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“Un collaudo senza precedenti”:
la Itala gommata Pirelli di Scipione Borghese
alla Pechino-Parigi del 1907

Il 31 gennaio 1907 il quotidiano francese “Le matin” pubblica uno stravagante annuncio: “C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?” Alla sfida rispondono in venticinque, ma a presentarsi a Pechino, il 10 giugno, sono solo in cinque: un triciclo Contal da sei cavalli e due De Diou-Bouton da dieci cavalli, con equipaggio francese, una Spyker da 15 cavalli con equipaggio olandese e una Itala da 40 cavalli con equipaggio italiano, composto dal principe Scipione Borghese, dal meccanico e chauffeur Ettore Guizzardi e dal giornalista del “Corriere della Sera” Luigi Barzini. Alpinista e viaggiatore nato a Castello di Migliarino, in provincia di  Pisa, l’11 febbraio 1871, da Paolo Borghese, IX principe di Sulmona, e dalla contessa ungherese Ilona Apponyi, nel 1900 Borghese compie un viaggio dal Golfo Persico al Pacifico, attraversando Siria, Mesopotamia e Persia. Eletto deputato nel 1904, fonda l’anno seguente la rivista politica “Lo Spettatore”. Appassionato di automobili, nel 1907 decide di partecipare all’impresa della Pechino-Parigi. Come ricorda egli stesso nell’introduzione al libro scritto da Luigi Barzini al termine del viaggio – intitolato La metà del mondo vista da un’automobile – “quando io rilevai la sfida del Matin avevo dinanzi agli occhi questo scopo: dimostrare che l’automobile di buona fabbricazione, condotta con prudenza e con cura, è capace di sostituire, praticamente, nei lunghi viaggi, con o senza strade, la trazione animale. […] E la Pechino-Parigi mi diede ragione”.

Contrariamente agli avversari, Scipione Borghese sceglie una vettura di grande potenza e molto pesante – 2.000 kg mentre la più pesante delle altre vetture, la Spyker, ne pesa 1.400 – convinto, grazie alla sua esperienza, che avrebbe potuto sopportare meglio le difficoltà di una tale traversata. Il principe tiene a che tutto sia di fabbricazione italiana e i pneumatici vengono richiesti alla Pirelli: del massimo diametro, per offrire una maggiore resistenza agli affondamenti, e delle stesse dimensioni per le ruote anteriori e per quelle posteriori, in modo da facilitare i cambi. La Pirelli, dopo l’avvio nel 1890 della produzione di pneumatici per bicicletta, inizia la produzione sperimentale di “guarniture pneumatiche per automobili” nel 1899. Pur trattandosi di un ramo derivato da quello dei pneumatici per bicicletta, le difficoltà tecniche da superare sono molte, dovendo stare al passo con i continui progressi raggiunti dalle auto, delle quali il pneumatico è considerato il “tallone d’Achille”. Dopo anni di ricerca e diversi brevetti, nel 1905 la produzione di pneumatici Pirelli esce dalla fase sperimentale e il successo ottenuto nelle condizioni estreme della Pechino-Parigi sancisce di fronte a tutto il mondo la loro qualità. Ricorda Borghese: “L’Itala ha compiuto senza usure anormali il lungo tragitto su strade quasi sempre cattive, spesso pessime, in condizioni di clima e di temperatura nelle quali tutto l’organismo meccanco era messo a durissimo cimento […]. Tutte le parti […] erano messe alla prova ad oltranza. Fu un collaudo senza precedenti”.

Il principe studia meticolosamente il percorso, che avrebbe attraversato la Mongolia e la Siberia, grazie ad alcuni passi sufficientemente ampi per il passaggio delle automobili, e organizza la parte logistica senza lasciare nulla al caso. A bordo è possibile incamerare trecento chili di benzina e cento di olio, sufficienti a percorrere circa mille chilometri. Lungo il percorso vengono posizionati i rifornimenti – a distanze studiate in modo da riempire completamente il carico della vettura – e dalla Pirelli vengono inviati i pneumatici alle tappe prestabilite. Ma il cambio si rende necessario pochissime volte e la Itala giunge per prima a Parigi il 10 agosto 1907 avendo utilizzato in tutto, su un percorso di 16.000 chilometri, sedici pneumatici, dei quali i quattro con cui arriva a destinazione sono in grado di compiere ancora molta strada, tanto che a bordo della Itala Borghese prosegue il viaggio fino a Milano. Un risultato eccellente, del quale Scipione Borghese si congratula personalmente con Giovanni Battista Pirelli, e che proietta l’azienda in una lunga storia di successi sportivi.

