Dignità umana per far crescere l’impresa
Una ricerca unisce in un solo ragionamento etica, religione e organizzazione della produzione
Etica e gestione d’impresa. Binomio difficile da interpretare e da spiegare. Questione di formazione, di cultura generale e d’impresa, di storia umana e di intelligenza spirituale. Anche di religione. L’indagine sul tema è quindi complessa e va affrontata con cautela. Leggere “Human Dignity-Centered Business Ethics: A Conceptual Framework for Business Leaders” scritto da William J. Mea (dell’U.S. Office of Management & Budget ,Washington USA, oltre che della , Georgetown University Washington), e da Ronald R. Sims (Raymond A. Mason School of Business College of William and Mary Williamsburg USA), può essere un buon passo per iniziare a capire di più.
La ricerca apparsa recentemente sul Journal of Business Ethics viene presentata come “un contributo alla discussione di come le prospettive religiose possano migliorare l’etica degli affari”.
Gli autori analizzano quindi due approcci etici: quella che viene definita “legge naturale” e la “recente dottrina e insegnamento sociale cattolico (CSD / T)”. L’articolo conduce chi legge lungo i principi che sorreggono questi due approcci ai rapporti umani, per trarre quindi “un quadro concettuale dalla legge naturale e CSD / T” che, secondo i due ricercatori, “i leader aziendali possono adottare per costruire un ethos di gestione umanistica”.
La conseguenza è l’individuazione di un terzo approccio – lo “Human Dignity–Centered” – che negli intenti dei due autori “colma il divario tra le norme cristiane provate dal tempo e i bisogni concreti dei leader contemporanei”. Alla base di tutto è il concetto di “dignità umana” usato come un dispositivo retorico per trasmettere l’idea che le imprese siano composte da reti sociali dinamiche, con lo scopo ultimo di servire i bisogni umani. Approccio apparentemente lontano da quello strettamente economico, ma non poi tanto secondo Mea e Sims per i quali i principi e le virtù che il framework impiega, hanno una logica che dovrebbe ispirare l’eccellenza, poiché le pratiche etiche e la preoccupazione per il benessere umano gettano le basi per una prosperità aziendale a lungo termine.
Insomma, l’attenzione alla dignità dell’uomo nel sistema dell’organizzazione della produzione – attenzione che può trarre ispirazione sia dai principi naturali di convivenza che dalla religione -, non elimina il metodo economico di approccio ai problemi di gestione, ma lo completa e lo affina, dando origine di fatto ad una cultura della produzione a tutto tondo.
Si può non essere sempre d’accordo con quanto contenuto nella ricerca di William J. Mea e Ronald R. Sims, ma la sua lettura è da fare per addentrarsi in aspetti della cultura d’impresa assolutamente moderni eppure così spesso trascurati.
Human Dignity-Centered Business Ethics: A Conceptual Framework for Business Leaders
William J. Mea, Ronald R. Sims
Journal of Business Ethics, 2018
https://link.springer.com/article/10.1007/s10551-018-3929-8
Una ricerca unisce in un solo ragionamento etica, religione e organizzazione della produzione
Etica e gestione d’impresa. Binomio difficile da interpretare e da spiegare. Questione di formazione, di cultura generale e d’impresa, di storia umana e di intelligenza spirituale. Anche di religione. L’indagine sul tema è quindi complessa e va affrontata con cautela. Leggere “Human Dignity-Centered Business Ethics: A Conceptual Framework for Business Leaders” scritto da William J. Mea (dell’U.S. Office of Management & Budget ,Washington USA, oltre che della , Georgetown University Washington), e da Ronald R. Sims (Raymond A. Mason School of Business College of William and Mary Williamsburg USA), può essere un buon passo per iniziare a capire di più.
La ricerca apparsa recentemente sul Journal of Business Ethics viene presentata come “un contributo alla discussione di come le prospettive religiose possano migliorare l’etica degli affari”.
Gli autori analizzano quindi due approcci etici: quella che viene definita “legge naturale” e la “recente dottrina e insegnamento sociale cattolico (CSD / T)”. L’articolo conduce chi legge lungo i principi che sorreggono questi due approcci ai rapporti umani, per trarre quindi “un quadro concettuale dalla legge naturale e CSD / T” che, secondo i due ricercatori, “i leader aziendali possono adottare per costruire un ethos di gestione umanistica”.
La conseguenza è l’individuazione di un terzo approccio – lo “Human Dignity–Centered” – che negli intenti dei due autori “colma il divario tra le norme cristiane provate dal tempo e i bisogni concreti dei leader contemporanei”. Alla base di tutto è il concetto di “dignità umana” usato come un dispositivo retorico per trasmettere l’idea che le imprese siano composte da reti sociali dinamiche, con lo scopo ultimo di servire i bisogni umani. Approccio apparentemente lontano da quello strettamente economico, ma non poi tanto secondo Mea e Sims per i quali i principi e le virtù che il framework impiega, hanno una logica che dovrebbe ispirare l’eccellenza, poiché le pratiche etiche e la preoccupazione per il benessere umano gettano le basi per una prosperità aziendale a lungo termine.
Insomma, l’attenzione alla dignità dell’uomo nel sistema dell’organizzazione della produzione – attenzione che può trarre ispirazione sia dai principi naturali di convivenza che dalla religione -, non elimina il metodo economico di approccio ai problemi di gestione, ma lo completa e lo affina, dando origine di fatto ad una cultura della produzione a tutto tondo.
Si può non essere sempre d’accordo con quanto contenuto nella ricerca di William J. Mea e Ronald R. Sims, ma la sua lettura è da fare per addentrarsi in aspetti della cultura d’impresa assolutamente moderni eppure così spesso trascurati.
Human Dignity-Centered Business Ethics: A Conceptual Framework for Business Leaders
William J. Mea, Ronald R. Sims