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Il brand come idea d’impresa

Una tesi presentata all’Università di Padova riassume con efficacia i concetti fondamentali che portano al lovemark

Immagine che è anche essenza di cultura d’impresa, contenuto tecnologico, concretezza d’uso. Nel fitto intreccio di rapporti fra azienda e ambito sociale, il tratto distintivo che caratterizza l’anima e i prodotti dell’impresa è determinante.  Fornisce la sintesi dell’idea di produzione e costituisce lo strumento attraverso il quale l’azienda si promuove e conquista il mercato. Giorgio Gobbato con il suo “Dal brand al lovemark” fornisce una chiara sintesi di ciò che ruota attorno al brand  e di come da questo si arrivi all’applicazione concreta del lovemark. Un piccolo vademecum utile ad orientarsi nell’ambito di concetti e schemi d’azione simili eppure distinti.

Gobbato inizia individuando il concetto di brand  e la sua importanza nell’ambito dell’organizzazione aziendale e del marketing, per poi passare ad approfondire l’evoluzione di quest’ultimo fino ad arrivare ad individuare il lovemark come traguardo che sintetizza meglio di altri le relazioni virtuose fra marchio e mercato. I “brand che riescono raggiungere lo stato di lovemark”, viene spiegato -,  evocano un sentimento di “fedeltà oltre la ragione nella sfera emotiva del consumatore”.

Per “provare” quanto appena sintetizzato dal punto di vista teorico, Gobbato approfondisce quindi il caso della Apple come azienda che molto più di altre è riuscita a completare il passaggio dal brand  al lovemark.

Gobbato precisa: il cammino che conduce le aziende fino al lovemark  non è fine a se stesso. Anzi, ha una precisa connotazione commerciale. “Puntare sulle emozioni che un prodotto suscita per ottenere un’approvazione incondizionata da parte dei consumatori – scrive infatti ‘autore -, permette di ottenere un premium pricing a differenza di altri brand che vedrebbero diminuire la domanda all’aumentare del loro prezzo”. Ma non solo. Dopo aver ricordato che alla fine è sempre il consumatore a dettare legge, Gobbato delinea anche cosa aspetta le imprese. “La nuova sfida per le aziende oggi è molto più intrigante ed impegnativa: creare brands evergreen capaci di rimanere immutati nel tempo e ‘cavalcare’ le generazioni e le mode rimanendo leader nel loro mercato grazie anche al costante investimento in innovazione e rinnovamento. In altre parole nello sviluppo di un brand bisogna assumere un’ottica di lungo periodo nello sviluppo di un brand, sapientemente la struttura aziendale, la cultura e i suoi valore senza trascurare anche le persone e il management. Gli occhi vanno quindi puntati sul consumatore e sulle sue preferenza, va stimolato ed accresciuto il suo livello di coinvolgimento e dalla marca deve recepire emozioni e benefit che prima non avrebbe mai potuto immaginare”.

Quanto scritto da Gobbato ha il grande merito della chiarezza e della sinteticità su un tema del quale è importante cogliere l’essenza delle cose.

Dal Brand al Lovemark

Giorgio Gobbato

Tesi. Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali “M.Fanno”, Corso di Laurea in economia

Una tesi presentata all’Università di Padova riassume con efficacia i concetti fondamentali che portano al lovemark

Immagine che è anche essenza di cultura d’impresa, contenuto tecnologico, concretezza d’uso. Nel fitto intreccio di rapporti fra azienda e ambito sociale, il tratto distintivo che caratterizza l’anima e i prodotti dell’impresa è determinante.  Fornisce la sintesi dell’idea di produzione e costituisce lo strumento attraverso il quale l’azienda si promuove e conquista il mercato. Giorgio Gobbato con il suo “Dal brand al lovemark” fornisce una chiara sintesi di ciò che ruota attorno al brand  e di come da questo si arrivi all’applicazione concreta del lovemark. Un piccolo vademecum utile ad orientarsi nell’ambito di concetti e schemi d’azione simili eppure distinti.

Gobbato inizia individuando il concetto di brand  e la sua importanza nell’ambito dell’organizzazione aziendale e del marketing, per poi passare ad approfondire l’evoluzione di quest’ultimo fino ad arrivare ad individuare il lovemark come traguardo che sintetizza meglio di altri le relazioni virtuose fra marchio e mercato. I “brand che riescono raggiungere lo stato di lovemark”, viene spiegato -,  evocano un sentimento di “fedeltà oltre la ragione nella sfera emotiva del consumatore”.

Per “provare” quanto appena sintetizzato dal punto di vista teorico, Gobbato approfondisce quindi il caso della Apple come azienda che molto più di altre è riuscita a completare il passaggio dal brand  al lovemark.

Gobbato precisa: il cammino che conduce le aziende fino al lovemark  non è fine a se stesso. Anzi, ha una precisa connotazione commerciale. “Puntare sulle emozioni che un prodotto suscita per ottenere un’approvazione incondizionata da parte dei consumatori – scrive infatti ‘autore -, permette di ottenere un premium pricing a differenza di altri brand che vedrebbero diminuire la domanda all’aumentare del loro prezzo”. Ma non solo. Dopo aver ricordato che alla fine è sempre il consumatore a dettare legge, Gobbato delinea anche cosa aspetta le imprese. “La nuova sfida per le aziende oggi è molto più intrigante ed impegnativa: creare brands evergreen capaci di rimanere immutati nel tempo e ‘cavalcare’ le generazioni e le mode rimanendo leader nel loro mercato grazie anche al costante investimento in innovazione e rinnovamento. In altre parole nello sviluppo di un brand bisogna assumere un’ottica di lungo periodo nello sviluppo di un brand, sapientemente la struttura aziendale, la cultura e i suoi valore senza trascurare anche le persone e il management. Gli occhi vanno quindi puntati sul consumatore e sulle sue preferenza, va stimolato ed accresciuto il suo livello di coinvolgimento e dalla marca deve recepire emozioni e benefit che prima non avrebbe mai potuto immaginare”.

Quanto scritto da Gobbato ha il grande merito della chiarezza e della sinteticità su un tema del quale è importante cogliere l’essenza delle cose.

Dal Brand al Lovemark

Giorgio Gobbato

Tesi. Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali “M.Fanno”, Corso di Laurea in economia

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