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Ad ogni impresa la sua conoscenza e la sua innovazione

La capacità di innovare e di migliorare la conoscenza del mondo in cui ci si muove, sono due degli strumenti che rendono più forte l’impresa. Soprattutto in un momento – come quello che l’economia e la produzione stanno vivendo -, nel quale sempre di più “chi sta fermo retrocede”.  Ma come innovare? E come conoscere meglio? Soprattutto, poi, c’è da chiedersi se l’innovazione e le metodologie della conoscenza siano uguali per tutti, anche prescindendo dal tipo di impresa che si impegna in un percorso di cambiamento.

Ad esplorare questo campo della gestione  della cultura d’impresa ci si sono provati David Price, Michael Stoica e Robert J. Boncella tre ricercatori della Washburn University (di Topeka nel Kansas) con il loro “The relationship between innovation, knowledge, and performance in family and non-family firms: an analysis of SMEs” pubblicato nello scorso giugno dal Journal of Innovation and Entrepreneurship.

Lo studio ragiona sul rapporto tra innovazione e conoscenza nelle imprese familiari e in quelle “non-familiari” e sui riflessi che questo ha in termini di risultati d’impresa oltre che di approccio alle decisioni gestionali. A far da base al ragionamento l’analisi dei dati provenienti da 430 piccole e medie imprese di tutti i comparti produttivi.

I tre studiosi del Kansas arrivano ad una conclusione che solo apparentemente è ovvia: innovazione e conoscenza possono essere per davvero strumenti di vantaggio competitivo per le imprese; per tutte, ma soprattutto per quelle medio-piccole. Ma è dal delicato equilibrio fra gestione aziendale, spirito e cultura d’impresa, coinvolgimento dei collaboratori, attenzione al mercato e alle tecnologie che può nascere per davvero il successo. La conoscenza fine a se’ stessa non basta, così come l’innovazione avulsa dall’azienda nella quale dovrebbe essere applicata.  Senza contare che – come spiegano i tre autori – ogni azienda e ogni imprenditore riescono a compiere una particolare sintesi di conoscenze e innovazioni anche partendo da una base comune ad altre aziende e altri imprenditori. E, forse, è in questo che si distingue lo spirito proprio di ogni impresa: la capacità di creare qualcosa di nuovo partendo dall’esistente.

The relationship between innovation, knowledge, and performance in family and non-family firms: an analysis of SMEs

David Price, Michael Stoica e Robert J. Boncella

Journal of Innovation and Entrepreneurship, giugno 2013

La capacità di innovare e di migliorare la conoscenza del mondo in cui ci si muove, sono due degli strumenti che rendono più forte l’impresa. Soprattutto in un momento – come quello che l’economia e la produzione stanno vivendo -, nel quale sempre di più “chi sta fermo retrocede”.  Ma come innovare? E come conoscere meglio? Soprattutto, poi, c’è da chiedersi se l’innovazione e le metodologie della conoscenza siano uguali per tutti, anche prescindendo dal tipo di impresa che si impegna in un percorso di cambiamento.

Ad esplorare questo campo della gestione  della cultura d’impresa ci si sono provati David Price, Michael Stoica e Robert J. Boncella tre ricercatori della Washburn University (di Topeka nel Kansas) con il loro “The relationship between innovation, knowledge, and performance in family and non-family firms: an analysis of SMEs” pubblicato nello scorso giugno dal Journal of Innovation and Entrepreneurship.

Lo studio ragiona sul rapporto tra innovazione e conoscenza nelle imprese familiari e in quelle “non-familiari” e sui riflessi che questo ha in termini di risultati d’impresa oltre che di approccio alle decisioni gestionali. A far da base al ragionamento l’analisi dei dati provenienti da 430 piccole e medie imprese di tutti i comparti produttivi.

I tre studiosi del Kansas arrivano ad una conclusione che solo apparentemente è ovvia: innovazione e conoscenza possono essere per davvero strumenti di vantaggio competitivo per le imprese; per tutte, ma soprattutto per quelle medio-piccole. Ma è dal delicato equilibrio fra gestione aziendale, spirito e cultura d’impresa, coinvolgimento dei collaboratori, attenzione al mercato e alle tecnologie che può nascere per davvero il successo. La conoscenza fine a se’ stessa non basta, così come l’innovazione avulsa dall’azienda nella quale dovrebbe essere applicata.  Senza contare che – come spiegano i tre autori – ogni azienda e ogni imprenditore riescono a compiere una particolare sintesi di conoscenze e innovazioni anche partendo da una base comune ad altre aziende e altri imprenditori. E, forse, è in questo che si distingue lo spirito proprio di ogni impresa: la capacità di creare qualcosa di nuovo partendo dall’esistente.

The relationship between innovation, knowledge, and performance in family and non-family firms: an analysis of SMEs

David Price, Michael Stoica e Robert J. Boncella

Journal of Innovation and Entrepreneurship, giugno 2013

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