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Fabbrica e cultura, racconto per immagini

L’analisi delle trasformazioni di un’area industriale raccontata attraverso un film

 

Industria è cultura. Constatazione ormai acclarata, che, tuttavia, ha sempre bisogno di conferme e di verifiche. Perché la “fabbrica” oppure gli “uffici”, possono sempre essere confusi come semplici luoghi di fatica senza orizzonti. Riscoprire i tanti modi attraverso i quali fare industria può significare anche fare cultura, attraverso modalità e vicende ogni volta particolari, è quindi cosa buona. Leggere quindi “Il caso Pirelli-Bicocca. La fabbrica (dismessa) tra realtà e immagine” scritto da Ornella Castiglione e apparso qualche settimana fa, è allora utile per capire quanto fabbrica e cultura possano andare di pari passo. Anche quando, appunto, la fabbrica viene dismessa.

Castiglione guarda al binomio fabbrica-cultura da un particolare punto di vista, quello cinematografico. Il racconto della fabbrica che si trasforma, viene cioè svolto sulla scorta di documenti filmati. L’articolo è quindi fondato sull’analisi della fabbrica che, da luogo di manifattura, diventa altro. Il caso raccontato è quello del distretto Bicocca a Milano protagonista di una trasformazione urbana a tutti gli effetti. All’inizio degli anni Ottanta infatti, l’intero complesso Pirelli iniziò il suo processo di smantellamento: l’abbandono dei suoi spazi portò alla riqualificazione del distretto, da un sito di produzione industriale in uno spazio di cultura e innovazione della conoscenza. A raccontare la trasformazione è stato anche uno degli interpreti più significativi del cambiamento industriale come Silvio Soldini, con il documentario “La fabbrica sospesa” (1985). Come Milano, d’altra parte, anche altre città industriali settentrionali hanno fornito lo sfondo per interessanti indagini sociali e iconografiche, come rappresentato nel Trevico-Torino (1973) di Ettore Scola.

Ornella Castiglione, quindi, analizza la vicenda e ne trae un’indicazione di fondo che si basa sulla capacità della fabbrica non solo di generare cultura nel momento della sua attività, ma anche quando – dismessa -, riesce a fornire la base per la creazione di luoghi per espressioni culturali sotto forme diverse.

Il caso Pirelli-Bicocca. La fabbrica (dismessa) tra realtà e immagine

Ornella Castiglione

L’avventura, 1/2020. Gennaio-giugno

L’analisi delle trasformazioni di un’area industriale raccontata attraverso un film

 

Industria è cultura. Constatazione ormai acclarata, che, tuttavia, ha sempre bisogno di conferme e di verifiche. Perché la “fabbrica” oppure gli “uffici”, possono sempre essere confusi come semplici luoghi di fatica senza orizzonti. Riscoprire i tanti modi attraverso i quali fare industria può significare anche fare cultura, attraverso modalità e vicende ogni volta particolari, è quindi cosa buona. Leggere quindi “Il caso Pirelli-Bicocca. La fabbrica (dismessa) tra realtà e immagine” scritto da Ornella Castiglione e apparso qualche settimana fa, è allora utile per capire quanto fabbrica e cultura possano andare di pari passo. Anche quando, appunto, la fabbrica viene dismessa.

Castiglione guarda al binomio fabbrica-cultura da un particolare punto di vista, quello cinematografico. Il racconto della fabbrica che si trasforma, viene cioè svolto sulla scorta di documenti filmati. L’articolo è quindi fondato sull’analisi della fabbrica che, da luogo di manifattura, diventa altro. Il caso raccontato è quello del distretto Bicocca a Milano protagonista di una trasformazione urbana a tutti gli effetti. All’inizio degli anni Ottanta infatti, l’intero complesso Pirelli iniziò il suo processo di smantellamento: l’abbandono dei suoi spazi portò alla riqualificazione del distretto, da un sito di produzione industriale in uno spazio di cultura e innovazione della conoscenza. A raccontare la trasformazione è stato anche uno degli interpreti più significativi del cambiamento industriale come Silvio Soldini, con il documentario “La fabbrica sospesa” (1985). Come Milano, d’altra parte, anche altre città industriali settentrionali hanno fornito lo sfondo per interessanti indagini sociali e iconografiche, come rappresentato nel Trevico-Torino (1973) di Ettore Scola.

Ornella Castiglione, quindi, analizza la vicenda e ne trae un’indicazione di fondo che si basa sulla capacità della fabbrica non solo di generare cultura nel momento della sua attività, ma anche quando – dismessa -, riesce a fornire la base per la creazione di luoghi per espressioni culturali sotto forme diverse.

Il caso Pirelli-Bicocca. La fabbrica (dismessa) tra realtà e immagine

Ornella Castiglione

L’avventura, 1/2020. Gennaio-giugno

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