Crisi positive
Due studiosi della società ragionano in un libro sulla realtà difficile dell’oggi per arrivare a definire un possibile migliore domani
La crisi come strumento di crescita e sviluppo. Condizione difficile da concepire, eppure condizione che costituisce spesso l’unica possibile per uscire davvero dalle situazioni critiche. Accade anche oggi per tutte le componenti di una società alle prese con una pandemia che non accenna a mollare la stretta. L’atteggiamento “propositivo” di fronte alla pandemia – così come davanti ad altre questioni -, vale anche per il sistema della produzione. E’, evidentemente, qualcosa che implica anche una sorta di salto di livello culturale che tocca tutti.
Fa bene a tutti, quindi, leggere “Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo”, scritto da Chiara Giaccardi e Mauro Magatti che affronta la situazione nella quale il mondo si è ritrovato con un ampio bagaglio di strumenti e partendo dalla formazione sociologica e antropologica dei due autori.
La crisi pandemica – è il punto di partenza di Giaccardi e Magatti -, può essere assunta come una lente per leggere il nostro tempo, come un telescopio per guardare più lontano. L’idea di fondo che il libro cerca di trasmettere, è che Covid-19 non sia solo una sventura che interrompe una corsa da rimettere il prima possibile sui binari, ma una frattura che è anche una rivelazione, di limiti e insieme di possibilità. L’occasione per un avvenire inedito anziché per un divenire inerziale. Il libro, nemmeno duecento pagine da leggere con attenzione, si dipana quindi tra i due opposti: le possibilità rivelate accanto ai limiti constatati.
L’impegno letterario di Giaccardi e Magatti, è interessante anche per l’articolazione del testo che i due autori hanno scelto. Cinque capitoli, basati ognuno su una triade di concetti legati ad un particolare aspetto della realtà. Scrivono i due autori: “Il problema è che, grazie allo straordinario sviluppo degli ultimi due secoli, in una società avanzata i rischi non attengono più semplicemente agli esiti di una singola decisione, ma nascono dagli effetti aggregati dell’intera organizzazione sociale”.
“Nella fine è l’inizio”, contiene un messaggio positivo che inizia dal ragionamento attorno alla realtà dell’oggi, per arrivare a trasformare quella che alcuni pensano come “la fine del mondo” nel principio di un nuovo modo di vivere.
Chiara Giaccardi, Mauro Magatti
Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo
il Mulino, 2020
Due studiosi della società ragionano in un libro sulla realtà difficile dell’oggi per arrivare a definire un possibile migliore domani
La crisi come strumento di crescita e sviluppo. Condizione difficile da concepire, eppure condizione che costituisce spesso l’unica possibile per uscire davvero dalle situazioni critiche. Accade anche oggi per tutte le componenti di una società alle prese con una pandemia che non accenna a mollare la stretta. L’atteggiamento “propositivo” di fronte alla pandemia – così come davanti ad altre questioni -, vale anche per il sistema della produzione. E’, evidentemente, qualcosa che implica anche una sorta di salto di livello culturale che tocca tutti.
Fa bene a tutti, quindi, leggere “Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo”, scritto da Chiara Giaccardi e Mauro Magatti che affronta la situazione nella quale il mondo si è ritrovato con un ampio bagaglio di strumenti e partendo dalla formazione sociologica e antropologica dei due autori.
La crisi pandemica – è il punto di partenza di Giaccardi e Magatti -, può essere assunta come una lente per leggere il nostro tempo, come un telescopio per guardare più lontano. L’idea di fondo che il libro cerca di trasmettere, è che Covid-19 non sia solo una sventura che interrompe una corsa da rimettere il prima possibile sui binari, ma una frattura che è anche una rivelazione, di limiti e insieme di possibilità. L’occasione per un avvenire inedito anziché per un divenire inerziale. Il libro, nemmeno duecento pagine da leggere con attenzione, si dipana quindi tra i due opposti: le possibilità rivelate accanto ai limiti constatati.
L’impegno letterario di Giaccardi e Magatti, è interessante anche per l’articolazione del testo che i due autori hanno scelto. Cinque capitoli, basati ognuno su una triade di concetti legati ad un particolare aspetto della realtà. Scrivono i due autori: “Il problema è che, grazie allo straordinario sviluppo degli ultimi due secoli, in una società avanzata i rischi non attengono più semplicemente agli esiti di una singola decisione, ma nascono dagli effetti aggregati dell’intera organizzazione sociale”.
“Nella fine è l’inizio”, contiene un messaggio positivo che inizia dal ragionamento attorno alla realtà dell’oggi, per arrivare a trasformare quella che alcuni pensano come “la fine del mondo” nel principio di un nuovo modo di vivere.
Chiara Giaccardi, Mauro Magatti
Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo
il Mulino, 2020