Cultura dell’intelligenza artificiale
Un libro appena pubblicato in italiano descrive e analizza il ruolo dell’AI e i suoi effetti sul lavoro
Capire il presente ed avere una ragionevole idea del futuro. Alla fine dei conti la “formula” per agire consapevolmente è questa. Anche – e forse soprattutto -, nelle imprese. Sapere dove si è e dove si va, d’altra parte, non è un approccio nuovo per gli imprenditori e i manager avveduti. Ciò che cambia, e che complica la situazione, è però l’oggetto che occorre comprendere e le cui evoluzioni occorre prevedere. E’ in questo ambito che si colloca l’intelligenza artificiale (AI). Entità ormai non più astratta l’AI, deve essere compresa, non demonizzata ma usata correttamente. Leggere “Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale” di Paul R. Daugherty e di H. James Wilson è allora una buona cosa per chi voglia procurarsi una buona base conoscitiva sul tema.
L’assunto di partenza del libro è doppio. Prima di tutto viene precisato che l’intelligenza artificiale non è più una nozione futuristica. In secondo luogo i due autori spiegano che “i sistemi intelligenti non si limitano ad automatizzare molti processi, per renderli più efficienti; al contrario, stanno permettendo a persone e macchine di lavorare in maniera collaborativa e in modalità inusitate”. La parola d’ordine del libro, quindi, non è contrapposizione ma collaborazione. Lavoro in comune fra uomo e macchina intelligente appunto.
Daugherty e Wilson affrontano il tema partendo dal racconto di cosa sia già oggi l’AI vista sotto differenti aspetti: dall’automazione della produzione manifatturiera per arrivare alle attività di customer service e di marketing passando per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo. Nella seconda parte, invece, viene affrontato il tema – complesso -, di come adattare le potenzialità e il modo di lavorare dell’intelligenza artificiale ai processi produttivi attuali e soprattutto al lavoro. Un passaggio delicato, nel quale molta conta la formazione.
“Quando si parla di intelligenza artificiale – scrivono nelle conclusioni Daugherty e Wilson -, una gran parte della conversazione tende a concentrarsi sulla sostituzione nei posti di lavoro e sulla paura che i computer un giorno conquisteranno il mondo. L’assunto implicito è che uomini e macchine siano in competizione, e che i sistemi intelligenti, con la loro velocità superiore, la capacità di processare e la resistenza in così tante situazioni, alla fine ci sostituiranno nelle aziende e alla fine forse anche fuori”. Il messaggio lanciato dal libro è però diverso. Esiste un nuovo spazio nel quale nuove possibilità di lavoro e di produzione possono nascere. Il libro, per esempio, spiega come una delle conclusioni della ricerca sia “il concetto di «fusion skill»: uomini e macchine insieme formano nuovi tipi di lavoro ed esperienze professionali. Ciò costituisce lo «spazio fantasma», assente dal dibattito polarizzante sul lavoro che ha messo gli uomini da un lato e le macchine dall’altro. Ed è in questo spazio fantasma centrale che le aziende all’avanguardia hanno reinventato i loro processi lavorativi”.
La conclusione generale di “Human + Machine”è che le “organizzazioni che sapranno sfruttarne il potenziale andranno avanti, quelle che non ci riusciranno sono destinate a cadere”. Il libro di Daugherty e Wilson è una buona lettura, soprattutto perché fornisce strumenti adeguati per pensare e valutare quanto accade dentro e fuori le fabbriche e gli uffici.
Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale
Daugherty Paul R., Wilson H. James
GueriniNext, 2019
Un libro appena pubblicato in italiano descrive e analizza il ruolo dell’AI e i suoi effetti sul lavoro
Capire il presente ed avere una ragionevole idea del futuro. Alla fine dei conti la “formula” per agire consapevolmente è questa. Anche – e forse soprattutto -, nelle imprese. Sapere dove si è e dove si va, d’altra parte, non è un approccio nuovo per gli imprenditori e i manager avveduti. Ciò che cambia, e che complica la situazione, è però l’oggetto che occorre comprendere e le cui evoluzioni occorre prevedere. E’ in questo ambito che si colloca l’intelligenza artificiale (AI). Entità ormai non più astratta l’AI, deve essere compresa, non demonizzata ma usata correttamente. Leggere “Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale” di Paul R. Daugherty e di H. James Wilson è allora una buona cosa per chi voglia procurarsi una buona base conoscitiva sul tema.
L’assunto di partenza del libro è doppio. Prima di tutto viene precisato che l’intelligenza artificiale non è più una nozione futuristica. In secondo luogo i due autori spiegano che “i sistemi intelligenti non si limitano ad automatizzare molti processi, per renderli più efficienti; al contrario, stanno permettendo a persone e macchine di lavorare in maniera collaborativa e in modalità inusitate”. La parola d’ordine del libro, quindi, non è contrapposizione ma collaborazione. Lavoro in comune fra uomo e macchina intelligente appunto.
Daugherty e Wilson affrontano il tema partendo dal racconto di cosa sia già oggi l’AI vista sotto differenti aspetti: dall’automazione della produzione manifatturiera per arrivare alle attività di customer service e di marketing passando per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo. Nella seconda parte, invece, viene affrontato il tema – complesso -, di come adattare le potenzialità e il modo di lavorare dell’intelligenza artificiale ai processi produttivi attuali e soprattutto al lavoro. Un passaggio delicato, nel quale molta conta la formazione.
“Quando si parla di intelligenza artificiale – scrivono nelle conclusioni Daugherty e Wilson -, una gran parte della conversazione tende a concentrarsi sulla sostituzione nei posti di lavoro e sulla paura che i computer un giorno conquisteranno il mondo. L’assunto implicito è che uomini e macchine siano in competizione, e che i sistemi intelligenti, con la loro velocità superiore, la capacità di processare e la resistenza in così tante situazioni, alla fine ci sostituiranno nelle aziende e alla fine forse anche fuori”. Il messaggio lanciato dal libro è però diverso. Esiste un nuovo spazio nel quale nuove possibilità di lavoro e di produzione possono nascere. Il libro, per esempio, spiega come una delle conclusioni della ricerca sia “il concetto di «fusion skill»: uomini e macchine insieme formano nuovi tipi di lavoro ed esperienze professionali. Ciò costituisce lo «spazio fantasma», assente dal dibattito polarizzante sul lavoro che ha messo gli uomini da un lato e le macchine dall’altro. Ed è in questo spazio fantasma centrale che le aziende all’avanguardia hanno reinventato i loro processi lavorativi”.
La conclusione generale di “Human + Machine”è che le “organizzazioni che sapranno sfruttarne il potenziale andranno avanti, quelle che non ci riusciranno sono destinate a cadere”. Il libro di Daugherty e Wilson è una buona lettura, soprattutto perché fornisce strumenti adeguati per pensare e valutare quanto accade dentro e fuori le fabbriche e gli uffici.
Human + Machine. Ripensare il lavoro nell’età dell’intelligenza artificiale
Daugherty Paul R., Wilson H. James
GueriniNext, 2019