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Cooperare per crescere

Far ripartire le aziende, soffiare sulla crescita e sullo sviluppo, guardare con occhi diversi alla gestione aziendale, al profitto, al lavoro. Tutti traguardi che molti tentano di raggiungere e che sono allacciati a filo doppio all’etica delle imprese e della produzione, alla responsabilità sociale degli imprenditori e, in definitiva, ad un approccio ai temi della produzione e della società che guardi meno al materiale e più all’uomo.

Si tratta del nocciolo di questioni che Laura Salvan (tesista di Ca’ Foscari), ha affrontato in “Cultural responsibility. Small steps to restore anthropology in economic behaviour. Interviews and best practices”, un lavoro che, come spiega la stessa Salvan, “riflette sul concetto di  Responsabilità Culturale (RC), che coniuga i due termini di responsabilità e cultura.  Responsabilità è il dovere etico di garantire tanto alle generazioni presenti quanto a quelle future la possibilità di soddisfare i propri bisogni, le proprie aspirazioni, e di vivere le vite che hanno ragione di apprezzare. Cultura in senso antropologico considera gli individui come sistemi di credenze, simboli, spiritualità, immaginazione e razionalità che permette loro di rappresentare il mondo che li circonda all’interno dei diversi contesti di socializzazione in cui sono inseriti”.

Quello della Salvan, però, non un lavoro meramente accademico, ma un’esplorazione fatta di teoria e pratica che cerca di mettere insieme la Responsabilità Culturale, appunto, e  la consuetudine – dove già esiste – della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI).

“Si potrebbe affermare che la RC – dice Salvan – è  un’implicazione della RSI nel momento in cui si pone lo sviluppo culturale degli individui quale fine primario di ogni comportamento economico”. Una condizione che può essere considerata avveniristica  se si guarda a molte aree produttive italiane e non, e se ci si ferma alla attuale difficile congiuntura, ma che assume connotati diversi se ci si sforza di andare oltre il contingente.

Salvan si basa quindi su una serie di principi ed esempi concreti tratti da una serie di interviste e dall’analisi di alcuni casi aziendali e sociali come quelli di Libera e di Banca Popolare Etica spa, oltre che di varie Fondazioni.

La conclusione è una proposta. “Fondare il comportamento economico moderno sull’antropologia, attraverso forme di cooperazione sociale, potrebbe essere una delle possibili vie di uscita dalla crisi che stiamo vivendo”.

Cultural Responsibility. Small steps to restore anthropology in economic behaviour. Interviews and best practices

Laura Salvan

Ca’ Foscari – Corso di Laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle attività culturali (EGArt), 2011/2012.

Far ripartire le aziende, soffiare sulla crescita e sullo sviluppo, guardare con occhi diversi alla gestione aziendale, al profitto, al lavoro. Tutti traguardi che molti tentano di raggiungere e che sono allacciati a filo doppio all’etica delle imprese e della produzione, alla responsabilità sociale degli imprenditori e, in definitiva, ad un approccio ai temi della produzione e della società che guardi meno al materiale e più all’uomo.

Si tratta del nocciolo di questioni che Laura Salvan (tesista di Ca’ Foscari), ha affrontato in “Cultural responsibility. Small steps to restore anthropology in economic behaviour. Interviews and best practices”, un lavoro che, come spiega la stessa Salvan, “riflette sul concetto di  Responsabilità Culturale (RC), che coniuga i due termini di responsabilità e cultura.  Responsabilità è il dovere etico di garantire tanto alle generazioni presenti quanto a quelle future la possibilità di soddisfare i propri bisogni, le proprie aspirazioni, e di vivere le vite che hanno ragione di apprezzare. Cultura in senso antropologico considera gli individui come sistemi di credenze, simboli, spiritualità, immaginazione e razionalità che permette loro di rappresentare il mondo che li circonda all’interno dei diversi contesti di socializzazione in cui sono inseriti”.

Quello della Salvan, però, non un lavoro meramente accademico, ma un’esplorazione fatta di teoria e pratica che cerca di mettere insieme la Responsabilità Culturale, appunto, e  la consuetudine – dove già esiste – della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI).

“Si potrebbe affermare che la RC – dice Salvan – è  un’implicazione della RSI nel momento in cui si pone lo sviluppo culturale degli individui quale fine primario di ogni comportamento economico”. Una condizione che può essere considerata avveniristica  se si guarda a molte aree produttive italiane e non, e se ci si ferma alla attuale difficile congiuntura, ma che assume connotati diversi se ci si sforza di andare oltre il contingente.

Salvan si basa quindi su una serie di principi ed esempi concreti tratti da una serie di interviste e dall’analisi di alcuni casi aziendali e sociali come quelli di Libera e di Banca Popolare Etica spa, oltre che di varie Fondazioni.

La conclusione è una proposta. “Fondare il comportamento economico moderno sull’antropologia, attraverso forme di cooperazione sociale, potrebbe essere una delle possibili vie di uscita dalla crisi che stiamo vivendo”.

Cultural Responsibility. Small steps to restore anthropology in economic behaviour. Interviews and best practices

Laura Salvan

Ca’ Foscari – Corso di Laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle attività culturali (EGArt), 2011/2012.

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