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Come imparano le imprese

Si impara provando, con l’esperienza e con la pratica. Certo, la teoria conta: dà lo schema di fondo, gli strumenti per capire e interpretare la realtà. Ma si impara per davvero sperimentando, verificando e confrontando. Anche nelle imprese. Forse soprattutto nelle imprese, costrette a mettersi in discussione con il mercato. Comprendere i meccanismi dell’apprendimento, serve quindi a tutti.

Experiential strategies for building individual absorptive capacity”  – appena pubblicato su Developments in Business Simulation and Experiential Learning  -, è utile in questo senso perché prende in considerazione i meccanismi di apprendimento collegandoli alla capacità di ogni impresa di “assorbire” la conoscenza da vari ambienti con cui entra in contatto: mercati, consumatori, sindacati, ricerca.

“Uno degli elementi chiave della competitività – spiegano gli autori all’inizio dello studio -, è la capacità di assorbimento di un’organizzazione, o la capacità di un’azienda di riconoscere il valore” delle informazioni esterne, assimilarle e applicarlo a fini commerciali.

Ma c’è un punto che spesso è stato sottovalutato: le imprese sono fatte da individui, persone con il loro carattere, con le proprie esperienze personali. Le imprese non sono macchine che imparano in modo automatico. L’apprendimento, quindi, non è un flusso omogeneo di informazioni che genera risultati uguali e costanti. L’apprendimento cambia da persona a persona. E la cultura aziendale muta ogni giorno.

Hugh M. Cannon  (Wayne State University), Bryon C. Geddes (Dixie State University), Andrew Hale Feinstein (San Jose State University), autori dell’indagine, si pongono quindi l’obiettivo di creare una “base concettuale forte” per comprendere il processo di apprendimento degli individui che si realizza in base all’esperienza. Lo scopo è quello di individuare “come gli individui assorbono conoscenze in un contesto organizzativo – spiegano gli autori -, e come vengono posti gli obiettivi di apprendimento e formazione professionale”. Ogni persona, infatti, impara partendo dalla rete sociale in cui è inserita (anche in azienda), dalla sua emotività o razionalità, dalle sue conoscenze tecniche, dalle motivazioni reali che gli vengono date, da quanto ha vissuto in precedenza.

La ricerca ragiona su questo nodo di questioni attraverso una serie di schemi che mettono insieme le caratteristiche dell’individuo (inventiva, capacità di adattamento, capacità di acquisizione), con quelle dell’organizzazione e con quelle provenienti dall’esterno. Viene anche fatto uno sforzo per schematizzare tre dimensioni della conoscenza e dell’apprendimento in azienda – una cognitiva, una affettiva e una psicomotoria – sulla base delle quali sono costruite delle griglie applicative da usare in situazioni reali.

E’ importante e non banale un passaggio conclusivo dello studio: la capacità di assorbimento di un’organizzazione dipende dalle capacità individuali, ma le due capacità non sono la stessa cosa.

Experiential strategies for building  individual absorptive capacity 

Hugh M. Cannon, Bryon C. Geddes, Andrew Hale Feinstein

Developments in Business Simulation and Experiential Learning, volume 41, 2014

Si impara provando, con l’esperienza e con la pratica. Certo, la teoria conta: dà lo schema di fondo, gli strumenti per capire e interpretare la realtà. Ma si impara per davvero sperimentando, verificando e confrontando. Anche nelle imprese. Forse soprattutto nelle imprese, costrette a mettersi in discussione con il mercato. Comprendere i meccanismi dell’apprendimento, serve quindi a tutti.

Experiential strategies for building individual absorptive capacity”  – appena pubblicato su Developments in Business Simulation and Experiential Learning  -, è utile in questo senso perché prende in considerazione i meccanismi di apprendimento collegandoli alla capacità di ogni impresa di “assorbire” la conoscenza da vari ambienti con cui entra in contatto: mercati, consumatori, sindacati, ricerca.

“Uno degli elementi chiave della competitività – spiegano gli autori all’inizio dello studio -, è la capacità di assorbimento di un’organizzazione, o la capacità di un’azienda di riconoscere il valore” delle informazioni esterne, assimilarle e applicarlo a fini commerciali.

Ma c’è un punto che spesso è stato sottovalutato: le imprese sono fatte da individui, persone con il loro carattere, con le proprie esperienze personali. Le imprese non sono macchine che imparano in modo automatico. L’apprendimento, quindi, non è un flusso omogeneo di informazioni che genera risultati uguali e costanti. L’apprendimento cambia da persona a persona. E la cultura aziendale muta ogni giorno.

Hugh M. Cannon  (Wayne State University), Bryon C. Geddes (Dixie State University), Andrew Hale Feinstein (San Jose State University), autori dell’indagine, si pongono quindi l’obiettivo di creare una “base concettuale forte” per comprendere il processo di apprendimento degli individui che si realizza in base all’esperienza. Lo scopo è quello di individuare “come gli individui assorbono conoscenze in un contesto organizzativo – spiegano gli autori -, e come vengono posti gli obiettivi di apprendimento e formazione professionale”. Ogni persona, infatti, impara partendo dalla rete sociale in cui è inserita (anche in azienda), dalla sua emotività o razionalità, dalle sue conoscenze tecniche, dalle motivazioni reali che gli vengono date, da quanto ha vissuto in precedenza.

La ricerca ragiona su questo nodo di questioni attraverso una serie di schemi che mettono insieme le caratteristiche dell’individuo (inventiva, capacità di adattamento, capacità di acquisizione), con quelle dell’organizzazione e con quelle provenienti dall’esterno. Viene anche fatto uno sforzo per schematizzare tre dimensioni della conoscenza e dell’apprendimento in azienda – una cognitiva, una affettiva e una psicomotoria – sulla base delle quali sono costruite delle griglie applicative da usare in situazioni reali.

E’ importante e non banale un passaggio conclusivo dello studio: la capacità di assorbimento di un’organizzazione dipende dalle capacità individuali, ma le due capacità non sono la stessa cosa.

Experiential strategies for building  individual absorptive capacity 

Hugh M. Cannon, Bryon C. Geddes, Andrew Hale Feinstein

Developments in Business Simulation and Experiential Learning, volume 41, 2014

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