Cultura d’impresa in mostra
Un libro racconta come valorizzare e mettere a disposizione della comunità le collezioni d’arte d’impresa
Cultura d’impresa “che si vede”. Oggetti, ambienti, opere. L’idea del produrre che si fa cultura è fatta anche di fisicità – fabbriche ma non solo -, oltre che di immaterialità del vivere nelle organizzazioni della produzione. Collezioni che possono rimanere chiuse negli uffici (e nelle stanze di chi dell’impresa è imprenditore oppure manager), ma magari possono essere messe a disposizione della comunità come concreta continuazione dello spirito che ha fatto in modo di raccoglierle. In che modo e affrontando quali difficoltà, è tutto da scoprire leggendo “Musei privati. La passione per l’arte contemporanea nelle collezioni di famiglia e d’impresa” libro scritto a più mani e curato da Alessia Zorloni pubblicato da poco.
Il punto di partenza del volume è la constatazione che solo una piccola parte delle collezioni dei più importanti musei pubblici viene esposta. Un problema piuttosto sentito dai collezionisti che possono percorrere due strade diverse: decidere di donare le proprie opere chiedendo come conditio sine qua non la loro esposizione permanente oppure aprire un proprio museo mettendo a disposizione degli amanti dell’arte le loro collezioni. Situazione che vale anche per molte imprese che arrivano ad una conclusione: mettere a diposizione le proprie collezioni (ma anche gli oggetti che hanno fatto la storia della propria produzione), è uno degli aspetti che costruiscono quella responsabilità sociale d’impresa che ormai da più partri viene riconosciuta come “sale” di molte attività produttive.
Il libro, oltre a dare la parola ai protagonisti e illustrare ciò che hanno creato, analizza quindi i problemi economici, fiscali e giuridici che famiglie e imprese si trovano ad affrontare nella gestione e nella valorizzazione della propria collezione. L’obiettivo è integrare la prospettiva economica ad aspetti legali e fiscali per consentire a ogni collezionista e ai professionisti che lo affiancano di avere strumenti, metodi e competenze per la messa a punto di una strategia di gestione patrimoniale integrata.
Scorrono quindi nelle circa trecento pagine del libro, prima un inquadramento del tema e una analisi della situazione, poi un approfondimento delle modalità di gestione e valorizzazione delle collezioni, successivamente una analisi della presenza dell’arte in azienda e quindi la messa a fuoco non solo delle tecniche di esposizione ma anche degli aspetti più operativi dal punto di vista giuridico e fiscale. Chiudono il libro una serie di testimonianze (non solo italiane).
Il libro curato da Alessia Zorloni affronta un aspetto spesso trascurato della cultura d’impresa che si evolve in svariate forme: da leggere.
Musei privati. La passione per l’arte contemporanea nelle collezioni di famiglia e d’impresa
Alessia Zorloni (a cura di)
Egea, 2019
Un libro racconta come valorizzare e mettere a disposizione della comunità le collezioni d’arte d’impresa
Cultura d’impresa “che si vede”. Oggetti, ambienti, opere. L’idea del produrre che si fa cultura è fatta anche di fisicità – fabbriche ma non solo -, oltre che di immaterialità del vivere nelle organizzazioni della produzione. Collezioni che possono rimanere chiuse negli uffici (e nelle stanze di chi dell’impresa è imprenditore oppure manager), ma magari possono essere messe a disposizione della comunità come concreta continuazione dello spirito che ha fatto in modo di raccoglierle. In che modo e affrontando quali difficoltà, è tutto da scoprire leggendo “Musei privati. La passione per l’arte contemporanea nelle collezioni di famiglia e d’impresa” libro scritto a più mani e curato da Alessia Zorloni pubblicato da poco.
Il punto di partenza del volume è la constatazione che solo una piccola parte delle collezioni dei più importanti musei pubblici viene esposta. Un problema piuttosto sentito dai collezionisti che possono percorrere due strade diverse: decidere di donare le proprie opere chiedendo come conditio sine qua non la loro esposizione permanente oppure aprire un proprio museo mettendo a disposizione degli amanti dell’arte le loro collezioni. Situazione che vale anche per molte imprese che arrivano ad una conclusione: mettere a diposizione le proprie collezioni (ma anche gli oggetti che hanno fatto la storia della propria produzione), è uno degli aspetti che costruiscono quella responsabilità sociale d’impresa che ormai da più partri viene riconosciuta come “sale” di molte attività produttive.
Il libro, oltre a dare la parola ai protagonisti e illustrare ciò che hanno creato, analizza quindi i problemi economici, fiscali e giuridici che famiglie e imprese si trovano ad affrontare nella gestione e nella valorizzazione della propria collezione. L’obiettivo è integrare la prospettiva economica ad aspetti legali e fiscali per consentire a ogni collezionista e ai professionisti che lo affiancano di avere strumenti, metodi e competenze per la messa a punto di una strategia di gestione patrimoniale integrata.
Scorrono quindi nelle circa trecento pagine del libro, prima un inquadramento del tema e una analisi della situazione, poi un approfondimento delle modalità di gestione e valorizzazione delle collezioni, successivamente una analisi della presenza dell’arte in azienda e quindi la messa a fuoco non solo delle tecniche di esposizione ma anche degli aspetti più operativi dal punto di vista giuridico e fiscale. Chiudono il libro una serie di testimonianze (non solo italiane).
Il libro curato da Alessia Zorloni affronta un aspetto spesso trascurato della cultura d’impresa che si evolve in svariate forme: da leggere.
Musei privati. La passione per l’arte contemporanea nelle collezioni di famiglia e d’impresa
Alessia Zorloni (a cura di)
Egea, 2019