Colori d’impresa
Due libri dedicati al rapporto tra arte e Olivetti, raccontano lo spirito di un’impresa unica
Fabbrica anche come luogo di produzione di cultura. E di bellezza. Senza nascondere la fatica del lavoro e della manifattura, ma affiancando a questa, appunto, la ricerca del bello, del senso della fatica stessa. Ed è certamente Olivetti uno degli esempi più alti e importanti di questa cultura del produrre che si fa ogni giorno nuova, raccoglie dal passato e semina per il futuro. Ed è utile, quindi, apprendere quanto più possibile proprio dall’esperienza di Olivetti. Anche attraverso oggetti, immagini, testi, suggestioni di quelle che sono state la vita e lavoro di Adriano Olivetti e della sua azienda.
Ecco perché è interessante e importante leggere la serie di libri prodotti attorno all’idea di “Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile” che l’amministrazione comunale di Ivrea ha voluto trasformare in una serie di mostre e pubblicazioni (un lavoro complesso e lungo reso possibile dalla collaborazione con l’Associazione Archivio Storico Olivetti, con Olivetti/TIM e con il Museo Civico P.A. Garda di Ivrea).
Tutto ruota attorno alle opere d’arte della raccolta Olivetti che tornano alla luce per il grande pubblico. Un patrimonio culturale di opere d’arte, documenti, filmati e fotografie che la società Olivetti ha commissionato e che afferma il valore della cultura come fattore di crescita della società, dalla fabbrica al territorio.
Il secondo libro (di sei), appena pubblicato, riguarda il rapporto di collaborazione tra la Olivetti e l’artista belga Folon, assunto come caso paradigmatico dei rapporti tra l’azienda e gli artisti contemporanei. Folon ha illustrato per Olivetti la prima agenda da tavolo del 1969, ben due libri strenna negli anni Settanta, un calendario, lavorando lungamente per l’azienda, nel campo della grafica, della e del design, realizzando opere grafiche, affiche, oggetti regalo, gadget, campagne pubblicitarie. Connubio importante quello tra l’impresa e l’artista, che proprio nel libro (e nella mostra di Ivrea) trova una perfetta sintesi fatta di colori, idee, innovazioni grafiche, provocazioni d’immagine.
Un libro, quello sul rapporto tra Olivetti e Folon, che arriva dopo un’altra pubblicazione sempre legata alla stessa iniziativa che, invece, ripropone le opere d’arte della Raccolta Olivetti: qualcosa che ha cercato di rendere concreta e reale l’idea di bellezza che nelle fabbriche e negli uffici deve sempre esserci.
Adriano Olivetti, viene spiegato nelle presentazioni dei volumi, pensava che la conoscenza, la bellezza, in una parola la «grazia», dovessero accompagnare i giorni e le ore di tutte le vite umane che gli scorrevano accanto e che incontrava in fabbrica e nel mondo. Olivetti, in altri termini, pensava di dover restituire in «grazia» ciò che gli era stato concesso in sorte. E a chi gli chiedeva quale fosse il contrario del peccato rispondeva senza esitazione che fosse non la «virtù» ma la «grazia». Pensava che generare bellezza fosse un dovere.
I due libri della serie dedicata a Olivetti e alla cultura dell’impresa responsabile, raccontano perfettamente questa avventura umana e imprenditoriale.
Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile. La Collezione Olivetti
Stefano Sertoli , Costanza Casali (a cura di)
Paola Mantovani, Marcella Turchetti (testi)
Allemandi, 2021
Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile. Olivetti e l’arte: Jean-Michel Folon
Stefano Sertoli , Costanza Casali (a cura di)
Paola Mantovani, Marcella Turchetti (testi)
Allemandi, 2022
Due libri dedicati al rapporto tra arte e Olivetti, raccontano lo spirito di un’impresa unica
Fabbrica anche come luogo di produzione di cultura. E di bellezza. Senza nascondere la fatica del lavoro e della manifattura, ma affiancando a questa, appunto, la ricerca del bello, del senso della fatica stessa. Ed è certamente Olivetti uno degli esempi più alti e importanti di questa cultura del produrre che si fa ogni giorno nuova, raccoglie dal passato e semina per il futuro. Ed è utile, quindi, apprendere quanto più possibile proprio dall’esperienza di Olivetti. Anche attraverso oggetti, immagini, testi, suggestioni di quelle che sono state la vita e lavoro di Adriano Olivetti e della sua azienda.
Ecco perché è interessante e importante leggere la serie di libri prodotti attorno all’idea di “Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile” che l’amministrazione comunale di Ivrea ha voluto trasformare in una serie di mostre e pubblicazioni (un lavoro complesso e lungo reso possibile dalla collaborazione con l’Associazione Archivio Storico Olivetti, con Olivetti/TIM e con il Museo Civico P.A. Garda di Ivrea).
Tutto ruota attorno alle opere d’arte della raccolta Olivetti che tornano alla luce per il grande pubblico. Un patrimonio culturale di opere d’arte, documenti, filmati e fotografie che la società Olivetti ha commissionato e che afferma il valore della cultura come fattore di crescita della società, dalla fabbrica al territorio.
Il secondo libro (di sei), appena pubblicato, riguarda il rapporto di collaborazione tra la Olivetti e l’artista belga Folon, assunto come caso paradigmatico dei rapporti tra l’azienda e gli artisti contemporanei. Folon ha illustrato per Olivetti la prima agenda da tavolo del 1969, ben due libri strenna negli anni Settanta, un calendario, lavorando lungamente per l’azienda, nel campo della grafica, della e del design, realizzando opere grafiche, affiche, oggetti regalo, gadget, campagne pubblicitarie. Connubio importante quello tra l’impresa e l’artista, che proprio nel libro (e nella mostra di Ivrea) trova una perfetta sintesi fatta di colori, idee, innovazioni grafiche, provocazioni d’immagine.
Un libro, quello sul rapporto tra Olivetti e Folon, che arriva dopo un’altra pubblicazione sempre legata alla stessa iniziativa che, invece, ripropone le opere d’arte della Raccolta Olivetti: qualcosa che ha cercato di rendere concreta e reale l’idea di bellezza che nelle fabbriche e negli uffici deve sempre esserci.
Adriano Olivetti, viene spiegato nelle presentazioni dei volumi, pensava che la conoscenza, la bellezza, in una parola la «grazia», dovessero accompagnare i giorni e le ore di tutte le vite umane che gli scorrevano accanto e che incontrava in fabbrica e nel mondo. Olivetti, in altri termini, pensava di dover restituire in «grazia» ciò che gli era stato concesso in sorte. E a chi gli chiedeva quale fosse il contrario del peccato rispondeva senza esitazione che fosse non la «virtù» ma la «grazia». Pensava che generare bellezza fosse un dovere.
I due libri della serie dedicata a Olivetti e alla cultura dell’impresa responsabile, raccontano perfettamente questa avventura umana e imprenditoriale.
Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile. La Collezione Olivetti
Stefano Sertoli , Costanza Casali (a cura di)
Paola Mantovani, Marcella Turchetti (testi)
Allemandi, 2021
Olivetti e la cultura dell’impresa responsabile. Olivetti e l’arte: Jean-Michel Folon
Stefano Sertoli , Costanza Casali (a cura di)
Paola Mantovani, Marcella Turchetti (testi)
Allemandi, 2022