Complicate imprese imprevedibili
C’è la teoria e c’è la pratica. Ci sono le certezze e ci sono le sorprese. Anche nelle imprese, come nella politica, nella storia, nell’economia, in ogni campo dell’attività umana. E, spesso, la pratica supera la teoria e la surclassa in fantasia e in complessità. E le sorprese azzerano le certezze tanto da farle diventare delle banalità. Accade, lo si è detto, anche nelle aziende, che sono fatte di uomini e donne, non solo di manuali di gestione e di produzione applicati dalle macchine. Per questo, fra l’altro, anche le imprese fanno cultura, pur nella loro imprevedibilità.
“Parkinson’s Law” – libro di Cyril Northcote Parkinson uscito la prima volta nel 1955 e appena ripubblicato sotto forma di e-book -, serve proprio per capire meglio quanto la realtà sia molto più complessa (e talvolta bella), della teoria. E quanto – fra l’altro – un tema così complesso possa essere, invece, affrontato con precisa soavità.
La prima frase del libro, appare sibillina: “Il lavoro si espande fino a occupare tutto il tempo necessario a portarlo a termine”. In realtà, indica una condizione di fatto comune a moltissime organizzazioni e imprese: la complessità della struttura è indipendente da quello che occorre davvero fare. In tempi di ricerca dell’efficienza più elevata e dell’abbattimento di costi più forte possibile, il tema della comprensione della complessità organizzativa – e dei suoi guai – passa anche dalla lettura di Parkinson. Che descrive il tutto in dieci passaggi che, partendo appunto dalla formulazione della “Legge di Parkinson”, prendono in considerazione i diversi aspetti delle organizzazioni legate al personale, ai meccanismi di selezione, alla formazione delle opinioni e delle indicazioni operative, all’articolazione stessa degli uffici, all’amministrazione, ai rapporti di forza, ai segni del “potere” aziendale, fino ad arrivare alla scansione delle diverse fasi della vita lavorativa dei singoli.
Pensata per le grandi organizzazioni (pubbliche e private), la “Legge di Parkinson”, indica i rischi che corrono tutte le imprese nel momento della loro espansione, ma anche dove possono essere molte delle cause delle attuali inefficienze pubbliche e private. Tutto raccontato con serio umorismo anglosassone.
Cyril Northcote Parkinson ha prodotto un libro (contenuto in poco più di cento pagine), che fa arrabbiare quasi tutti ma che è un esempio inimitabile di cultura d’impresa al massimo livello, con tono apparentemente leggero e frivolo ma denso di analisi sul campo. Un’analisi che si arricchisce, cinquant’anni dopo la prima edizione, di una serie di citazioni che costituiscono un po’ l’eredità di Parkinson e che lanciano ulteriori provocazioni. Una fra tutte quelle che riflettono bene lo spirito di Parkinson dice: “Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola” (Voltaire).
La legge di Parkinson
Cyril Northcote Parkinson
Monti&Ambrosini, marzo 2014
C’è la teoria e c’è la pratica. Ci sono le certezze e ci sono le sorprese. Anche nelle imprese, come nella politica, nella storia, nell’economia, in ogni campo dell’attività umana. E, spesso, la pratica supera la teoria e la surclassa in fantasia e in complessità. E le sorprese azzerano le certezze tanto da farle diventare delle banalità. Accade, lo si è detto, anche nelle aziende, che sono fatte di uomini e donne, non solo di manuali di gestione e di produzione applicati dalle macchine. Per questo, fra l’altro, anche le imprese fanno cultura, pur nella loro imprevedibilità.
“Parkinson’s Law” – libro di Cyril Northcote Parkinson uscito la prima volta nel 1955 e appena ripubblicato sotto forma di e-book -, serve proprio per capire meglio quanto la realtà sia molto più complessa (e talvolta bella), della teoria. E quanto – fra l’altro – un tema così complesso possa essere, invece, affrontato con precisa soavità.
La prima frase del libro, appare sibillina: “Il lavoro si espande fino a occupare tutto il tempo necessario a portarlo a termine”. In realtà, indica una condizione di fatto comune a moltissime organizzazioni e imprese: la complessità della struttura è indipendente da quello che occorre davvero fare. In tempi di ricerca dell’efficienza più elevata e dell’abbattimento di costi più forte possibile, il tema della comprensione della complessità organizzativa – e dei suoi guai – passa anche dalla lettura di Parkinson. Che descrive il tutto in dieci passaggi che, partendo appunto dalla formulazione della “Legge di Parkinson”, prendono in considerazione i diversi aspetti delle organizzazioni legate al personale, ai meccanismi di selezione, alla formazione delle opinioni e delle indicazioni operative, all’articolazione stessa degli uffici, all’amministrazione, ai rapporti di forza, ai segni del “potere” aziendale, fino ad arrivare alla scansione delle diverse fasi della vita lavorativa dei singoli.
Pensata per le grandi organizzazioni (pubbliche e private), la “Legge di Parkinson”, indica i rischi che corrono tutte le imprese nel momento della loro espansione, ma anche dove possono essere molte delle cause delle attuali inefficienze pubbliche e private. Tutto raccontato con serio umorismo anglosassone.
Cyril Northcote Parkinson ha prodotto un libro (contenuto in poco più di cento pagine), che fa arrabbiare quasi tutti ma che è un esempio inimitabile di cultura d’impresa al massimo livello, con tono apparentemente leggero e frivolo ma denso di analisi sul campo. Un’analisi che si arricchisce, cinquant’anni dopo la prima edizione, di una serie di citazioni che costituiscono un po’ l’eredità di Parkinson e che lanciano ulteriori provocazioni. Una fra tutte quelle che riflettono bene lo spirito di Parkinson dice: “Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola” (Voltaire).
La legge di Parkinson
Cyril Northcote Parkinson
Monti&Ambrosini, marzo 2014