Benessere produttivo
Analizzato in una tesi appena pubblicata l’equilibrio delicato fra esigenze della produzione e del profitto e buona organizzazione della produzione
Si lavora meglio se l’organizzazione in cui si agisce è pensata e costruita per il benessere di chi vi agisce. Non si tratta di una condizione naturale, ma di una conquista alla quale si arriva con un percorso che può anche essere lungo. Un traguardo, al quale non tutti giungono. Andrea Iacobelli ha studiato quale strada può essere percorsa e quali possano essere le condizioni finali raggiunte. Nel suo “Nuove prospettive di studio sul benessere organizzativo: il caso di un’azienda metalmeccanica” (lavoro di tesi presso l’Università di Pisa), Iacobelli prende in considerazione il cosiddetto benessere organizzativo prima da un punto di vista teorico e poi da uno pratico. In altre parole si tratta di una ricerca che ha l’obiettivo di analizzare i fattori e le variabili che possono caratterizzare la nascita e lo sviluppo del cosiddetto benessere organizzativo all’interno di un contesto lavorativo, quello della fabbrica in particolare.
La ricerca inizialmente esamina in chiave teorica l’importanza, all’interno delle organizzazioni, di riuscire a costituire un buon clima organizzativo e un’evoluta cultura organizzativa, concetti che sono alla base del benessere organizzativo. Iacobelli tuttavia non si ferma alla teorica “classica”, ma tocca soprattutto il work engagement, definito come una condizione lavorativa positiva e soddisfacente che il lavoratore percepisce, caratterizzata da vigore, dedizione e “assorbimento” nei compiti che si hanno davanti. La base, in altre parole, del buon lavoro e di conseguenza della buona e produttiva cultura d’impresa.
Successivamente l’attenzione si sposta sugli aspetti cognitivi che possono caratterizzare i lavoratori nello svolgimento dei compiti lavorativi. Nello specifico Iacobelli focalizza la sua attenzione sull’orientamento motivazionale che suddivide gli individui in due gruppi differenti, Locomotors e Assessors, in base alla loro tendenza motivazionale nel risolvere compiti e questioni. Per completare la cassetta degli attrezzi teorici, Iacobelli prende in considerazione il modello Interpersonal Power/ Interactional Model (IPIM) con cui si analizzano le strategie di potere dal punto di vista dei superiori e le motivazioni dei dipendenti a conformarsi alle richieste lavorative. Tutto infine viene utilizzato per capire la situazione organizzativa e produttiva di un’azienda metalmeccanica della Lucchesia.
Ciò che emerge è l’importanza dell’insieme quasi impalpabile fra esigenze della produzione ed equilibri organizzativi, fra obiettivi di profitto e traguardi collegati alla realizzazione umana e sociale di chi lavora in fabbrica. Quella saggia cultura del produrre che costituisce il succo del successo della buona impresa.
Nuovo prospettive di studio sul benessere organizzativo: il caso di un’azienda metalmeccanica
Andrea Iacobelli
Tesi, Università degli Studi di Pisa, Corso Comunicazione d’impresa e politica delle risorse umane,
2017
Analizzato in una tesi appena pubblicata l’equilibrio delicato fra esigenze della produzione e del profitto e buona organizzazione della produzione
Si lavora meglio se l’organizzazione in cui si agisce è pensata e costruita per il benessere di chi vi agisce. Non si tratta di una condizione naturale, ma di una conquista alla quale si arriva con un percorso che può anche essere lungo. Un traguardo, al quale non tutti giungono. Andrea Iacobelli ha studiato quale strada può essere percorsa e quali possano essere le condizioni finali raggiunte. Nel suo “Nuove prospettive di studio sul benessere organizzativo: il caso di un’azienda metalmeccanica” (lavoro di tesi presso l’Università di Pisa), Iacobelli prende in considerazione il cosiddetto benessere organizzativo prima da un punto di vista teorico e poi da uno pratico. In altre parole si tratta di una ricerca che ha l’obiettivo di analizzare i fattori e le variabili che possono caratterizzare la nascita e lo sviluppo del cosiddetto benessere organizzativo all’interno di un contesto lavorativo, quello della fabbrica in particolare.
La ricerca inizialmente esamina in chiave teorica l’importanza, all’interno delle organizzazioni, di riuscire a costituire un buon clima organizzativo e un’evoluta cultura organizzativa, concetti che sono alla base del benessere organizzativo. Iacobelli tuttavia non si ferma alla teorica “classica”, ma tocca soprattutto il work engagement, definito come una condizione lavorativa positiva e soddisfacente che il lavoratore percepisce, caratterizzata da vigore, dedizione e “assorbimento” nei compiti che si hanno davanti. La base, in altre parole, del buon lavoro e di conseguenza della buona e produttiva cultura d’impresa.
Successivamente l’attenzione si sposta sugli aspetti cognitivi che possono caratterizzare i lavoratori nello svolgimento dei compiti lavorativi. Nello specifico Iacobelli focalizza la sua attenzione sull’orientamento motivazionale che suddivide gli individui in due gruppi differenti, Locomotors e Assessors, in base alla loro tendenza motivazionale nel risolvere compiti e questioni. Per completare la cassetta degli attrezzi teorici, Iacobelli prende in considerazione il modello Interpersonal Power/ Interactional Model (IPIM) con cui si analizzano le strategie di potere dal punto di vista dei superiori e le motivazioni dei dipendenti a conformarsi alle richieste lavorative. Tutto infine viene utilizzato per capire la situazione organizzativa e produttiva di un’azienda metalmeccanica della Lucchesia.
Ciò che emerge è l’importanza dell’insieme quasi impalpabile fra esigenze della produzione ed equilibri organizzativi, fra obiettivi di profitto e traguardi collegati alla realizzazione umana e sociale di chi lavora in fabbrica. Quella saggia cultura del produrre che costituisce il succo del successo della buona impresa.
Nuovo prospettive di studio sul benessere organizzativo: il caso di un’azienda metalmeccanica
Andrea Iacobelli
Tesi, Università degli Studi di Pisa, Corso Comunicazione d’impresa e politica delle risorse umane,
2017