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Come l’impresa si racconta

Una ricerca dell’Università di Napoli esplora i musei aziendali come strumenti per spiegare la cultura del produrre

Ogni impresa racconta la sua storia in un modo diverso da ogni altra. Riflesso della propria cultura, prodotto delle esperienze succedutesi nel corso del tempo, la modalità con la quale l’azienda si racconta – con testi e immagini -, indica un aspetto particolare dell’organizzazione della produzione. E’ uno dei punti da esplorare per comprendere fino in fondo la natura stessa dell’imprenditorialità che soggiace alla produzione.

E uno degli strumenti più diffusi per raccontarsi da parte delle aziende è quello del “museo d’impresa”.  Insieme di oggetti, immagini, suoni, testi e colori, il museo illustra l’azienda e fa conoscere l’impresa.

Per capire meglio l’efficacia di “musei d’impresa” è utile leggere “Quando il museo comunica l’impresa: identità organizzativa e sensemaking nel museo Salvatore Ferragamo” scritto da  Floriana Iannone (Dottore di ricerca del Dipartimento di Economia della Seconda Università di Napoli) e appena pubblicato da  “Il capitale culturale”.

Floriana Iannone parte da una considerazione: i musei d’impresa rappresentano una forma di memoria organizzativa che può e deve essere usata in maniera consapevole per lo sviluppo e la comunicazione dell’identità e dell’immagine dell’impresa.

Per sviluppare questa tesi, l’autrice esplora prima le basi teoriche del sensemaking, sostanzialmente della costruzione del senso dell’identità d’impresa che proprio attraverso il museo può essere trasmessa. Successivamente, viene effettuata un’indagine specifica sul museo di Ferragamo attraverso una serie di interviste a persone che lavorano nel museo, a manager dell’azienda e ad un consistente campione di pubblico.

Il quadro che emerge dalla ricerca, conferma la capacità dello “strumento museo d’impresa”  – se ben organizzato e gestito -, di trasmettere l’identità organizzativa aziendale, arrivando addirittura ad instaurare una sorta di “dialogo” verso l’interno e verso l’esterno, che aiuta a consolidare e tramandare i valori imprenditoriali sui quali l’azienda stessa è stata creata ed è cresciuta.

Significativa è una frase di uno dei dipendenti: “Vogliamo che si costruisca un rapporto emozionale col brand, ma il nostro scopo è anche  quello di contribuire alla crescita della cultura nel nostro campo”.

Seppur con un linguaggio non sempre facilissimo, l’articolo di ricerca di Floriana Iannaone è un buon esempio di esplorazione della cultura d’impresa “applicata”.

Quando il museo comunica l’impresa: identità organizzativa e sensemaking nel museo Salvatore Ferragamo

Floriana Iannone

“Il capitale culturale”, XIII (2016), pp. 525-553

Una ricerca dell’Università di Napoli esplora i musei aziendali come strumenti per spiegare la cultura del produrre

Ogni impresa racconta la sua storia in un modo diverso da ogni altra. Riflesso della propria cultura, prodotto delle esperienze succedutesi nel corso del tempo, la modalità con la quale l’azienda si racconta – con testi e immagini -, indica un aspetto particolare dell’organizzazione della produzione. E’ uno dei punti da esplorare per comprendere fino in fondo la natura stessa dell’imprenditorialità che soggiace alla produzione.

E uno degli strumenti più diffusi per raccontarsi da parte delle aziende è quello del “museo d’impresa”.  Insieme di oggetti, immagini, suoni, testi e colori, il museo illustra l’azienda e fa conoscere l’impresa.

Per capire meglio l’efficacia di “musei d’impresa” è utile leggere “Quando il museo comunica l’impresa: identità organizzativa e sensemaking nel museo Salvatore Ferragamo” scritto da  Floriana Iannone (Dottore di ricerca del Dipartimento di Economia della Seconda Università di Napoli) e appena pubblicato da  “Il capitale culturale”.

Floriana Iannone parte da una considerazione: i musei d’impresa rappresentano una forma di memoria organizzativa che può e deve essere usata in maniera consapevole per lo sviluppo e la comunicazione dell’identità e dell’immagine dell’impresa.

Per sviluppare questa tesi, l’autrice esplora prima le basi teoriche del sensemaking, sostanzialmente della costruzione del senso dell’identità d’impresa che proprio attraverso il museo può essere trasmessa. Successivamente, viene effettuata un’indagine specifica sul museo di Ferragamo attraverso una serie di interviste a persone che lavorano nel museo, a manager dell’azienda e ad un consistente campione di pubblico.

Il quadro che emerge dalla ricerca, conferma la capacità dello “strumento museo d’impresa”  – se ben organizzato e gestito -, di trasmettere l’identità organizzativa aziendale, arrivando addirittura ad instaurare una sorta di “dialogo” verso l’interno e verso l’esterno, che aiuta a consolidare e tramandare i valori imprenditoriali sui quali l’azienda stessa è stata creata ed è cresciuta.

Significativa è una frase di uno dei dipendenti: “Vogliamo che si costruisca un rapporto emozionale col brand, ma il nostro scopo è anche  quello di contribuire alla crescita della cultura nel nostro campo”.

Seppur con un linguaggio non sempre facilissimo, l’articolo di ricerca di Floriana Iannaone è un buon esempio di esplorazione della cultura d’impresa “applicata”.

Quando il museo comunica l’impresa: identità organizzativa e sensemaking nel museo Salvatore Ferragamo

Floriana Iannone

“Il capitale culturale”, XIII (2016), pp. 525-553

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