Cultura del lavoro d’impresa
Messi a fuoco la situazione e le possibili evoluzioni dei legami tra formazione, mercato del lavoro e imprese
Lo si è già detto varie volte: imprenditori si nasce, ma si può anche diventarlo. Così come si può diventare bravi lavoratori. Questione di crescita e di formazione, oltre che di passione. Ma cosa non sempre facile da realizzare nella gran parte dei casi. Formazione, mercato del lavoro e imprese, sono da sempre le parti di una triade che spesso stenta a formarsi armoniosamente.
“Lo sviluppo di employability in alta formazione. Il ruolo dei career service”, pubblicato recentemente e scritto da Vanna Boffo insieme a Carlo Terzaroli, aiuta a comprendere meglio le relazioni attive, o da attivare, proprio nell’ambito dei collegamento fra formazione (universitaria), lavoro e imprese. In particolare l’indagine illustra lo stato di avanzamento di un progetto di ricerca esplorativa che ha l’obiettivo di indagare le esperienze di connessione tra università e mondo del lavoro. Spiegano i due autori: “Attraverso lo studio delle buone pratiche di Career Service sarà possibile individuare la connessione tra didattica, ricerca e terza missione nella prospettiva di comprendere i trend dell’alta formazione del futuro”.
Il lavoro inizia ragionando in termini teorici sul concetto di employability (di fatto quasi intraducibile in italiano), del quale viene ripercorsa rapidamente la storia e l’evoluzione e del quale si individuano gli aspetti più importanti per l’oggetto della ricerca. Boffo e Terzaroli passano poi ad indicare i modelli di employability più diffusi a livello mondiale per arrivare quindi ad analizzare più da vicino il modello di connessione fra formazione universitaria e mercato del lavoro prima in termini generali e poi in Italia. Aiuta a chiarire questo passaggio cruciale dell’articolo, una tabella che mette a confronto di diversi metodi utilizzati dai principali atenei e politecnici italiani.
“Sostenere la crescita dei giovani adulti, come uomini, come cittadini e come futuri lavoratori, è compito primario della pedagogia – spiegano quindi i due autori -. Oggi più che mai, di fronte alle criticità della disoccupazione e al preoccupante impatto sulla costruzione dei percorsi di vita, emerge la necessità di prendersi cura dei soggetti anche su questo aspetto. L’inserimento e la permanenza nel lavoro costituiscono, in questo quadro, strumenti indispensabili per la formazione della persona e per la sua inclusione sociale”.
Ma ciò che più conta secondo Boffo e Terzaroli è che le ultime evoluzioni dei metodi di employability ottengono il risultato di proiettare “il Job Placement nel futuro” attraverso “l’attenzione alle strategie di costruzione di percorsi di imprenditività e imprenditorialità attraverso l’innovazione didattica extracurriculare per la costruzione di una cultura d’impresa personale e sociale”.
Chiarissimo è uno dei passaggi finali dell’articolo: “Oggi, il lavoro non soltanto può essere trovato, ma sempre più può essere costruito e creato, grazie all’applicazione innovativa di conoscenze e competenze. Ciò significa non soltanto un’attenzione alla costruzione ex-novo di imprese, spin–off o start–up, ma la capacità di individuare, anche all’interno di contesti lavorativi già strutturati, nuovi filoni e opportunità di sviluppo”.
Lo sviluppo di employability in alta formazione. Il ruolo dei career service
Vanna Boffo, Carlo Terzaroli
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni, 7(2) 2017, pp. 437-467
Messi a fuoco la situazione e le possibili evoluzioni dei legami tra formazione, mercato del lavoro e imprese
Lo si è già detto varie volte: imprenditori si nasce, ma si può anche diventarlo. Così come si può diventare bravi lavoratori. Questione di crescita e di formazione, oltre che di passione. Ma cosa non sempre facile da realizzare nella gran parte dei casi. Formazione, mercato del lavoro e imprese, sono da sempre le parti di una triade che spesso stenta a formarsi armoniosamente.
“Lo sviluppo di employability in alta formazione. Il ruolo dei career service”, pubblicato recentemente e scritto da Vanna Boffo insieme a Carlo Terzaroli, aiuta a comprendere meglio le relazioni attive, o da attivare, proprio nell’ambito dei collegamento fra formazione (universitaria), lavoro e imprese. In particolare l’indagine illustra lo stato di avanzamento di un progetto di ricerca esplorativa che ha l’obiettivo di indagare le esperienze di connessione tra università e mondo del lavoro. Spiegano i due autori: “Attraverso lo studio delle buone pratiche di Career Service sarà possibile individuare la connessione tra didattica, ricerca e terza missione nella prospettiva di comprendere i trend dell’alta formazione del futuro”.
Il lavoro inizia ragionando in termini teorici sul concetto di employability (di fatto quasi intraducibile in italiano), del quale viene ripercorsa rapidamente la storia e l’evoluzione e del quale si individuano gli aspetti più importanti per l’oggetto della ricerca. Boffo e Terzaroli passano poi ad indicare i modelli di employability più diffusi a livello mondiale per arrivare quindi ad analizzare più da vicino il modello di connessione fra formazione universitaria e mercato del lavoro prima in termini generali e poi in Italia. Aiuta a chiarire questo passaggio cruciale dell’articolo, una tabella che mette a confronto di diversi metodi utilizzati dai principali atenei e politecnici italiani.
“Sostenere la crescita dei giovani adulti, come uomini, come cittadini e come futuri lavoratori, è compito primario della pedagogia – spiegano quindi i due autori -. Oggi più che mai, di fronte alle criticità della disoccupazione e al preoccupante impatto sulla costruzione dei percorsi di vita, emerge la necessità di prendersi cura dei soggetti anche su questo aspetto. L’inserimento e la permanenza nel lavoro costituiscono, in questo quadro, strumenti indispensabili per la formazione della persona e per la sua inclusione sociale”.
Ma ciò che più conta secondo Boffo e Terzaroli è che le ultime evoluzioni dei metodi di employability ottengono il risultato di proiettare “il Job Placement nel futuro” attraverso “l’attenzione alle strategie di costruzione di percorsi di imprenditività e imprenditorialità attraverso l’innovazione didattica extracurriculare per la costruzione di una cultura d’impresa personale e sociale”.
Chiarissimo è uno dei passaggi finali dell’articolo: “Oggi, il lavoro non soltanto può essere trovato, ma sempre più può essere costruito e creato, grazie all’applicazione innovativa di conoscenze e competenze. Ciò significa non soltanto un’attenzione alla costruzione ex-novo di imprese, spin–off o start–up, ma la capacità di individuare, anche all’interno di contesti lavorativi già strutturati, nuovi filoni e opportunità di sviluppo”.
Lo sviluppo di employability in alta formazione. Il ruolo dei career service
Vanna Boffo, Carlo Terzaroli
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni, 7(2) 2017, pp. 437-467