Algoritmi vs umani, la sfida dell’oggi
Un libro-intervista di Miguel Benasayag propone a chi legge un percorso per rimanere umani al cospetto delle macchine
Algoritmi alla guida di tutto. Anche delle nostre vite. E quindi di tutte le organizzazioni sociali ed economiche che gli essere umani possono creare. Edizione moderna della sfida uomo-macchina, il confronto con gli algoritmi che sono dietro i cosiddetti big data, è certamente la sfida del momento. Che deve essere comprese a fondo prima di essere affrontata. Anche nella vita di ogni giorno. Ed è allora più che utile – ma istruttivo e importante – leggere “La tirannia dell’algoritmo” il libro-intervista di Miguel Benasayag (filosofo e psicanalista di origine argentina che ci ha insegnato a difenderci dalle ‘passioni tristi’ alimentate dalla nostra società), scritto con Régis Meyran nel quale il lettore viene messo in guardia dal rischio che siano gli algoritmi dei big data a guidare le nostre democrazie.
Il tema affrontato dal libro – poco più di cento pagine che si devono leggere con grande attenzione -, non è tanto la constatazione che tutti noi e tutte le nostre organizzazioni siano ogni giorno messe a confronto con gli effetti degli algoritmi, quanto sapere come esistere in quanto umani in un tale mondo e quindi fare in modo che, sia pure nell’integrazione utile con l’intelligenza artificiale, non vengano meno le particolarità del vivente, il suo essere imprevedibile e libero, irriducibile a una somma di informazioni, ai parametri della pura efficienza e della performance.
Il ragionamento di Benasayag vale sul piano individuale, ma anche su quello sociale ed economico. Benasayag fa qui emergere chiaramente come anche le decisioni rilevanti a livello sociale, politico ed economico siano oggi legate alla logica lineare delle macchine, affidate ai calcoli e alla raccolta abnorme dei dati, alla gestione pseudo-razionale di un rapporto causa-effetto che non tiene conto della complessità dei “corpi” individuali e sociali e che insidia le nostre democrazie.
Benasayag quindi si chiede se sia possibile un agire che assuma la sfida di proteggere il vivente, la cultura, la buona politica. E la risposta non è una ricetta infallibile, ma un percorso, un itinerario di “riappropriazione creativa” del rapporto con l’artificiale, un insieme di “soluzioni singolari” di piccole dimensioni e grandissimo impatto umano, qui e ora, capaci di costruire esperienze e pratiche di ibridazione con la tecnica che rispettino il vivente e la sua libertà.
“La tirannia dell’algoritmo” è un libro tutto da leggere, il cui autore non chiede al lettore di essere sempre d’accordo con quanto legge, ma di ragionare sul proprio presente in modo diverso.
La tirannia dell’algoritmo
Miguel Benasayag
Vita e Pensiero, 2020
Un libro-intervista di Miguel Benasayag propone a chi legge un percorso per rimanere umani al cospetto delle macchine
Algoritmi alla guida di tutto. Anche delle nostre vite. E quindi di tutte le organizzazioni sociali ed economiche che gli essere umani possono creare. Edizione moderna della sfida uomo-macchina, il confronto con gli algoritmi che sono dietro i cosiddetti big data, è certamente la sfida del momento. Che deve essere comprese a fondo prima di essere affrontata. Anche nella vita di ogni giorno. Ed è allora più che utile – ma istruttivo e importante – leggere “La tirannia dell’algoritmo” il libro-intervista di Miguel Benasayag (filosofo e psicanalista di origine argentina che ci ha insegnato a difenderci dalle ‘passioni tristi’ alimentate dalla nostra società), scritto con Régis Meyran nel quale il lettore viene messo in guardia dal rischio che siano gli algoritmi dei big data a guidare le nostre democrazie.
Il tema affrontato dal libro – poco più di cento pagine che si devono leggere con grande attenzione -, non è tanto la constatazione che tutti noi e tutte le nostre organizzazioni siano ogni giorno messe a confronto con gli effetti degli algoritmi, quanto sapere come esistere in quanto umani in un tale mondo e quindi fare in modo che, sia pure nell’integrazione utile con l’intelligenza artificiale, non vengano meno le particolarità del vivente, il suo essere imprevedibile e libero, irriducibile a una somma di informazioni, ai parametri della pura efficienza e della performance.
Il ragionamento di Benasayag vale sul piano individuale, ma anche su quello sociale ed economico. Benasayag fa qui emergere chiaramente come anche le decisioni rilevanti a livello sociale, politico ed economico siano oggi legate alla logica lineare delle macchine, affidate ai calcoli e alla raccolta abnorme dei dati, alla gestione pseudo-razionale di un rapporto causa-effetto che non tiene conto della complessità dei “corpi” individuali e sociali e che insidia le nostre democrazie.
Benasayag quindi si chiede se sia possibile un agire che assuma la sfida di proteggere il vivente, la cultura, la buona politica. E la risposta non è una ricetta infallibile, ma un percorso, un itinerario di “riappropriazione creativa” del rapporto con l’artificiale, un insieme di “soluzioni singolari” di piccole dimensioni e grandissimo impatto umano, qui e ora, capaci di costruire esperienze e pratiche di ibridazione con la tecnica che rispettino il vivente e la sua libertà.
“La tirannia dell’algoritmo” è un libro tutto da leggere, il cui autore non chiede al lettore di essere sempre d’accordo con quanto legge, ma di ragionare sul proprio presente in modo diverso.
La tirannia dell’algoritmo
Miguel Benasayag
Vita e Pensiero, 2020