Il buon futuro digitale
Un libro scritto a più mani racconta le prospettive della digitalizzazione della produzione con un approccio diverso dal consueto
Digitale contro manuale. Macchine contro uomini. Di fronte alla digitalizzazione sempre più spinta dei processi produttivi, queste contrapposizioni sono all’ordine del giorno e appaiono i veri termini della discussione sul futuro del lavoro e della produzione. Contrapponendo – come all’epoca delle altre rivoluzioni industriali –, chi, nei confronti del futuro e in particolare del lavoro, ha una visione ottimistica della situazione e chi , invece, vede arrivare un inesorabile declino del ruolo dell’uomo di fronte alle macchine.
“Uomini 4.0: ritorno al futuro. Creare valore esplorando la complessità” il libro curato da Alberto F. De Toni e da Enzo Rullani appena pubblicato e posto il libera lettura, affronta con franchezza l’argomento partendo da una domanda. Che cosa dobbiamo aspettarci da un futuro popolato da robot, algoritmi e sensori che – affidando ad anonimi automatismi la maggior parte dei problemi – rischiano di controllare la nostra vita e il nostro lavoro? Due le risposte tradizionali. I tecno-pessimisti si aspettano da questo scenario una perdita massiccia dei posti di lavoro a favore di macchine e dispositivi digitali, dando via libera ad un destino di disoccupazione tecnologica. I tecno-ottimisti, al contrario, credono ancora nella marcia trionfale della rivoluzione digitale in corso, capace di superare ogni ostacolo e di rimediare – con la sua potenza produttiva – ad ogni inconveniente.
De Toni e Rullani – basandosi su una ricerca congiunta portata avanti da CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario) e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Udine –, raccontano invece della possibilità di una via di mezzo.
Secondo gli autori del libro occorre cioè fare i conti con la crescita esponenziale della complessità che sta trasformando il senso stesso del vivere e del lavorare. Ma dal libro emerge la constatazione che in un mondo che moltiplica i livelli della varietà, della variabilità, delle interdipendenze e dei gradi di libertà di ciascuno, gli automatismi sono essenziali per rendere fluida e scontata la gestione dei problemi più facilmente codificabili e prevedibili. Ma non sostituiscono le persone, il cui apporto creativo è indispensabile per gestire i livelli di complessità eccedenti le capacità delle macchine.
Detto in altri termini, gli uomini, affiancando gli automatismi, dovranno quindi tornare al centro della scena produttiva, utilizzando la loro intelligenza fluida, per guidare la trasformazione in corso. Un po’ come accadeva prima dell’avvento della meccanizzazione standard, pre-digitale. Anzi, secondo i curatori, la rivoluzione digitale è un viaggio che apre nuove possibilità riscoprendo le capacità simboliche, artistiche e professionali di persone che fanno leva sulla propria creatività distintiva e sulla collaborazione diretta, interattiva, con gli altri.
Il pregio del libro tuttavia non sta solo nell’individuazione di una “terza via” di fronte al digitale, ma anche nell’illustrazione di una serie di storie d’impresa che vengono poste ad esempio di quanto può accadere. Scorrono nelle pagine così i casi di 11 aziende, tra cui 8 dei servizi e 3 del manifatturiero. Nel gruppo le storie di grandi aziende, come quella di IBM Italia, ma anche di imprese meno note e di dimensioni molto più contenute eppure significative, come quelle di Ceccarelli Group, Zanardo spa, Ideal Service, Lago spa, Danieli Automation e altre ancora.
Il libro curato da De Toni e Rullani è un’utile lettura per approfondire per davvero cosa aspetta imprese e lavoratori nei prossimi decenni.
