Essere sociale d’impresa
Un libro appena pubblicato racconta l’evoluzione delle organizzazioni della produzione viste come istituzioni sociali
L’impresa come “essere” sociale. Entità viva, non meccanica. Altro dalla perfetta organizzazione di una macchina. Eppure capace di organizzare la produzione e rispondere efficacemente di fronte agli imprevisti. Concetti apparentemente scontati, eppure da comprendere meglio.
E’ quanto ha fatto Paola De Vivo (che insegna Sociologia economica e Politiche per lo sviluppo territoriale presso l’Università di Napoli Federico II), con il suo “L’impresa come istituzione sociale” apparso in questi giorni. Un libro di studio, ma anche per chi, protagonista d’impresa, vuole sistematizzare ciò che ogni giorno vive.
Il testo parte da una considerazione. Le scienze sociali hanno gradualmente sottratto il tema dell’impresa e dell’azione imprenditoriale al campo di trattazione esclusivo della scienza economica. L’impresa quindi non è solo economia, ma anche (e spesso soprattutto) altro. L’impresa è un’istituzione storica e sociale dotata di specifiche modalità di organizzazione, fondate su rapporti di cooperazione e di conflitto tra gli attori sociali che le danno vita. Ed è anche, naturalmente, una istituzione complessa, che deve essere governata da regole (non sempre formali), che tutte insieme sostanziano l’azione imprenditoriale, le logiche di interazione tra gli attori che vi partecipano e gli esiti individuali e collettivi a cui pervengono. E’ da tutto questo che, fra l’altro, nasce, cresce, si forma la cultura propria di ogni impresa: sintesi di ogni particolare di fabbrica e d’ufficio, d’estro produttivo e calcolo.
Paola De Vivo racconta quindi il ruolo sociale e umano dell’impresa iniziando dal Medioevo, passando alla rivoluzione industriale e arrivando quindi all’emergere del capitalismo familiare e manageriale. Si passa poi alla fase critica del capitalismo (con la crisi del ’29) e il passaggio dall’economia di mercato a quella di Stato. De Vivo affronta poi la crisi degli anni Settanta e il ruolo delle imprese con la conseguente regolazione sociale dell’economia. L’ultima parte del libro è dedicata alle relazioni fra impresa, istituzioni e sviluppo.
Ciò che emerge dal libro (anche per la capacità di scrittura dell’autrice), è una storia della cultura d’impresa nel tempo. Belle le ultime righe: “Le diversità storiche non soltanto non vanno rimosse, ma anzi costituiscono le basi da cui le istituzioni e le organizzazioni sociali traggono alimento per adattare e plasmare i propri comportamenti. Le imprese, in questa prospettiva, diventano delle istituzioni sociali e non solo un anonimo soggetto del mercato”.
L’impresa come istituzione sociale
Paola De Vivo
Il Mulino, 2017
Un libro appena pubblicato racconta l’evoluzione delle organizzazioni della produzione viste come istituzioni sociali
L’impresa come “essere” sociale. Entità viva, non meccanica. Altro dalla perfetta organizzazione di una macchina. Eppure capace di organizzare la produzione e rispondere efficacemente di fronte agli imprevisti. Concetti apparentemente scontati, eppure da comprendere meglio.
E’ quanto ha fatto Paola De Vivo (che insegna Sociologia economica e Politiche per lo sviluppo territoriale presso l’Università di Napoli Federico II), con il suo “L’impresa come istituzione sociale” apparso in questi giorni. Un libro di studio, ma anche per chi, protagonista d’impresa, vuole sistematizzare ciò che ogni giorno vive.
Il testo parte da una considerazione. Le scienze sociali hanno gradualmente sottratto il tema dell’impresa e dell’azione imprenditoriale al campo di trattazione esclusivo della scienza economica. L’impresa quindi non è solo economia, ma anche (e spesso soprattutto) altro. L’impresa è un’istituzione storica e sociale dotata di specifiche modalità di organizzazione, fondate su rapporti di cooperazione e di conflitto tra gli attori sociali che le danno vita. Ed è anche, naturalmente, una istituzione complessa, che deve essere governata da regole (non sempre formali), che tutte insieme sostanziano l’azione imprenditoriale, le logiche di interazione tra gli attori che vi partecipano e gli esiti individuali e collettivi a cui pervengono. E’ da tutto questo che, fra l’altro, nasce, cresce, si forma la cultura propria di ogni impresa: sintesi di ogni particolare di fabbrica e d’ufficio, d’estro produttivo e calcolo.
Paola De Vivo racconta quindi il ruolo sociale e umano dell’impresa iniziando dal Medioevo, passando alla rivoluzione industriale e arrivando quindi all’emergere del capitalismo familiare e manageriale. Si passa poi alla fase critica del capitalismo (con la crisi del ’29) e il passaggio dall’economia di mercato a quella di Stato. De Vivo affronta poi la crisi degli anni Settanta e il ruolo delle imprese con la conseguente regolazione sociale dell’economia. L’ultima parte del libro è dedicata alle relazioni fra impresa, istituzioni e sviluppo.
Ciò che emerge dal libro (anche per la capacità di scrittura dell’autrice), è una storia della cultura d’impresa nel tempo. Belle le ultime righe: “Le diversità storiche non soltanto non vanno rimosse, ma anzi costituiscono le basi da cui le istituzioni e le organizzazioni sociali traggono alimento per adattare e plasmare i propri comportamenti. Le imprese, in questa prospettiva, diventano delle istituzioni sociali e non solo un anonimo soggetto del mercato”.
L’impresa come istituzione sociale
Paola De Vivo
Il Mulino, 2017