Come produrre benessere d’impresa
Una serie di ricerche correlate racconta le diverse modalità per mettere a punto e gestire con efficacia il welfare aziendale
La buona impresa produce benessere. E non solo attraverso ciò che direttamente ottiene attraverso la sua organizzazione produttiva. C’è anche dell’altro. Presenza fissa – non solo da oggi -, in un’azienda gestita correttamente, ciò che adesso viene indicato come welfare aziendale è ormai uno degli elementi fondanti una cultura d’impresa che sia davvero a tutto tondo. Con tutte le sfaccettature del caso, dettate dal territorio, dagli ambienti, dalle storie umane. Raccontarne le esperienze e importante, leggerne le vicende è anche interessante. Per questo è utile la raccolta di ricerche contenute in “Progettare un welfare aziendale condiviso” curata da Marino Cavallo e Daniela Oliva.
Le indagini ruotano attorno alla attività di riflessione e testimonianza maturata nel corso di alcuni progetti e attività che hanno visto la Città Metropolitana (e prima Provincia) di Bologna protagonista e sostenitrice attiva di politiche pubbliche finalizzate a sostenere e valorizzare il lavoro, con particolare attenzione a quello femminile, a promuovere sinergie con le politiche delle imprese sui temi della conciliazione tra vita professionale e privata, delle pari opportunità di genere, del welfare aziendale e, più in generale, della responsabilità sociale. Punto concreto d’azione, sono stati “laboratori” di volta in volta attivati d’accordo fra Istituzioni e imprese e che vengono analizzati dalle indagini stesse di cui la raccolta dà conto. Chi legge, oltre ad un buon inquadramento teorico e di metodo sul significato del welfare aziendale e dei meccanismi di collaborazione fra pubblico e privato, trova anche una serie di esempi d’impresa. E’ il caso del Gruppo Hera (una delle aziende energetiche più importanti del Paese), Domus Nova (un ospedale privato di Ravenna), Crif Bologna (azienda che si occupa di analisi e servizi per il sistema bancario e finanziario).
L’insieme delle ricerche delinea così una sorta di circolo virtuoso i cui effetti ricadono sulle comunità locali e che è composto da politiche pubbliche e private orientate entrambe all’accrescimento del ruolo sociale della produzione e dei sistemi di produzione. Welfare aziendale, appunto, che diventa condiviso al di là della fabbrica e dell’ufficio.
Progettare un welfare aziendale condiviso
A cura di Marino Cavallo e Daniela Oliva
CLUEB, 2017
Una serie di ricerche correlate racconta le diverse modalità per mettere a punto e gestire con efficacia il welfare aziendale
La buona impresa produce benessere. E non solo attraverso ciò che direttamente ottiene attraverso la sua organizzazione produttiva. C’è anche dell’altro. Presenza fissa – non solo da oggi -, in un’azienda gestita correttamente, ciò che adesso viene indicato come welfare aziendale è ormai uno degli elementi fondanti una cultura d’impresa che sia davvero a tutto tondo. Con tutte le sfaccettature del caso, dettate dal territorio, dagli ambienti, dalle storie umane. Raccontarne le esperienze e importante, leggerne le vicende è anche interessante. Per questo è utile la raccolta di ricerche contenute in “Progettare un welfare aziendale condiviso” curata da Marino Cavallo e Daniela Oliva.
Le indagini ruotano attorno alla attività di riflessione e testimonianza maturata nel corso di alcuni progetti e attività che hanno visto la Città Metropolitana (e prima Provincia) di Bologna protagonista e sostenitrice attiva di politiche pubbliche finalizzate a sostenere e valorizzare il lavoro, con particolare attenzione a quello femminile, a promuovere sinergie con le politiche delle imprese sui temi della conciliazione tra vita professionale e privata, delle pari opportunità di genere, del welfare aziendale e, più in generale, della responsabilità sociale. Punto concreto d’azione, sono stati “laboratori” di volta in volta attivati d’accordo fra Istituzioni e imprese e che vengono analizzati dalle indagini stesse di cui la raccolta dà conto. Chi legge, oltre ad un buon inquadramento teorico e di metodo sul significato del welfare aziendale e dei meccanismi di collaborazione fra pubblico e privato, trova anche una serie di esempi d’impresa. E’ il caso del Gruppo Hera (una delle aziende energetiche più importanti del Paese), Domus Nova (un ospedale privato di Ravenna), Crif Bologna (azienda che si occupa di analisi e servizi per il sistema bancario e finanziario).
L’insieme delle ricerche delinea così una sorta di circolo virtuoso i cui effetti ricadono sulle comunità locali e che è composto da politiche pubbliche e private orientate entrambe all’accrescimento del ruolo sociale della produzione e dei sistemi di produzione. Welfare aziendale, appunto, che diventa condiviso al di là della fabbrica e dell’ufficio.
Progettare un welfare aziendale condiviso
A cura di Marino Cavallo e Daniela Oliva
CLUEB, 2017