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Quando il welfare è un sistema globale

Compie centoquarant’anni il welfare aziendale Pirelli, visto che nell’Archivio Storico del Gruppo -conservato presso la Fondazione Pirelli- c’è un ritaglio del giornale “La Lega Lombarda”, datato 8-9 maggio 1894, dove nell’articolo dal titolo “Lo stabilimento Pirelli & C.” si ricorda che “fin dal 1877 fu istituita in seno allo stabilimento una Cassa di mutuo soccorso per gli operai ammalati, alimentata da trattenute tenuissime -da 10 a 15 centesimi per la quindicina- sulla paga degli operai e dalle multe”.

Nella raccolta preziosa e unica di documenti che costituisce il fondo “Storia delle Industrie Pirelli”, quel giornale che testimonia i primi esperimenti di un welfare aziendale è collocato al n°331. Ma basta scorrere pochi numeri ed ecco che -al n°531, con data 29 settembre 1901- troviamo un’altra “pietra miliare” nella storia del welfare Pirelli: una piccola cartolina illustrata che la Società Anonima di Consumo tra gli addetti allo Stabilimento Pirelli & C. Milano invia al gerente Giovanni Battista in occasione del proprio primo anno di attività. E subito dopo, al numero 553 del 3 maggio 1902, ecco il libricino del “Concordato fra la Ditta e la Commissione Operai per miglioramenti di trattamento e disposizioni varie”: ormai l’attenzione per il benessere dei propri dipendenti è diventato un vero e proprio asset per l’azienda. Una garanzia di futuro sostenibile, diremmo oggi. Fortemente radicato nel tessuto sociale del territorio in cui opera sia in Italia che all’Estero, il Gruppo Pirelli ha avuto e ha tuttora i più vari ambiti di operazione: dalla salute al tempo libero, dalla formazione al supporto alla maternità e alla famiglia, dall’alimentazione alla cultura.

Nel complesso del patrimonio storico del Gruppo non mancano storie di pensionati che trovavano cure e alloggio presso la Casa di Riposo di Induno Olona, vicino a Varese, o le immagini delle mense e degli spacci aziendali per i lavoratori, o ancora le cronache delle attività dell’ambulatorio di fabbrica, così come iniziative destinate ai più giovani e alle donne.
I bambini degli anni Cinquanta che si affacciano alle finestre della Bicocca degli Arcimboldi, perchè lì c’è il loro asilo, o seguono diligentemente le lezioni del doposcuola interno. I bambini che si riprendono dai drammi della guerra nelle colonie marine e montane, tra Pietrasanta e le valli bergamasche. I bambini che vanno a vedere “dove lavora papà”, e lo stesso open day lo fanno in Italia quanto in Brasile o in Argentina. E naturalmente i bambini che festeggiano il Natale sorridendo dalle copertine dei giornali aziendali di tutto l’universo Pirelli. Ci sono le immagini sgranate e virate al verde delle ragazze che nel lontano 1923 partecipano -e vincono- al Raduno Sportivo sui campi di gioco di Bicocca, mentre sugli stessi campi  un neppure ventenne Adolfo Consolini imparava a fine anni Trenta a diventare campione olimpico. Ci sono le giovani mamme degli anni Settanta che confidano all’house organ “Fatti e Notizie” le loro necessità e desideri nella difficile operazione di conciliare lavoro e famiglia. Ci sono i tanti giovani che frequentano le biblioteche aziendali, e sono presenti agli incontri con l’autore” -autori del calibro di Montale e Quasimodo– e seguono gli spettacoli del gruppo “I Rabdomanti” presso il teatro che l’azienda ha appositamente costruito in Viale Sarca, davanti alla fabbrica. Altri giovani attraversano Viale Fulvio Testi e vanno a imparare un mestiere presso l’Istituto Piero Pirelli, scuola di formazione interna attiva fin dal 1958.

Storie e volti di generazioni intere di “pirelliani” che hanno attraversato -assieme all’azienda- i grandi cambiamenti strutturali della società contribuendo a far crescere un modello di sistema-welfare pressochè unico. Proprio come avviene ancora oggi.

