Cosa accade quando si esplorano nuovi mercati?
Quando un’impresa parte alla conquista di nuovi mercati, deve anche cambiare la propria cultura. E, quindi, l’organizzazione con la quale lavora, il modo con cui decide, gli occhi con i quali si guarda e guarda al mondo. Cosa non facile da farsi, soprattutto quando a cambiare devono essere persone e processi. E’ importante quindi capire come farlo e quando farlo. Ne va, in definitiva, del destino dell’impresa stessa e di chi vi lavora.
“Quality Management and Supply Chain Management Integration: A Conceptual Model” di Ana Cristina Fernandes, Paulo Sampaio e Maria do Sameiro Carvalho (del Systems and Production Department, University of Minho, in Portogallo), pubblicato qualche settimana fa nei Proceedings of the 2014 International Conference on Industrial Engineering and Operations Management (Bali, Indonesia), serve a questo scopo.
“Le recenti tendenze nel mondo degli affari – spiegano i tre ricercatori -, hanno costretto le aziende a espandere le loro attività in nuove regioni dove possono trovare manodopera qualificata , minori costi di produzione , elevata disponibilità di materie prime”. Tutto questo, però, dà “luogo ad una più ampia catena di forniture complesse, ma porta anche a nuove opportunità di sfruttamento dei propri vantaggi competitivi”.
Servono nuovi modelli organizzativi all’interno e all’esterno dell’impresa. Occorre, cioè, cambiare mentalità, approccio produttivo, visione del mercato. Il traguardo da raggiungere è quello, spiegano sempre gli autori, di “fornire un servizio di eccellenza per soddisfare i clienti” e quindi “produrre valore e ottimizzare la redditività” ma in un ambiente nuovo rispetto a prima.
Per raggiungere la meta, si può partire da due strumenti: il “total quality management” e il “supply chain management”. Occorre cioè, elevare e generalizzare la qualità di gestione, così come coordinare il flusso produttivo dall’arrivo delle materie prime al prodotto finale. Anche così, tuttavia, l’impresa può ancora non farcela.
Ciò che serve per Cristina Fernandes e i suoi collaboratori, è un’integrazione fra questi due metodi. E per spiegarsi meglio, i ricercatori portoghesi ricorrono ad un ampio schema che si concretizza in un disegno che raffigura l’unione di metodi di management e di organizzazione della produzione in un solo processo che mette insieme pressioni e sollecitazioni esterne, opportunità e resistenze interne. Ne nasce un modello a sei dimensioni che tengono conto di: gestione, strategia e pianificazione, poi coinvolgimento e impegno degli stakeholders e dei dipendenti, livelli di informazione e integrazione, relazioni con i fornitori, leadership gestionale, miglioramento continuo e innovazione.
E’ nel centro di questo modello che prende forma una nuova cultura d’impresa che l’azienda deve darsi. Una cultura aperta all’esplorazione di nuovi mercati e alla sperimentazione di nuove soluzioni produttive e gestionali.
Lo studio elaborato da Feranandes, Sampaio e Sameiro Carvalho riesce, in poche pagine, a fornire un’idea precisa di dove occorre andare a cercare per comprendere meglio cosa fa un’impresa quando vince sui nuovi mercati. E quale cultura nasca da tutto questo.
Quality Management and Supply Chain Management Integration: A Conceptual Model
Ana Cristina Fernandes, Paulo Sampaio, Maria do Sameiro Carvalho
Systems and Production Department, University of Minho, Braga, Portugal
In “Proceedings of the 2014 International Conference on Industrial Engineering and Operations Management”, Bali, Indonesia, January 7 – 9, 2014
Quando un’impresa parte alla conquista di nuovi mercati, deve anche cambiare la propria cultura. E, quindi, l’organizzazione con la quale lavora, il modo con cui decide, gli occhi con i quali si guarda e guarda al mondo. Cosa non facile da farsi, soprattutto quando a cambiare devono essere persone e processi. E’ importante quindi capire come farlo e quando farlo. Ne va, in definitiva, del destino dell’impresa stessa e di chi vi lavora.
“Quality Management and Supply Chain Management Integration: A Conceptual Model” di Ana Cristina Fernandes, Paulo Sampaio e Maria do Sameiro Carvalho (del Systems and Production Department, University of Minho, in Portogallo), pubblicato qualche settimana fa nei Proceedings of the 2014 International Conference on Industrial Engineering and Operations Management (Bali, Indonesia), serve a questo scopo.
“Le recenti tendenze nel mondo degli affari – spiegano i tre ricercatori -, hanno costretto le aziende a espandere le loro attività in nuove regioni dove possono trovare manodopera qualificata , minori costi di produzione , elevata disponibilità di materie prime”. Tutto questo, però, dà “luogo ad una più ampia catena di forniture complesse, ma porta anche a nuove opportunità di sfruttamento dei propri vantaggi competitivi”.
Servono nuovi modelli organizzativi all’interno e all’esterno dell’impresa. Occorre, cioè, cambiare mentalità, approccio produttivo, visione del mercato. Il traguardo da raggiungere è quello, spiegano sempre gli autori, di “fornire un servizio di eccellenza per soddisfare i clienti” e quindi “produrre valore e ottimizzare la redditività” ma in un ambiente nuovo rispetto a prima.
Per raggiungere la meta, si può partire da due strumenti: il “total quality management” e il “supply chain management”. Occorre cioè, elevare e generalizzare la qualità di gestione, così come coordinare il flusso produttivo dall’arrivo delle materie prime al prodotto finale. Anche così, tuttavia, l’impresa può ancora non farcela.
Ciò che serve per Cristina Fernandes e i suoi collaboratori, è un’integrazione fra questi due metodi. E per spiegarsi meglio, i ricercatori portoghesi ricorrono ad un ampio schema che si concretizza in un disegno che raffigura l’unione di metodi di management e di organizzazione della produzione in un solo processo che mette insieme pressioni e sollecitazioni esterne, opportunità e resistenze interne. Ne nasce un modello a sei dimensioni che tengono conto di: gestione, strategia e pianificazione, poi coinvolgimento e impegno degli stakeholders e dei dipendenti, livelli di informazione e integrazione, relazioni con i fornitori, leadership gestionale, miglioramento continuo e innovazione.
E’ nel centro di questo modello che prende forma una nuova cultura d’impresa che l’azienda deve darsi. Una cultura aperta all’esplorazione di nuovi mercati e alla sperimentazione di nuove soluzioni produttive e gestionali.
Lo studio elaborato da Feranandes, Sampaio e Sameiro Carvalho riesce, in poche pagine, a fornire un’idea precisa di dove occorre andare a cercare per comprendere meglio cosa fa un’impresa quando vince sui nuovi mercati. E quale cultura nasca da tutto questo.
Quality Management and Supply Chain Management Integration: A Conceptual Model
Ana Cristina Fernandes, Paulo Sampaio, Maria do Sameiro Carvalho
Systems and Production Department, University of Minho, Braga, Portugal
In “Proceedings of the 2014 International Conference on Industrial Engineering and Operations Management”, Bali, Indonesia, January 7 – 9, 2014