Cultura d’impresa 4.0
L’esperienza delle fabbriche dell’era digitale in Italia
La fabbrica tayloristica è da tempo scomparsa, quella 4.0 – cioè quella in cui la digitalizzazione dei processi forma di se’ l’intero ciclo della produzione -, ha fatto capolino in molte aree industriali, anche d’Italia. E’ l’evoluzione dell’impresa industriale che si fa strada accanto ad altre forme di organizzazione della produzione. E tutto non fa a tempo a completare il cambiamento che – metodi di lavoro e di reperimento delle materie prime -, si ritrova a cambiare ancora.
“Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale” è un’ottima lettura per orientarsi nel marasma del mutamento. Il libro, scritto da Annalisa Magone e Tatiana Mazzali (giornalista la prima, sociologa la seconda), è un racconto basato sugli esempi già presenti di fabbriche digitali in Italia ed ha proprio l’obiettivo di ragionare sui cambiamenti in corso e su quelli in prospettiva dovuti alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Con la tecnologia, si legge nell’introduzione, cambieranno mansioni e aspettative di tutti i protagonisti dall’organizzazione della produzione: dall’operaio all’imprenditore.
Prima di tutto, quindi, c’è il viaggio nelle fabbriche 4.0: sedici tappe che comprendono stabilimenti come quelli di Comau a Grugliasco, di Pirelli a Settimo Torinese, di Avio Aero di Rivalta e di Cameri, di Alstom di Savigliano, di Fincantieri a Monfalcone, di Ansaldo di Genova, di Kuehne-Nagel sempre di Genova e quelli di Ferrari a Maranello. Certo, tutti nomi d’eccellenza della grande industria nazionale. Ma nomi che, alla fine, possono dire qualcosa al resto del sistema industriale e che servono alle autrici per approfondire il loro ragionamento sulle fabbriche 4.0 passando dal viaggio all’esame dell’aspetto umano della digitalizzazione della produzione – arrivando a prefigurare un operaio e un impiegato “aumentati” -, e confrontandolo con quanto era prima il lavoro in fabbrica, tenendo conto anche conto del ruolo dei nuovi strumenti di comunicazione e di informazione.
Ma il libro lascia degli interrogativi aperti, come quello sul peso delle nuove modalità di lavoro e quindi sugli effetti che potranno provocare sui lavoratori, ed è quindi una lettura apprezzabile anche per questo. Così come lo è perché mette in discussione ruoli e posizioni acquisite di tutti i protagonisti della relazioni industriali in Italia: aziende, sindacati, lavoratori, manager e imprenditori.
Bella la dedica che Annalisa Magone e Tatiana Mazzali pongono all’inizio del volume: “Ai nostri padri, operai”.
Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale
Annalisa Magone, Tatiana Mazzali
Guerini e Associati, 2016
L’esperienza delle fabbriche dell’era digitale in Italia
La fabbrica tayloristica è da tempo scomparsa, quella 4.0 – cioè quella in cui la digitalizzazione dei processi forma di se’ l’intero ciclo della produzione -, ha fatto capolino in molte aree industriali, anche d’Italia. E’ l’evoluzione dell’impresa industriale che si fa strada accanto ad altre forme di organizzazione della produzione. E tutto non fa a tempo a completare il cambiamento che – metodi di lavoro e di reperimento delle materie prime -, si ritrova a cambiare ancora.
“Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale” è un’ottima lettura per orientarsi nel marasma del mutamento. Il libro, scritto da Annalisa Magone e Tatiana Mazzali (giornalista la prima, sociologa la seconda), è un racconto basato sugli esempi già presenti di fabbriche digitali in Italia ed ha proprio l’obiettivo di ragionare sui cambiamenti in corso e su quelli in prospettiva dovuti alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Con la tecnologia, si legge nell’introduzione, cambieranno mansioni e aspettative di tutti i protagonisti dall’organizzazione della produzione: dall’operaio all’imprenditore.
Prima di tutto, quindi, c’è il viaggio nelle fabbriche 4.0: sedici tappe che comprendono stabilimenti come quelli di Comau a Grugliasco, di Pirelli a Settimo Torinese, di Avio Aero di Rivalta e di Cameri, di Alstom di Savigliano, di Fincantieri a Monfalcone, di Ansaldo di Genova, di Kuehne-Nagel sempre di Genova e quelli di Ferrari a Maranello. Certo, tutti nomi d’eccellenza della grande industria nazionale. Ma nomi che, alla fine, possono dire qualcosa al resto del sistema industriale e che servono alle autrici per approfondire il loro ragionamento sulle fabbriche 4.0 passando dal viaggio all’esame dell’aspetto umano della digitalizzazione della produzione – arrivando a prefigurare un operaio e un impiegato “aumentati” -, e confrontandolo con quanto era prima il lavoro in fabbrica, tenendo conto anche conto del ruolo dei nuovi strumenti di comunicazione e di informazione.
Ma il libro lascia degli interrogativi aperti, come quello sul peso delle nuove modalità di lavoro e quindi sugli effetti che potranno provocare sui lavoratori, ed è quindi una lettura apprezzabile anche per questo. Così come lo è perché mette in discussione ruoli e posizioni acquisite di tutti i protagonisti della relazioni industriali in Italia: aziende, sindacati, lavoratori, manager e imprenditori.
Bella la dedica che Annalisa Magone e Tatiana Mazzali pongono all’inizio del volume: “Ai nostri padri, operai”.
Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale
Annalisa Magone, Tatiana Mazzali
Guerini e Associati, 2016