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Buoni esempi d’imprese coraggiose

Raccontate in un libro diciotto storie di altrettante aziende italiane che hanno superato gli ostacoli e sono rimaste

Buoni esempi. E soprattutto esempi coraggiosi. Il futuro delle imprese in Italia, e lo spirito positivo degli imprenditori, si nutrono anche di esempi di imprese riuscite. La similitudine è già nota, ma fa bene ricordarla: i buoni imprenditori sono un po’ come capitani coraggiosi alle prese con marosi che, apparentemente, non lasciano scampo. Esempi, dunque, non da copiare ma certamente dai quali trarre coraggio e ispirazione.  L’Italia ne è piena e il libro di Grazia Lissi “Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro paese” ne raccoglie un piccole seppur significativa porzione.

Grazia Lissi è nata come fotografa e giornalista a Parigi, sa osservare prima di scrivere e raccontare. E parte dalla constatazione dei guai d’Italia: la profonda crisi economica, la burocrazia asfissiante, la schiacciante pressione fiscale. Tutte spinte verso un cammino che porta fuori dal nostro Paese, per spostare la produzione all’estero, in Paesi dove la forza lavoro ha un costo infinitamente più basso, dove può essere oggettivamente più facile produrre e far profitto.

C’è chi, tuttavia, sceglie diversamente. Scelte coraggiose – si diceva -, con più motivazioni che, come ricorda il libro, possono forse essere ricondotte alla consapevolezza che nonostante tutto restare in Italia possa fare la differenza e, nel lungo periodo, ripagare gli sforzi.

Il libro quindi racconta le storie di diciotto imprenditori italiani che hanno deciso di restare. Come José Rallo, delle cantine Donnafugata di Marsala, o Pina Amarelli, presidente dell’omonima azienda calabrese di liquirizia, che hanno strettamente legato lo sviluppo delle loro imprese alla tutela del territorio. O come la famiglia Damiani, che con i suoi gioielli ha riportato nel mondo la maestria del distretto orafo di Valenza. Alcuni dei protagonisti di questo libro hanno avuto la forza di proporre idee nuove che hanno conquistato i mercati internazionali. Paolo Fazioli, che ha trasformato un’azienda di mobili in una produzione di pianoforti tra i migliori al mondo. Antonio Zamperla, che costruisce giostre per i grandi parchi di divertimento dei cinque continenti, fra cui Coney Island, e Alberto Biancheri, floricoltore che a forza di sperimentare e ibridare ha rilanciato la «Riviera dei Fiori» sul mercato internazionale. Altri hanno saputo rinnovare e rilanciare l’azienda dopo una difficile crisi, come Ali Reza Arabnia, che ha portato la Geico Taikisha ai vertici del mercato mondiale degli impianti per la verniciatura auto.

Piccole imprese ma non solo dunque, che hanno dalla loro gli elementi determinanti del successo: impegno, creatività, coraggio. E che ricordano un’altra immagine sintesi dello spirito imprenditoriale, quella einaudiana che identifica nel gusto e nell’orgoglio di vedere la propria impresa prosperare le molle per andare avanti: una “vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno”.

Il libro di Grazia Lissi è una semplice raccolta di storie, ma è tutto da leggere.

Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro paese

Grazia Lissi

Longanesi, 2015

Raccontate in un libro diciotto storie di altrettante aziende italiane che hanno superato gli ostacoli e sono rimaste

Buoni esempi. E soprattutto esempi coraggiosi. Il futuro delle imprese in Italia, e lo spirito positivo degli imprenditori, si nutrono anche di esempi di imprese riuscite. La similitudine è già nota, ma fa bene ricordarla: i buoni imprenditori sono un po’ come capitani coraggiosi alle prese con marosi che, apparentemente, non lasciano scampo. Esempi, dunque, non da copiare ma certamente dai quali trarre coraggio e ispirazione.  L’Italia ne è piena e il libro di Grazia Lissi “Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro paese” ne raccoglie un piccole seppur significativa porzione.

Grazia Lissi è nata come fotografa e giornalista a Parigi, sa osservare prima di scrivere e raccontare. E parte dalla constatazione dei guai d’Italia: la profonda crisi economica, la burocrazia asfissiante, la schiacciante pressione fiscale. Tutte spinte verso un cammino che porta fuori dal nostro Paese, per spostare la produzione all’estero, in Paesi dove la forza lavoro ha un costo infinitamente più basso, dove può essere oggettivamente più facile produrre e far profitto.

C’è chi, tuttavia, sceglie diversamente. Scelte coraggiose – si diceva -, con più motivazioni che, come ricorda il libro, possono forse essere ricondotte alla consapevolezza che nonostante tutto restare in Italia possa fare la differenza e, nel lungo periodo, ripagare gli sforzi.

Il libro quindi racconta le storie di diciotto imprenditori italiani che hanno deciso di restare. Come José Rallo, delle cantine Donnafugata di Marsala, o Pina Amarelli, presidente dell’omonima azienda calabrese di liquirizia, che hanno strettamente legato lo sviluppo delle loro imprese alla tutela del territorio. O come la famiglia Damiani, che con i suoi gioielli ha riportato nel mondo la maestria del distretto orafo di Valenza. Alcuni dei protagonisti di questo libro hanno avuto la forza di proporre idee nuove che hanno conquistato i mercati internazionali. Paolo Fazioli, che ha trasformato un’azienda di mobili in una produzione di pianoforti tra i migliori al mondo. Antonio Zamperla, che costruisce giostre per i grandi parchi di divertimento dei cinque continenti, fra cui Coney Island, e Alberto Biancheri, floricoltore che a forza di sperimentare e ibridare ha rilanciato la «Riviera dei Fiori» sul mercato internazionale. Altri hanno saputo rinnovare e rilanciare l’azienda dopo una difficile crisi, come Ali Reza Arabnia, che ha portato la Geico Taikisha ai vertici del mercato mondiale degli impianti per la verniciatura auto.

Piccole imprese ma non solo dunque, che hanno dalla loro gli elementi determinanti del successo: impegno, creatività, coraggio. E che ricordano un’altra immagine sintesi dello spirito imprenditoriale, quella einaudiana che identifica nel gusto e nell’orgoglio di vedere la propria impresa prosperare le molle per andare avanti: una “vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno”.

Il libro di Grazia Lissi è una semplice raccolta di storie, ma è tutto da leggere.

Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro paese

Grazia Lissi

Longanesi, 2015

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