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Collaborare fra “diversi” per crescere tutti

Come si fa a far collaborare imprese che hanno come obiettivo il profitto e altre che, invece, hanno come traguardo il benessere sociale? Il tema è importante, soprattutto oggi. Perché da un lato di responsabilità sociale dell’impresa “profit” si parla sempre più spesso; dall’altro l’attività delle aziende “non profit” cresce d’importanza accanto però all’aumentare dei problemi da risolvere. D’altra parte, i legami fra gli imprenditori in cerca di profitto economico e quelli che guardano ad altri obiettivi, ci sono sempre stati. Oggi, tuttavia, si fanno più complessi e forse per questo più interessanti da esplorare.

Per capire, quindi, occorrono sguardi acuti, che sappiano indagare le molte realtà che collegano i due tipi di attività. E la cultura d’impresa dietro ad ognuno di essi.

E’  per questo che  serve leggere “Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali” di Laura Corazza (dell’Università di Torino), recentemente apparso in Impresa sociale. Si tratta di un articolo che ragiona sui legami fra imprese di produzione “normali” quindi “profit” e imprese sociali, cercando di capirne le reciproche influenze oltre che i vantaggi.

Il nucleo della ricerca è un caso reale: il progetto europeo LOIEs (Lesson and options for an integrated approach), che viene raccontato e descritto anche con una serie di interviste a chi ne ha preso parte (in particolare i componenti di due aziende, la Divitech Spa e la Cooperativa sociale ORSO). LOIEs, iniziato nel marzo 2012 e concluso un anno e mezzo dopo, è un esempio di come aziende che hanno obiettivi diversi possano collaborare insieme.

Prima ancora però, Corazza sintetizza in poche pagine la teoria dei  collegamenti fra aziende “profit” e quelle “non profit” usando il metodo della cross-fertilization  cioè del continuo processo di scambio di conoscenze, intuizioni e suggestioni  che scatta prima della creazione di un vero rapporto di collaborazione  tra organizzazioni diverse.

Dalle indicazioni della realtà interpretate con quelle della teoria, Laura Corazza arriva a tre conclusioni che possono essere applicate in molti altri casi simili. La cross-fertilization agisce per davvero e almeno su tre livelli: il primo psicologico  (iniziare a collaborare ha un impatto emozionale e partecipativo importante), il secondo manageriale (i buoni risultati arrivano quando i manager delle realtà in gioco si parlano e collaborano per davvero), il terzo tecnico-operativo (dal collaborare insieme le imprese possono trarre motivi per nuovi servizi e nuovi prodotti).

“Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali” ha un altro pregio: è scritto con un linguaggio piano e chiaro e spiega bene un modo diverso di intendere la cultura d’impresa oggi.

Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali

Laura Corazza

Impresa sociale, n. 3, aprile 2014

Come si fa a far collaborare imprese che hanno come obiettivo il profitto e altre che, invece, hanno come traguardo il benessere sociale? Il tema è importante, soprattutto oggi. Perché da un lato di responsabilità sociale dell’impresa “profit” si parla sempre più spesso; dall’altro l’attività delle aziende “non profit” cresce d’importanza accanto però all’aumentare dei problemi da risolvere. D’altra parte, i legami fra gli imprenditori in cerca di profitto economico e quelli che guardano ad altri obiettivi, ci sono sempre stati. Oggi, tuttavia, si fanno più complessi e forse per questo più interessanti da esplorare.

Per capire, quindi, occorrono sguardi acuti, che sappiano indagare le molte realtà che collegano i due tipi di attività. E la cultura d’impresa dietro ad ognuno di essi.

E’  per questo che  serve leggere “Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali” di Laura Corazza (dell’Università di Torino), recentemente apparso in Impresa sociale. Si tratta di un articolo che ragiona sui legami fra imprese di produzione “normali” quindi “profit” e imprese sociali, cercando di capirne le reciproche influenze oltre che i vantaggi.

Il nucleo della ricerca è un caso reale: il progetto europeo LOIEs (Lesson and options for an integrated approach), che viene raccontato e descritto anche con una serie di interviste a chi ne ha preso parte (in particolare i componenti di due aziende, la Divitech Spa e la Cooperativa sociale ORSO). LOIEs, iniziato nel marzo 2012 e concluso un anno e mezzo dopo, è un esempio di come aziende che hanno obiettivi diversi possano collaborare insieme.

Prima ancora però, Corazza sintetizza in poche pagine la teoria dei  collegamenti fra aziende “profit” e quelle “non profit” usando il metodo della cross-fertilization  cioè del continuo processo di scambio di conoscenze, intuizioni e suggestioni  che scatta prima della creazione di un vero rapporto di collaborazione  tra organizzazioni diverse.

Dalle indicazioni della realtà interpretate con quelle della teoria, Laura Corazza arriva a tre conclusioni che possono essere applicate in molti altri casi simili. La cross-fertilization agisce per davvero e almeno su tre livelli: il primo psicologico  (iniziare a collaborare ha un impatto emozionale e partecipativo importante), il secondo manageriale (i buoni risultati arrivano quando i manager delle realtà in gioco si parlano e collaborano per davvero), il terzo tecnico-operativo (dal collaborare insieme le imprese possono trarre motivi per nuovi servizi e nuovi prodotti).

“Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali” ha un altro pregio: è scritto con un linguaggio piano e chiaro e spiega bene un modo diverso di intendere la cultura d’impresa oggi.

Cross-fertilization tra mondo profit e imprese sociali

Laura Corazza

Impresa sociale, n. 3, aprile 2014

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