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Consolini, il pirelliano “gigante” delle Olimpiadi

Quando, nel novembre 1948, la rivista “Pirelli gli dedica un ritratto dal titolo Stile e potenzaAdolfo Consolini è da quasi un anno dipendente dell’A.G.A.- Articoli Gomma e Affini, consociata del Gruppo Pirelli. Con la qualifica di “produttore”, gira Milano in scooter proponendo ai negozianti articoli vari in caucciù come tappeti per auto, articoli casalinghi, giocattoli. Alle cinque del pomeriggio è poi immancabilmente al campo sportivo Pirelli di Viale Sarca, proprio di fronte allo stabilimento della Bicocca, per la consueta seduta di allenamento. Perchè il rappresentante di articoli in gomma  da qualche mese è anche medaglia d’oro olimpica nel lancio del disco: Londra 1948, primo con 52,78 metri. Il trentenne veronese – 183 centimetri d’altezza per 99 chili di peso – è anche detentore per quell’anno del record mondiale, con 55 metri e 33 centimetri.

Insomma: per la pirelliana A.G.A., lavora un campione. Su Consolini la Rivista torna nel 1950, con il bell’articolo Atleti per illustrazione di Gulliver di Corrado Pizzinelli. Con l’atleta, che intanto ha conquistato un’altra medaglia d’oro agli Europei di Bruxelles, c’è il collega Teseo Taddia. Anche Taddia lavora da qualche tempo all’A.G.A., anche lui è un campione: lancio del martello, 54,73 metri e medaglia d’argento a Bruxelles. Campioni che sono “due giganti che paiono usciti dalle illustrazioni del viaggio di Gulliver a Brobdingnag  -secondo il giornalista Pizzinelli-  ma che non posseggono automobili fuoriserie, nè ville, nè industrie. Due arcangeli dello sport, candidi, ingenui, puri, semplici e poveri”. Così Consolini racconta di quella volta che stava per concedersi qualche giorno di vacanza al mare, a godersi il suo record mondiale. E invece arriva l’americano Fortune Everett Gordien a soffiargli il primato: “come si fa a rimanere tranquilli? Mi, sa, non son capace. Ho strappato il biglietto e sono andato sul campo ad allenarmi…”.

Consolini parteciperà ad altre tre olimpiadi, conquistando l’argento a Helsinki 1952. Melbourne 1956 e Roma 1960 saranno l’onorevolissima passarella di fine carriera per uno dei più grandi e amati atleti italiani. Intanto, nel 1951, ha sposato la slovena Hanny Cuk e nel 1956 è nato il figlio Sergio. Alle nozze con Hanny, l’house organ pirelliano “Fatti e Notizie” ha dedicato una pagina con “i migliori auguri dei pirelliani ad Adolfo Consolini e gentile consorte”. Da esperto qual è di articoli in gomma – oltre che del legno e metallo del disco, naturalmente – a Consolini capita anche di maneggiare ferri di cavallo: nel 1953 infatti interpreta il personaggio del maniscalco Maciste nel film Cronache di poveri amanti che il regista Carlo Lizzani trae dal romanzo di Vasco Pratolini. Dice la leggenda che, girando una scena di litigio, abbia recitato con tale realismo da mettere veramente ko il grande Marcello Mastroianni.

Consolini muore il 20 dicembre del 1969, a cinquantadue anni. Da qualche tempo è responsabile del Magazzino Prodotti Finiti a Milano Bicocca: da lui dipendono una decina di operai. “Non si può dire che fosse un capo tradizionale”, – ricorda l’operaio Alfredo su “Fatti e Notizie”, “Avevamo con lui un rapporto di collaborazione al punto che ci aiutava a caricare e scaricare la merce”.  Dal nostro archivio un’altra storia di sport, una storia di fabbrica.

Quando, nel novembre 1948, la rivista “Pirelli gli dedica un ritratto dal titolo Stile e potenzaAdolfo Consolini è da quasi un anno dipendente dell’A.G.A.- Articoli Gomma e Affini, consociata del Gruppo Pirelli. Con la qualifica di “produttore”, gira Milano in scooter proponendo ai negozianti articoli vari in caucciù come tappeti per auto, articoli casalinghi, giocattoli. Alle cinque del pomeriggio è poi immancabilmente al campo sportivo Pirelli di Viale Sarca, proprio di fronte allo stabilimento della Bicocca, per la consueta seduta di allenamento. Perchè il rappresentante di articoli in gomma  da qualche mese è anche medaglia d’oro olimpica nel lancio del disco: Londra 1948, primo con 52,78 metri. Il trentenne veronese – 183 centimetri d’altezza per 99 chili di peso – è anche detentore per quell’anno del record mondiale, con 55 metri e 33 centimetri.

Insomma: per la pirelliana A.G.A., lavora un campione. Su Consolini la Rivista torna nel 1950, con il bell’articolo Atleti per illustrazione di Gulliver di Corrado Pizzinelli. Con l’atleta, che intanto ha conquistato un’altra medaglia d’oro agli Europei di Bruxelles, c’è il collega Teseo Taddia. Anche Taddia lavora da qualche tempo all’A.G.A., anche lui è un campione: lancio del martello, 54,73 metri e medaglia d’argento a Bruxelles. Campioni che sono “due giganti che paiono usciti dalle illustrazioni del viaggio di Gulliver a Brobdingnag  -secondo il giornalista Pizzinelli-  ma che non posseggono automobili fuoriserie, nè ville, nè industrie. Due arcangeli dello sport, candidi, ingenui, puri, semplici e poveri”. Così Consolini racconta di quella volta che stava per concedersi qualche giorno di vacanza al mare, a godersi il suo record mondiale. E invece arriva l’americano Fortune Everett Gordien a soffiargli il primato: “come si fa a rimanere tranquilli? Mi, sa, non son capace. Ho strappato il biglietto e sono andato sul campo ad allenarmi…”.

Consolini parteciperà ad altre tre olimpiadi, conquistando l’argento a Helsinki 1952. Melbourne 1956 e Roma 1960 saranno l’onorevolissima passarella di fine carriera per uno dei più grandi e amati atleti italiani. Intanto, nel 1951, ha sposato la slovena Hanny Cuk e nel 1956 è nato il figlio Sergio. Alle nozze con Hanny, l’house organ pirelliano “Fatti e Notizie” ha dedicato una pagina con “i migliori auguri dei pirelliani ad Adolfo Consolini e gentile consorte”. Da esperto qual è di articoli in gomma – oltre che del legno e metallo del disco, naturalmente – a Consolini capita anche di maneggiare ferri di cavallo: nel 1953 infatti interpreta il personaggio del maniscalco Maciste nel film Cronache di poveri amanti che il regista Carlo Lizzani trae dal romanzo di Vasco Pratolini. Dice la leggenda che, girando una scena di litigio, abbia recitato con tale realismo da mettere veramente ko il grande Marcello Mastroianni.

Consolini muore il 20 dicembre del 1969, a cinquantadue anni. Da qualche tempo è responsabile del Magazzino Prodotti Finiti a Milano Bicocca: da lui dipendono una decina di operai. “Non si può dire che fosse un capo tradizionale”, – ricorda l’operaio Alfredo su “Fatti e Notizie”, “Avevamo con lui un rapporto di collaborazione al punto che ci aiutava a caricare e scaricare la merce”.  Dal nostro archivio un’altra storia di sport, una storia di fabbrica.

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