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A che punto è il benessere nell’impresa?

Una ricerca appena pubblicata, fornisce l’analisi della diffusione degli strumenti di welfare aziendale e ne indica le difficoltà

Benessere d’impresa o, meglio, benessere nell’impresa. Condizione importante, quest’ultima, per rendere più agevole ed efficace l’intero ciclo della produzione. Condizione sancita, in Italia, anche nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale di lavoro: risultato importante lungo un percorso di crescita (anche culturale) dell’organizzazione della produzione. Eppure, quello del benessere nell’impresa, è ancora un traguardo ancora da raggiungere per molte realtà produttive. E capirne la situazione, così come gli ostacoli alla sua piena realizzazione, è operazione da fare periodicamente.

E’ quello che hanno fatto Franca Maino, Federico Razetti e Valentino Santoni (dell’Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi – Percorsi di secondo welfare), con il loro intervento “Welfare aziendale, contrattazione e premi di risultato” contenuto nel  “XXI Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva” pubblicato recentemente.

Obiettivo principale della ricerca è quello di analizzare la situazione del welfare aziendale nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale e delle sue relazioni con i premi di risultato. Viene quindi prima inquadrato il concetto di welfare aziendale (con un’attenzione particolare ai Ccnl) e, quindi, la sua applicazione concreta, analizzata soprattutto dal punto di vista statistico.

E’ proprio dai risultati ai quali arrivano i tre ricercatori, che emerge tutta la strada che occorre ancora compiere per arrivare ad una diffusa e uniforme applicazione degli strumenti di welfare nei contratti aziendali. Grandi sono, per esempio, le differenze geografiche così come quelle basate sulle dimensioni stesse dell’impresa presa in considerazione. Gli autori però sottolineano: “Proprio nei periodi più duri della crisi, il welfare ha rappresentato un’innovazione che ha segnato profondamente la natura dei rapporti lavorativi e tra le parti sociali, imponendosi come istituto contrattuale cardine anche per il prossimo futuro”.

L’analisi del welfare  aziendale da parte di Maino, Razetti e Santoni costituisce una buona fotografia dello stato dell’arte di un tema importante e delicato del sistema industriale moderna.

 

Welfare aziendale, contrattazione e premi di risultato
Franca Maino, Federico Razetti, Valentino Santoni
(Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi – Percorsi di secondo welfare)
In AA.VV., XXI Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva 2019, pagg. 377-394.

Per scaricare il PDF clicca qui

Una ricerca appena pubblicata, fornisce l’analisi della diffusione degli strumenti di welfare aziendale e ne indica le difficoltà

Benessere d’impresa o, meglio, benessere nell’impresa. Condizione importante, quest’ultima, per rendere più agevole ed efficace l’intero ciclo della produzione. Condizione sancita, in Italia, anche nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale di lavoro: risultato importante lungo un percorso di crescita (anche culturale) dell’organizzazione della produzione. Eppure, quello del benessere nell’impresa, è ancora un traguardo ancora da raggiungere per molte realtà produttive. E capirne la situazione, così come gli ostacoli alla sua piena realizzazione, è operazione da fare periodicamente.

E’ quello che hanno fatto Franca Maino, Federico Razetti e Valentino Santoni (dell’Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi – Percorsi di secondo welfare), con il loro intervento “Welfare aziendale, contrattazione e premi di risultato” contenuto nel  “XXI Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva” pubblicato recentemente.

Obiettivo principale della ricerca è quello di analizzare la situazione del welfare aziendale nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale e delle sue relazioni con i premi di risultato. Viene quindi prima inquadrato il concetto di welfare aziendale (con un’attenzione particolare ai Ccnl) e, quindi, la sua applicazione concreta, analizzata soprattutto dal punto di vista statistico.

E’ proprio dai risultati ai quali arrivano i tre ricercatori, che emerge tutta la strada che occorre ancora compiere per arrivare ad una diffusa e uniforme applicazione degli strumenti di welfare nei contratti aziendali. Grandi sono, per esempio, le differenze geografiche così come quelle basate sulle dimensioni stesse dell’impresa presa in considerazione. Gli autori però sottolineano: “Proprio nei periodi più duri della crisi, il welfare ha rappresentato un’innovazione che ha segnato profondamente la natura dei rapporti lavorativi e tra le parti sociali, imponendosi come istituto contrattuale cardine anche per il prossimo futuro”.

L’analisi del welfare  aziendale da parte di Maino, Razetti e Santoni costituisce una buona fotografia dello stato dell’arte di un tema importante e delicato del sistema industriale moderna.

 

Welfare aziendale, contrattazione e premi di risultato
Franca Maino, Federico Razetti, Valentino Santoni
(Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi – Percorsi di secondo welfare)
In AA.VV., XXI Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva 2019, pagg. 377-394.

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