Uomini 4.0: ritorno al futuro. Creare valore esplorando la complessità
Alberto F. De Toni, Enzo Rullani
Franco Angeli, 2018
Libro in open access da http://ojs.francoangeli.it/_omp/index.php/oa/catalog/book/315
Un libro scritto a più mani racconta le prospettive della digitalizzazione della produzione con un approccio diverso dal consueto
Digitale contro manuale. Macchine contro uomini. Di fronte alla digitalizzazione sempre più spinta dei processi produttivi, queste contrapposizioni sono all’ordine del giorno e appaiono i veri termini della discussione sul futuro del lavoro e della produzione. Contrapponendo – come all’epoca delle altre rivoluzioni industriali –, chi, nei confronti del futuro e in particolare del lavoro, ha una visione ottimistica della situazione e chi , invece, vede arrivare un inesorabile declino del ruolo dell’uomo di fronte alle macchine.
“Uomini 4.0: ritorno al futuro. Creare valore esplorando la complessità” il libro curato da Alberto F. De Toni e da Enzo Rullani appena pubblicato e posto il libera lettura, affronta con franchezza l’argomento partendo da una domanda. Che cosa dobbiamo aspettarci da un futuro popolato da robot, algoritmi e sensori che – affidando ad anonimi automatismi la maggior parte dei problemi – rischiano di controllare la nostra vita e il nostro lavoro? Due le risposte tradizionali. I tecno-pessimisti si aspettano da questo scenario una perdita massiccia dei posti di lavoro a favore di macchine e dispositivi digitali, dando via libera ad un destino di disoccupazione tecnologica. I tecno-ottimisti, al contrario, credono ancora nella marcia trionfale della rivoluzione digitale in corso, capace di superare ogni ostacolo e di rimediare – con la sua potenza produttiva – ad ogni inconveniente.
De Toni e Rullani – basandosi su una ricerca congiunta portata avanti da CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario) e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Udine –, raccontano invece della possibilità di una via di mezzo.
Secondo gli autori del libro occorre cioè fare i conti con la crescita esponenziale della complessità che sta trasformando il senso stesso del vivere e del lavorare. Ma dal libro emerge la constatazione che in un mondo che moltiplica i livelli della varietà, della variabilità, delle interdipendenze e dei gradi di libertà di ciascuno, gli automatismi sono essenziali per rendere fluida e scontata la gestione dei problemi più facilmente codificabili e prevedibili. Ma non sostituiscono le persone, il cui apporto creativo è indispensabile per gestire i livelli di complessità eccedenti le capacità delle macchine.
Detto in altri termini, gli uomini, affiancando gli automatismi, dovranno quindi tornare al centro della scena produttiva, utilizzando la loro intelligenza fluida, per guidare la trasformazione in corso. Un po’ come accadeva prima dell’avvento della meccanizzazione standard, pre-digitale. Anzi, secondo i curatori, la rivoluzione digitale è un viaggio che apre nuove possibilità riscoprendo le capacità simboliche, artistiche e professionali di persone che fanno leva sulla propria creatività distintiva e sulla collaborazione diretta, interattiva, con gli altri.
Il pregio del libro tuttavia non sta solo nell’individuazione di una “terza via” di fronte al digitale, ma anche nell’illustrazione di una serie di storie d’impresa che vengono poste ad esempio di quanto può accadere. Scorrono nelle pagine così i casi di 11 aziende, tra cui 8 dei servizi e 3 del manifatturiero. Nel gruppo le storie di grandi aziende, come quella di IBM Italia, ma anche di imprese meno note e di dimensioni molto più contenute eppure significative, come quelle di Ceccarelli Group, Zanardo spa, Ideal Service, Lago spa, Danieli Automation e altre ancora.
Il libro curato da De Toni e Rullani è un’utile lettura per approfondire per davvero cosa aspetta imprese e lavoratori nei prossimi decenni.
Uomini 4.0: ritorno al futuro. Creare valore esplorando la complessità
Alberto F. De Toni, Enzo Rullani
Franco Angeli, 2018
Libro in open access da http://ojs.francoangeli.it/_omp/index.php/oa/catalog/book/315