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Conoscere ciò che c’è fuori dalla fabbrica

L’ultimo rapporto di Banca d’Italia sulla situazione dell’industria è uno strumento di cultura e di crescita d’impresa

La buona impresa è attenta a tutto ciò che accade al di fuori delle mura delle proprie fabbriche. Questione di cultura, ma anche di consapevolezza che quanto avviene oltre gli stabilimenti influenza anche (e spesso molto) i risultati della produzione. Per questo, i veri imprenditori e i buoni manager leggono i giornali al di là delle rassegne stampa. Ed è per questo che tra le letture devono anche esserci i resoconti che gli uffici di Banca d’Italia effettuano periodicamente sullo stato dell’economia e della produzione nazionale. Ricerche che devono costituire il bagaglio conoscitivo (e culturale) di ogni organizzazione della produzione.

E’ il caso del Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, appena reso noto dall’Istituto Centrale, che rappresenta la fotografia fedele dello stato di salute e delle aspettative della produzione industriale italiana. La sintesi di Banca d’Italia, in altre parole, delinea il contesto entro il quale ogni singola azienda agisce.

Ed è anche da questi documenti che si deduce la vitalità della cultura d’impresa italiana. Così, Banca d’Italia fa notare che “i giudizi delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi con almeno 20 addetti indicano una decisa crescita delle vendite nei primi nove mesi dell’anno, sia nel mercato interno sia in quello estero. Circa il 70 per cento delle imprese industriali e il 60 per cento di quelle dei servizi si attendono di recuperare o superare i livelli precedenti la pandemia entro l’anno”. Resilienza e resistenza, dunque. Che servono per sottrarsi non solo dagli effetti di medio periodo di una pandemia, ma anche da quelli di situazioni contingenti come il costo delle materie prime. Ma, nonostante tutto, “circa metà delle imprese si attende un’espansione delle vendite nei prossimi sei mesi”. Mentre “i piani di investimento formulati alla fine dello scorso anno, mediamente espansivi, sono stati realizzati da due terzi delle imprese; le restanti hanno in larga parte effettuato una spesa superiore alle previsioni iniziali, sostenuta principalmente dall’evoluzione positiva della domanda”.

Economia che riparte, cultura del produrre che la sostiene. Lavoro che riprende, benessere che, seppur lentamente, trona a crescere. Certo, non basta un rapporto a dissipare tutti i problemi, così come non basta qualche giorno a costruire cuna consapevolezza d’impresa che sia davvero tale. Ma vale quanto detto all’inizio: la conoscenza serve per crescere e svilupparsi. Anche per le imprese. Ecco perché leggere il “Sondaggio” di Banca d’Italia fa bene a tutti.

Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi

AA.VV.

Banca d’Italia, Statistiche, 8 novembre 2021

L’ultimo rapporto di Banca d’Italia sulla situazione dell’industria è uno strumento di cultura e di crescita d’impresa

La buona impresa è attenta a tutto ciò che accade al di fuori delle mura delle proprie fabbriche. Questione di cultura, ma anche di consapevolezza che quanto avviene oltre gli stabilimenti influenza anche (e spesso molto) i risultati della produzione. Per questo, i veri imprenditori e i buoni manager leggono i giornali al di là delle rassegne stampa. Ed è per questo che tra le letture devono anche esserci i resoconti che gli uffici di Banca d’Italia effettuano periodicamente sullo stato dell’economia e della produzione nazionale. Ricerche che devono costituire il bagaglio conoscitivo (e culturale) di ogni organizzazione della produzione.

E’ il caso del Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, appena reso noto dall’Istituto Centrale, che rappresenta la fotografia fedele dello stato di salute e delle aspettative della produzione industriale italiana. La sintesi di Banca d’Italia, in altre parole, delinea il contesto entro il quale ogni singola azienda agisce.

Ed è anche da questi documenti che si deduce la vitalità della cultura d’impresa italiana. Così, Banca d’Italia fa notare che “i giudizi delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi con almeno 20 addetti indicano una decisa crescita delle vendite nei primi nove mesi dell’anno, sia nel mercato interno sia in quello estero. Circa il 70 per cento delle imprese industriali e il 60 per cento di quelle dei servizi si attendono di recuperare o superare i livelli precedenti la pandemia entro l’anno”. Resilienza e resistenza, dunque. Che servono per sottrarsi non solo dagli effetti di medio periodo di una pandemia, ma anche da quelli di situazioni contingenti come il costo delle materie prime. Ma, nonostante tutto, “circa metà delle imprese si attende un’espansione delle vendite nei prossimi sei mesi”. Mentre “i piani di investimento formulati alla fine dello scorso anno, mediamente espansivi, sono stati realizzati da due terzi delle imprese; le restanti hanno in larga parte effettuato una spesa superiore alle previsioni iniziali, sostenuta principalmente dall’evoluzione positiva della domanda”.

Economia che riparte, cultura del produrre che la sostiene. Lavoro che riprende, benessere che, seppur lentamente, trona a crescere. Certo, non basta un rapporto a dissipare tutti i problemi, così come non basta qualche giorno a costruire cuna consapevolezza d’impresa che sia davvero tale. Ma vale quanto detto all’inizio: la conoscenza serve per crescere e svilupparsi. Anche per le imprese. Ecco perché leggere il “Sondaggio” di Banca d’Italia fa bene a tutti.

Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi

AA.VV.

Banca d’Italia, Statistiche, 8 novembre 2021

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