“Capitale umano” d’impresa
Uno studio pubblicato da Banca d’Italia mette in luce le relazioni fra contesto culturale e possibilità di sviluppo
Istruzione e sviluppo sono concetti e pratiche intimamente legate. Vale anche per le imprese, di qualsiasi ordine e grado. E vale anche oggi. Soprattutto pensando alle differenze piuttosto che alle uguaglianze che caratterizzano strutture sociali, gruppi di lavoro, apparati produttivi. Anzi, la cultura del produrre si nutre anche di istruzione e formazione, così come di contesto sociale e familiare dal quale proviene chi lavora.
Marta De Philippis e Federico Rossi – rispettivamente di Banca d’Italia e della London School of Economics -, hanno da poco pubblicato una ricerca che mette proprio in relazione (anche quantitativa), le origini della popolazione scolastica con i risultati nei test internazionali standardizzati. Si tratta di una ricerca importante, perché delinea con chiarezza matematica, seppur in senso generale, la platea dalla quale anche le imprese possono aspettarsi di trarre risorse umane necessarie per lo sviluppo e la creazione di benessere.
Il lavoro, come si è detto, esamina le ampie differenze tra paesi nella prestazioni degli studenti nei test internazionali standardizzati: l’obiettivo è quello di misurare il contributo dei fattori di tipo culturale. Secondo i due ricercatori, questi ultimi variano non solo tra i diversi sistemi scolastici ma anche all’interno di ciascuno di essi, in funzione dei paesi di origine dei genitori degli studenti. Lo studio compara gli apprendimenti di studenti i cui genitori hanno origini differenti ma che studiano nella stessa scuola, permettendo in tal modo di mantenere costanti altre possibili determinanti della performance, quali il curriculum, l’orario scolastico, la qualità degli insegnanti. La popolazione indaga è ampia: circa 40.000 studenti residenti in 40 paesi OCSE negli anni 2002-2012.
I risultati indicano un fatto: una forte percentuale della capacità di raggiungere buoni risultati nei test internazionali è dovuta a differenze nei valori culturali veicolati dalla famiglia d’origine. E’ la dimostrazione del peso della cultura in generale ma anche dell’importanza dell’istruzione diffusa e della necessità di continuare con determinazione nel lungo lavoro di elevare la conoscenza ovunque.
Non appiattendo le differenze, ma fornendo a tutti uguali strumenti conoscitivi per affermarsi. Tutto, com’è naturale, può avere riflessi importanti anche sul fronte della cultura d’impresa e quindi della capacità dei diversi sistemi produttivi di percorrere la strada della crescita, del benessere
Con ragione De Philippis e Rossi parlano di “capitale umano”. E’ da lì che prende vita una consapevolezza della crescita e dello sviluppo di tutt’altra specie e valore.
Famiglie, scuole e differenze di capitale umano tra paesi
di Marta De Philippis e Federico Rossi
Temi di discussione Banca d’Italia, settembre 2016
Families, schools and the differences in human capital between different countries
Uno studio pubblicato da Banca d’Italia mette in luce le relazioni fra contesto culturale e possibilità di sviluppo
Istruzione e sviluppo sono concetti e pratiche intimamente legate. Vale anche per le imprese, di qualsiasi ordine e grado. E vale anche oggi. Soprattutto pensando alle differenze piuttosto che alle uguaglianze che caratterizzano strutture sociali, gruppi di lavoro, apparati produttivi. Anzi, la cultura del produrre si nutre anche di istruzione e formazione, così come di contesto sociale e familiare dal quale proviene chi lavora.
Marta De Philippis e Federico Rossi – rispettivamente di Banca d’Italia e della London School of Economics -, hanno da poco pubblicato una ricerca che mette proprio in relazione (anche quantitativa), le origini della popolazione scolastica con i risultati nei test internazionali standardizzati. Si tratta di una ricerca importante, perché delinea con chiarezza matematica, seppur in senso generale, la platea dalla quale anche le imprese possono aspettarsi di trarre risorse umane necessarie per lo sviluppo e la creazione di benessere.
Il lavoro, come si è detto, esamina le ampie differenze tra paesi nella prestazioni degli studenti nei test internazionali standardizzati: l’obiettivo è quello di misurare il contributo dei fattori di tipo culturale. Secondo i due ricercatori, questi ultimi variano non solo tra i diversi sistemi scolastici ma anche all’interno di ciascuno di essi, in funzione dei paesi di origine dei genitori degli studenti. Lo studio compara gli apprendimenti di studenti i cui genitori hanno origini differenti ma che studiano nella stessa scuola, permettendo in tal modo di mantenere costanti altre possibili determinanti della performance, quali il curriculum, l’orario scolastico, la qualità degli insegnanti. La popolazione indaga è ampia: circa 40.000 studenti residenti in 40 paesi OCSE negli anni 2002-2012.
I risultati indicano un fatto: una forte percentuale della capacità di raggiungere buoni risultati nei test internazionali è dovuta a differenze nei valori culturali veicolati dalla famiglia d’origine. E’ la dimostrazione del peso della cultura in generale ma anche dell’importanza dell’istruzione diffusa e della necessità di continuare con determinazione nel lungo lavoro di elevare la conoscenza ovunque.
Non appiattendo le differenze, ma fornendo a tutti uguali strumenti conoscitivi per affermarsi. Tutto, com’è naturale, può avere riflessi importanti anche sul fronte della cultura d’impresa e quindi della capacità dei diversi sistemi produttivi di percorrere la strada della crescita, del benessere
Con ragione De Philippis e Rossi parlano di “capitale umano”. E’ da lì che prende vita una consapevolezza della crescita e dello sviluppo di tutt’altra specie e valore.
Famiglie, scuole e differenze di capitale umano tra paesi
di Marta De Philippis e Federico Rossi
Temi di discussione Banca d’Italia, settembre 2016
Families, schools and the differences in human capital between different countries