Buona impresa, buona cultura
Attraverso l’analisi delle sfide che attendono il sistema culturale italiano, emerge la conferma del significato forte della collaborazione tra pubblico e privato
Fare cultura con modalità diverse da prima. E farlo anche mettendo a frutto metodi di organizzazione della produzione culturale che possano essere ad un tempo efficienti e fruibili per tutti. Prendere ad esempio le imprese private. Covid-19 pone anche questa sfida, che può essere declinata a più livelli. E’ attorno a questo nucleo di idee che ragiona Claudio Bocci (già Direttore Federculture e adesso Consigliere Delegato Comitato Ravello Lab) con il suo intervento “Cultura e sviluppo locale: un nuovo inizio”.
Bocci inizia il suo contributo constatando che la pandemia ha inciso profondamente anche nella fruizione e gestione dei luoghi della cultura. Ci vorrà tempo – spiega -, per tornare al numero elevatissimo di visitatori dei grandi musei statali che oggi si rivolgono alla cittadinanza di prossimità. Quindi che fare? Per l’autore è necessario “rendere stabile la capacità di dialogo attraverso il digitale, sorta in maniera improvvisata nella fase di confinamento e che da ora in avanti costituirà una leva strategica di rapporto con i cittadini”. Percorso certo non facile, quello della digitalizzazione efficace dei luoghi della cultura italiana, eppure certamente da compiere con accortezza e attenzione.
La digitalizzazione dei luoghi culturali italiani, implica di fatto una nuova mentalità tecnologica ma anche un nuovo atteggiamento che è esso stesso novità culturale. Dice quindi Bocci che sarà necessario “affrontare il tema della gestione dei luoghi della cultura a partire da un’ottica integrata della governance pubblica”. Anzi di più. I luoghi della cultura dovranno sempre di più diventare “piattaforme di benessere esperienziale” e a tal fine meritevoli di un sostegno finanziario pubblico.
Per far comprendere meglio il suo pensiero, nell’intervento pubblicato in “Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage”, Bocci prende in considerazione prima il tema della “sostenibilità dei luoghi della cultura” per passare poi a ricordare le indicazioni tratte dalla Convezione Faro promossa dal Consiglio d’Europa che pone l’accento, oltre che sulla tutela del patrimonio culturale, sul diritto dei cittadini ad accedere e partecipare all’esperienza culturale. Bocci chiede quindi che si ponga attenzione a nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, e lancia quasi una sfida: “Ci attendiamo – scrive -, (…), che per impulsi diversi il sistema delle imprese prenda sempre più in considerazione di puntare in alto”.
Sottolinea poi Bocci come anche da queste attività possano derivare maggiore coesione sociale, nuova e buona occupazione, e conclude: “Le imprese culturali dovranno accrescere la loro capacità di dialogo con il sistema delle imprese private, anche loro sensibili ad un nuovo quadro di riferimento che pone come finalità dell’impresa, accanto al profitto, una crescente responsabilità sociale”.
Cultura e sviluppo locale: un nuovo inizio
Claudio Bocci
Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage, Supplementi 11 (2020), pp. 81-89
Attraverso l’analisi delle sfide che attendono il sistema culturale italiano, emerge la conferma del significato forte della collaborazione tra pubblico e privato
Fare cultura con modalità diverse da prima. E farlo anche mettendo a frutto metodi di organizzazione della produzione culturale che possano essere ad un tempo efficienti e fruibili per tutti. Prendere ad esempio le imprese private. Covid-19 pone anche questa sfida, che può essere declinata a più livelli. E’ attorno a questo nucleo di idee che ragiona Claudio Bocci (già Direttore Federculture e adesso Consigliere Delegato Comitato Ravello Lab) con il suo intervento “Cultura e sviluppo locale: un nuovo inizio”.
Bocci inizia il suo contributo constatando che la pandemia ha inciso profondamente anche nella fruizione e gestione dei luoghi della cultura. Ci vorrà tempo – spiega -, per tornare al numero elevatissimo di visitatori dei grandi musei statali che oggi si rivolgono alla cittadinanza di prossimità. Quindi che fare? Per l’autore è necessario “rendere stabile la capacità di dialogo attraverso il digitale, sorta in maniera improvvisata nella fase di confinamento e che da ora in avanti costituirà una leva strategica di rapporto con i cittadini”. Percorso certo non facile, quello della digitalizzazione efficace dei luoghi della cultura italiana, eppure certamente da compiere con accortezza e attenzione.
La digitalizzazione dei luoghi culturali italiani, implica di fatto una nuova mentalità tecnologica ma anche un nuovo atteggiamento che è esso stesso novità culturale. Dice quindi Bocci che sarà necessario “affrontare il tema della gestione dei luoghi della cultura a partire da un’ottica integrata della governance pubblica”. Anzi di più. I luoghi della cultura dovranno sempre di più diventare “piattaforme di benessere esperienziale” e a tal fine meritevoli di un sostegno finanziario pubblico.
Per far comprendere meglio il suo pensiero, nell’intervento pubblicato in “Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage”, Bocci prende in considerazione prima il tema della “sostenibilità dei luoghi della cultura” per passare poi a ricordare le indicazioni tratte dalla Convezione Faro promossa dal Consiglio d’Europa che pone l’accento, oltre che sulla tutela del patrimonio culturale, sul diritto dei cittadini ad accedere e partecipare all’esperienza culturale. Bocci chiede quindi che si ponga attenzione a nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, e lancia quasi una sfida: “Ci attendiamo – scrive -, (…), che per impulsi diversi il sistema delle imprese prenda sempre più in considerazione di puntare in alto”.
Sottolinea poi Bocci come anche da queste attività possano derivare maggiore coesione sociale, nuova e buona occupazione, e conclude: “Le imprese culturali dovranno accrescere la loro capacità di dialogo con il sistema delle imprese private, anche loro sensibili ad un nuovo quadro di riferimento che pone come finalità dell’impresa, accanto al profitto, una crescente responsabilità sociale”.
Cultura e sviluppo locale: un nuovo inizio
Claudio Bocci
Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage, Supplementi 11 (2020), pp. 81-89