Compie centoquarant’anni il welfare aziendale Pirelli, visto che nell’Archivio Storico del Gruppo -conservato presso la Fondazione Pirelli- c’è un ritaglio del giornale “La Lega Lombarda”, datato 8-9 maggio 1894, dove nell’articolo dal titolo “Lo stabilimento Pirelli & C.” si ricorda che “fin dal 1877 fu istituita in seno allo stabilimento una Cassa di mutuo soccorso per gli operai ammalati, alimentata da trattenute tenuissime -da 10 a 15 centesimi per la quindicina- sulla paga degli operai e dalle multe”.

Nella raccolta preziosa e unica di documenti che costituisce il fondo “Storia delle Industrie Pirelli”, quel giornale che testimonia i primi esperimenti di un welfare aziendale è collocato al n°331. Ma basta scorrere pochi numeri ed ecco che -al n°531, con data 29 settembre 1901- troviamo un’altra “pietra miliare” nella storia del welfare Pirelli: una piccola cartolina illustrata che la Società Anonima di Consumo tra gli addetti allo Stabilimento Pirelli & C. Milano invia al gerente Giovanni Battista in occasione del proprio primo anno di attività. E subito dopo, al numero 553 del 3 maggio 1902, ecco il libricino del “Concordato fra la Ditta e la Commissione Operai per miglioramenti di trattamento e disposizioni varie”: ormai l’attenzione per il benessere dei propri dipendenti è diventato un vero e proprio asset per l’azienda. Una garanzia di futuro sostenibile, diremmo oggi. Fortemente radicato nel tessuto sociale del territorio in cui opera sia in Italia che all’Estero, il Gruppo Pirelli ha avuto e ha tuttora i più vari ambiti di operazione: dalla salute al tempo libero, dalla formazione al supporto alla maternità e alla famiglia, dall’alimentazione alla cultura.

Nel complesso del patrimonio storico del Gruppo non mancano storie di pensionati che trovavano cure e alloggio presso la Casa di Riposo di Induno Olona, vicino a Varese, o le immagini delle mense e degli spacci aziendali per i lavoratori, o ancora le cronache delle attività dell’ambulatorio di fabbrica, così come iniziative destinate ai più giovani e alle donne.
I bambini degli anni Cinquanta che si affacciano alle finestre della Bicocca degli Arcimboldi, perchè lì c’è il loro asilo, o seguono diligentemente le lezioni del doposcuola interno. I bambini che si riprendono dai drammi della guerra nelle colonie marine e montane, tra Pietrasanta e le valli bergamasche. I bambini che vanno a vedere “dove lavora papà”, e lo stesso open day lo fanno in Italia quanto in Brasile o in Argentina. E naturalmente i bambini che festeggiano il Natale sorridendo dalle copertine dei giornali aziendali di tutto l’universo Pirelli. Ci sono le immagini sgranate e virate al verde delle ragazze che nel lontano 1923 partecipano -e vincono- al Raduno Sportivo sui campi di gioco di Bicocca, mentre sugli stessi campi  un neppure ventenne Adolfo Consolini imparava a fine anni Trenta a diventare campione olimpico. Ci sono le giovani mamme degli anni Settanta che confidano all’house organ “Fatti e Notizie” le loro necessità e desideri nella difficile operazione di conciliare lavoro e famiglia. Ci sono i tanti giovani che frequentano le biblioteche aziendali, e sono presenti agli incontri con l’autore” -autori del calibro di Montale e Quasimodo– e seguono gli spettacoli del gruppo “I Rabdomanti” presso il teatro che l’azienda ha appositamente costruito in Viale Sarca, davanti alla fabbrica. Altri giovani attraversano Viale Fulvio Testi e vanno a imparare un mestiere presso l’Istituto Piero Pirelli, scuola di formazione interna attiva fin dal 1958.

Storie e volti di generazioni intere di “pirelliani” che hanno attraversato -assieme all’azienda- i grandi cambiamenti strutturali della società contribuendo a far crescere un modello di sistema-welfare pressochè unico. Proprio come avviene ancora oggi.

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