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Cultura d’impresa e complessità degli scambi

Comprendere la complessità. Vale per tutti, anche per le imprese. Soprattutto per quelle che sono o vogliono essere nei mercati internazionali. Il percorso  per arrivare ad una comprensione effettiva della realtà, tuttavia, non è semplice. Specialmente per chi – come le imprese, appunto – non può fermare l’evoluzione delle cose, dei mercati, della concorrenza. Oltre che al movimento del tutto, poi, le imprese devono fare fronte ai conflitti che si generano nei mercati.

La tesi di Chloe Friederichsen della Liberty University di Lynchburg in Virginia (Usa), è una buona lettura che cerca di analizzare contemporaneamente il fitto intreccio delle relazioni fra il commercio internazionale, la gestione d’impresa e la cultura d’impresa.

L’inizio di “Culture e Conflict: Intertwined with International Business” è una constatazione. Oggi – viene spiegato -, le transazioni internazionali sono diventate un oggetto molto comune nel mondo degli affari, ma parallelamente è emersa l’esigenza di comprendere la complessità della cultura dei diversi mercati e delle imprese che interagiscono fra di loro.

Non si parte alla conquista di un nuovo mercato, senza conoscere molto dell’ambiente in cui si arriva, della gente, della politica adottata, delle regole vigenti. Assunto normale e quasi ovvio da comprendere, difficile da mettere in pratica compiutamente. Eppure, i rapporti fra il modo d’intendere l’impresa, i conflitti aziendali internazionali che si possono determinare, insieme alla capacità di adattamento e di comprensione dei mercati e della concorrenza da parte delle singole aziende, sono elementi di uno stesso problema che devono essere ben chiari per arrivare capire  i motivi di successo o di sconfitta sui teatri industriali mondiali.

Il lavoro di Chloe Friederichsen  si articola quindi in due parti: prima di tutto vengono analizzati gli elementi per la comprensione del management delle imprese e del loro modi di rapportarsi con i mercati. Per comprendere meglio questi aspetti, l’autrice prende ad esempi quelli della Coca Cola e della Motorola in Cina. La seconda parte della ricerca, poi, percorre uno per uno gli elementi della cultura: la religione, l’etica, la comunicazione, il sistema dei valori, il sistema degli incroci culturali che danno vita alle diverse dimensioni culturali di una società. Qui, gli esempi assunti a riferimento sono quelli della McDonald’s in India, ma anche della Pepsi Cola e della British Telecom e poi della IBM.

E’ interessante la conclusione dell’indagine: mettere insieme il mosaico costituito da culture d’impresa diverse, mercati differenti e complessità degli stessi, è una sfida per tutti che tutti devono vincere. Ed è bella la frase di Henry Ford messa a sigillare l’intero lavoro: “Mettersi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un successo”.

Culture e Conflict: Intertwined with International Business 

Chloe Friederichsen  Senior Thesis Liberty University, Spring 2014

Comprendere la complessità. Vale per tutti, anche per le imprese. Soprattutto per quelle che sono o vogliono essere nei mercati internazionali. Il percorso  per arrivare ad una comprensione effettiva della realtà, tuttavia, non è semplice. Specialmente per chi – come le imprese, appunto – non può fermare l’evoluzione delle cose, dei mercati, della concorrenza. Oltre che al movimento del tutto, poi, le imprese devono fare fronte ai conflitti che si generano nei mercati.

La tesi di Chloe Friederichsen della Liberty University di Lynchburg in Virginia (Usa), è una buona lettura che cerca di analizzare contemporaneamente il fitto intreccio delle relazioni fra il commercio internazionale, la gestione d’impresa e la cultura d’impresa.

L’inizio di “Culture e Conflict: Intertwined with International Business” è una constatazione. Oggi – viene spiegato -, le transazioni internazionali sono diventate un oggetto molto comune nel mondo degli affari, ma parallelamente è emersa l’esigenza di comprendere la complessità della cultura dei diversi mercati e delle imprese che interagiscono fra di loro.

Non si parte alla conquista di un nuovo mercato, senza conoscere molto dell’ambiente in cui si arriva, della gente, della politica adottata, delle regole vigenti. Assunto normale e quasi ovvio da comprendere, difficile da mettere in pratica compiutamente. Eppure, i rapporti fra il modo d’intendere l’impresa, i conflitti aziendali internazionali che si possono determinare, insieme alla capacità di adattamento e di comprensione dei mercati e della concorrenza da parte delle singole aziende, sono elementi di uno stesso problema che devono essere ben chiari per arrivare capire  i motivi di successo o di sconfitta sui teatri industriali mondiali.

Il lavoro di Chloe Friederichsen  si articola quindi in due parti: prima di tutto vengono analizzati gli elementi per la comprensione del management delle imprese e del loro modi di rapportarsi con i mercati. Per comprendere meglio questi aspetti, l’autrice prende ad esempi quelli della Coca Cola e della Motorola in Cina. La seconda parte della ricerca, poi, percorre uno per uno gli elementi della cultura: la religione, l’etica, la comunicazione, il sistema dei valori, il sistema degli incroci culturali che danno vita alle diverse dimensioni culturali di una società. Qui, gli esempi assunti a riferimento sono quelli della McDonald’s in India, ma anche della Pepsi Cola e della British Telecom e poi della IBM.

E’ interessante la conclusione dell’indagine: mettere insieme il mosaico costituito da culture d’impresa diverse, mercati differenti e complessità degli stessi, è una sfida per tutti che tutti devono vincere. Ed è bella la frase di Henry Ford messa a sigillare l’intero lavoro: “Mettersi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un successo”.

Culture e Conflict: Intertwined with International Business 

Chloe Friederichsen  Senior Thesis Liberty University, Spring 2014

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