Il 31 gennaio 1907 il quotidiano francese “Le matin” pubblica uno stravagante annuncio: “C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?” Alla sfida rispondono in venticinque, ma a presentarsi a Pechino, il 10 giugno, sono solo in cinque: un triciclo Contal da sei cavalli e due De Diou-Bouton da dieci cavalli, con equipaggio francese, una Spyker da 15 cavalli con equipaggio olandese e una Itala da 40 cavalli con equipaggio italiano, composto dal principe Scipione Borghese, dal meccanico e chauffeur Ettore Guizzardi e dal giornalista del “Corriere della Sera” Luigi Barzini. Alpinista e viaggiatore nato a Castello di Migliarino, in provincia di  Pisa, l’11 febbraio 1871, da Paolo Borghese, IX principe di Sulmona, e dalla contessa ungherese Ilona Apponyi, nel 1900 Borghese compie un viaggio dal Golfo Persico al Pacifico, attraversando Siria, Mesopotamia e Persia. Eletto deputato nel 1904, fonda l’anno seguente la rivista politica “Lo Spettatore”. Appassionato di automobili, nel 1907 decide di partecipare all’impresa della Pechino-Parigi. Come ricorda egli stesso nell’introduzione al libro scritto da Luigi Barzini al termine del viaggio – intitolato La metà del mondo vista da un’automobile – “quando io rilevai la sfida del Matin avevo dinanzi agli occhi questo scopo: dimostrare che l’automobile di buona fabbricazione, condotta con prudenza e con cura, è capace di sostituire, praticamente, nei lunghi viaggi, con o senza strade, la trazione animale. […] E la Pechino-Parigi mi diede ragione”.

Contrariamente agli avversari, Scipione Borghese sceglie una vettura di grande potenza e molto pesante – 2.000 kg mentre la più pesante delle altre vetture, la Spyker, ne pesa 1.400 – convinto, grazie alla sua esperienza, che avrebbe potuto sopportare meglio le difficoltà di una tale traversata. Il principe tiene a che tutto sia di fabbricazione italiana e i pneumatici vengono richiesti alla Pirelli: del massimo diametro, per offrire una maggiore resistenza agli affondamenti, e delle stesse dimensioni per le ruote anteriori e per quelle posteriori, in modo da facilitare i cambi. La Pirelli, dopo l’avvio nel 1890 della produzione di pneumatici per bicicletta, inizia la produzione sperimentale di “guarniture pneumatiche per automobili” nel 1899. Pur trattandosi di un ramo derivato da quello dei pneumatici per bicicletta, le difficoltà tecniche da superare sono molte, dovendo stare al passo con i continui progressi raggiunti dalle auto, delle quali il pneumatico è considerato il “tallone d’Achille”. Dopo anni di ricerca e diversi brevetti, nel 1905 la produzione di pneumatici Pirelli esce dalla fase sperimentale e il successo ottenuto nelle condizioni estreme della Pechino-Parigi sancisce di fronte a tutto il mondo la loro qualità. Ricorda Borghese: “L’Itala ha compiuto senza usure anormali il lungo tragitto su strade quasi sempre cattive, spesso pessime, in condizioni di clima e di temperatura nelle quali tutto l’organismo meccanco era messo a durissimo cimento […]. Tutte le parti […] erano messe alla prova ad oltranza. Fu un collaudo senza precedenti”.

Il principe studia meticolosamente il percorso, che avrebbe attraversato la Mongolia e la Siberia, grazie ad alcuni passi sufficientemente ampi per il passaggio delle automobili, e organizza la parte logistica senza lasciare nulla al caso. A bordo è possibile incamerare trecento chili di benzina e cento di olio, sufficienti a percorrere circa mille chilometri. Lungo il percorso vengono posizionati i rifornimenti – a distanze studiate in modo da riempire completamente il carico della vettura – e dalla Pirelli vengono inviati i pneumatici alle tappe prestabilite. Ma il cambio si rende necessario pochissime volte e la Itala giunge per prima a Parigi il 10 agosto 1907 avendo utilizzato in tutto, su un percorso di 16.000 chilometri, sedici pneumatici, dei quali i quattro con cui arriva a destinazione sono in grado di compiere ancora molta strada, tanto che a bordo della Itala Borghese prosegue il viaggio fino a Milano. Un risultato eccellente, del quale Scipione Borghese si congratula personalmente con Giovanni Battista Pirelli, e che proietta l’azienda in una lunga storia di successi sportivi.

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