnifico”.
Si cominciava a scrivere, in quegli anni di Ricostruzione, una pagina importante nella storia della mobilità su due ruote.
Fu presentato al pubblico in forma di prototipo il 16 marzo del 1950: il motociclo “Galletto” della Guzzi era un prodigio di praticità e stile. Tutta l’agilità di uno scooter, combinata con le “ruote alte” tipiche delle moto di alta classe. Pirelli lo equipaggiava con il suo pneumatico Ciclomotore 275 da 17 pollici di diametro: poteva correre fino a 80 km/h.
Convinto “guzzista”, il pittore Domenico Cantatore che, come raccontò sulla Rivista Pirelli n° 3 del 1950, andò in pellegrinaggio a Mandello Lario per assistere al “rubusto chicchirichì del Galletto”: una corsa tra lago e montagna. Lo aspettava il commendator Carlo Guzzi in persona, che gli aveva confessato di avere “un cuore molto sensibile al richiamo dell’arte” quando il pittore gli aveva espresso “il desiderio di possedere una motocicletta”.
Sembrava che tutti gli italiani a quell’epoca avessero il desiderio di possedere una motocicletta o uno scooter per provare “il piacere del vento in faccia”. Certo, il Galletto era già un modello di lusso, “indirizzato verso una categoria di utenti più facoltosi”, come chiosava Vittorio Bonicelli sulla Rivista Pirelli. Ma sul mercato del 1950 “correva” un’altra famosissima due ruote: la Vespa, prodotta dalla Piaggio. Era nata nel 1946, creando del nulla il segmento motociclistico del motor scooter. E parimenti Motor Scooter si chiamavano i suoi pneumatici Pirelli: ruotine da 8 pollici di diametro in disegno battistrada 120 Rigato che permettevano una maneggevolezza da “piccolo prodigio su due ruote”, come titolava l’articolo pubblicato sulla Rivista Pirelli nel 1949.
E poi, all’epoca, già impazzava per vie e piazze d’Italia la Lambretta della Innocenti. Con la Lambretta “Minuscola ma eroica”, sempre secondo la Rivista Pirelli, si andava diretti verso il dorato mondo delle corse, tutto fatto di carenature e cupolini per battere i record di velocità. A commento delle imprese sportive della Lambretta: “le gomme Pirelli, pur soggette ad un eccezionale logorio dovuto alla elevatissima velocità di rotazione di ruote così piccole, si sono comportate in modo magnifico”.
Si cominciava a scrivere, in quegli anni di Ricostruzione, una pagina importante nella storia della mobilità su due ruote.