Dove nascono le nuove imprese?
Una ricerca sulle start-up aziendali cerca di fare luce sulle caratteristiche territoriali più favorevoli alle organizzazioni produttive
“Pensare” un’impresa, farla nascere e crescere non sono cose da poco. Ci vogliono l’idea e le risorse (anche e soprattutto umane), per fa funzionare tutto. Conta anche l’ambiente: insieme strano e complesso fatto di territorio, persone, legami sociali, vincoli e opportunità, istituzioni, culture che possono contribuire a sostenere una giovane impresa nei suoi primi passi.
Capire il territorio nel quale le imprese possono nascere meglio è fondamentale. Da qui l’interesse nel leggere “I luoghi fertili per l’innovazione. uno studio sulla localizzazione delle start–up innovative in Italia” scritto a quattro mani da Roberto Antonietti e da Francesca Gambarotto (del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università degli Studi di Padova). La ricerca, apparsa recentemente su Economia e Società Regionale, prende spunto da due considerazioni. Prima di tutto il significato dello start–up d’impresa visto – spiegano gli autori -, “come uno strumento fondamentale per trasformare la conoscenza in nuovi prodotti/servizi innovativi”. Poi la constatazione che nel nostro Paese solo da pochi anni si è “intervenuti a sostegno della nascita di nuove imprese innovative ma poca rilevanza viene data alle caratteristiche ambientali che favoriscono questo processo creativo”.
Da tutto questo nasce l’intento della ricerca: capire quale sia il “miglior territorio”, quello più “fertile” per far nascere le aziende.
L’indagine è condotta utilizzando il registro delle start–up innovative di Unioncamere e i sistemi locali del lavoro di Istat. Dalla massa di dati viene quindi analizzata la distribuzione territoriale delle start–up per capire quali siano i fattori che ne influenzano maggiormente la nascita e la localizzazione. Dall’incrocio delle informazioni, Antonietti e Gambarotto dimostrano che i centri urbani di dimensioni medio-grandi grazie alla varietà della loro economia, alla presenza di attori cruciali come i centri universitari e gli incubatori e alla performance economica aperta verso mercati internazionali caratterizzano gli habitat più fertili per sostenere la nascita di start–up innovative. Non si tratta di una conclusione scontata e, soprattutto, è un risultato dimostrato dai numeri e che pone una domanda: come fare per aumentare la capacità d’accoglienza di nuove imprese anche in altri ambiti territoriali?
Roberto Antonietti, Francesca Gambarotto
Economia e Società Regionale, 2018, Fascicolo 3
Una ricerca sulle start-up aziendali cerca di fare luce sulle caratteristiche territoriali più favorevoli alle organizzazioni produttive
“Pensare” un’impresa, farla nascere e crescere non sono cose da poco. Ci vogliono l’idea e le risorse (anche e soprattutto umane), per fa funzionare tutto. Conta anche l’ambiente: insieme strano e complesso fatto di territorio, persone, legami sociali, vincoli e opportunità, istituzioni, culture che possono contribuire a sostenere una giovane impresa nei suoi primi passi.
Capire il territorio nel quale le imprese possono nascere meglio è fondamentale. Da qui l’interesse nel leggere “I luoghi fertili per l’innovazione. uno studio sulla localizzazione delle start–up innovative in Italia” scritto a quattro mani da Roberto Antonietti e da Francesca Gambarotto (del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università degli Studi di Padova). La ricerca, apparsa recentemente su Economia e Società Regionale, prende spunto da due considerazioni. Prima di tutto il significato dello start–up d’impresa visto – spiegano gli autori -, “come uno strumento fondamentale per trasformare la conoscenza in nuovi prodotti/servizi innovativi”. Poi la constatazione che nel nostro Paese solo da pochi anni si è “intervenuti a sostegno della nascita di nuove imprese innovative ma poca rilevanza viene data alle caratteristiche ambientali che favoriscono questo processo creativo”.
Da tutto questo nasce l’intento della ricerca: capire quale sia il “miglior territorio”, quello più “fertile” per far nascere le aziende.
L’indagine è condotta utilizzando il registro delle start–up innovative di Unioncamere e i sistemi locali del lavoro di Istat. Dalla massa di dati viene quindi analizzata la distribuzione territoriale delle start–up per capire quali siano i fattori che ne influenzano maggiormente la nascita e la localizzazione. Dall’incrocio delle informazioni, Antonietti e Gambarotto dimostrano che i centri urbani di dimensioni medio-grandi grazie alla varietà della loro economia, alla presenza di attori cruciali come i centri universitari e gli incubatori e alla performance economica aperta verso mercati internazionali caratterizzano gli habitat più fertili per sostenere la nascita di start–up innovative. Non si tratta di una conclusione scontata e, soprattutto, è un risultato dimostrato dai numeri e che pone una domanda: come fare per aumentare la capacità d’accoglienza di nuove imprese anche in altri ambiti territoriali?
Roberto Antonietti, Francesca Gambarotto
Economia e Società Regionale, 2018, Fascicolo 3