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Il diritto delle imprese sociali

La necessità di regole giuridiche particolari per far crescere bene particolari organizzazioni della produzione

Impresa sociale come particolare espressione di quella cultura del produrre che non bada al profitto come primo obiettivo del suo agire, ma, invece, a raggiungere altri traguardi ritenuti ugualmente importanti. Impresa comunque a tutti gli effetti, quella sociale, che tuttavia deve beneficiare di una serie di accorgimenti di gestione e giuridici tali da renderla efficace ed efficiente. E’ attorno a questo tema che ragiona Elisabetta Righini (del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino) che, in un intervento appena pubblicato, parte dalla messa fuoco della vera natura delle imprese sociali per arrivare a definirne i contorni giuridici generali con attenzione al contesto italiano.

Righini inizia dal considerare la definizione di impresa sociale fornita dal premio Nobel Muhammad Yunus: l’impresa sociale è “un’impresa creata esclusivamente allo scopo di risolvere un problema sociale o ambientale, ed è un’impresa dalla quale i proprietari non ricevono alcun dividendo se non per recuperare il proprio investimento”. Impresa dunque, nella quale hanno un ruolo determinante e particolare la sensibilità e la coscienza ambientale oppure sociale che diventano componenti essenziali del concetto di social business. E che improntano tutta la gestione aziendale. Percorso delicato e complesso, che deve essere animato da una forte cultura d’impresa posta accanto – appunto – a sensibilità diverse dal semplice “far profitto e far quadrare i conti”.

Elisabetta Righini quindi precisa come la realizzazione delle funzioni per le quali le imprese sociali sono concepite e create richiede anche la ridefinizione del sistema giuridico e istituzionale. Un passo che serve per consentire a questa particolare forma di aggregazione economica di svolgere pienamente la sua funzione. Efficienza, quindi, che non è solo contabile oppure gestionale ma che si allarga ad altri campi d’azione imprenditoriale. Ambiti che devono  essere ben compresi e inseriti nell’operatività d’impresa in un continuo scambio tra regole economiche e gestionale e spinte nate dall’attenzione agli altri e all’ambiente.

Risolvere gli interrogativi relativi all’assetto giuridico delle imprese sociali, si trasforma così in un percorso per far crescere in modo equilibrato e utile queste particolari organizzazioni della produzione e, di fatto, la cultura del produrre che le anima.

Imprenditoria sociale e impegno ambientale per una nuova economia

Elisabetta Righini (Dipartimento di Giurisprudenza – Dipartimento di Giurisprudenza DIGIUR, Università di Urbino Carlo Bo, Urbino, Italia) in Placed based approaches to sustainability, vol. II, Palgrave Macmillan, 2024

La necessità di regole giuridiche particolari per far crescere bene particolari organizzazioni della produzione

Impresa sociale come particolare espressione di quella cultura del produrre che non bada al profitto come primo obiettivo del suo agire, ma, invece, a raggiungere altri traguardi ritenuti ugualmente importanti. Impresa comunque a tutti gli effetti, quella sociale, che tuttavia deve beneficiare di una serie di accorgimenti di gestione e giuridici tali da renderla efficace ed efficiente. E’ attorno a questo tema che ragiona Elisabetta Righini (del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino) che, in un intervento appena pubblicato, parte dalla messa fuoco della vera natura delle imprese sociali per arrivare a definirne i contorni giuridici generali con attenzione al contesto italiano.

Righini inizia dal considerare la definizione di impresa sociale fornita dal premio Nobel Muhammad Yunus: l’impresa sociale è “un’impresa creata esclusivamente allo scopo di risolvere un problema sociale o ambientale, ed è un’impresa dalla quale i proprietari non ricevono alcun dividendo se non per recuperare il proprio investimento”. Impresa dunque, nella quale hanno un ruolo determinante e particolare la sensibilità e la coscienza ambientale oppure sociale che diventano componenti essenziali del concetto di social business. E che improntano tutta la gestione aziendale. Percorso delicato e complesso, che deve essere animato da una forte cultura d’impresa posta accanto – appunto – a sensibilità diverse dal semplice “far profitto e far quadrare i conti”.

Elisabetta Righini quindi precisa come la realizzazione delle funzioni per le quali le imprese sociali sono concepite e create richiede anche la ridefinizione del sistema giuridico e istituzionale. Un passo che serve per consentire a questa particolare forma di aggregazione economica di svolgere pienamente la sua funzione. Efficienza, quindi, che non è solo contabile oppure gestionale ma che si allarga ad altri campi d’azione imprenditoriale. Ambiti che devono  essere ben compresi e inseriti nell’operatività d’impresa in un continuo scambio tra regole economiche e gestionale e spinte nate dall’attenzione agli altri e all’ambiente.

Risolvere gli interrogativi relativi all’assetto giuridico delle imprese sociali, si trasforma così in un percorso per far crescere in modo equilibrato e utile queste particolari organizzazioni della produzione e, di fatto, la cultura del produrre che le anima.

Imprenditoria sociale e impegno ambientale per una nuova economia

Elisabetta Righini (Dipartimento di Giurisprudenza – Dipartimento di Giurisprudenza DIGIUR, Università di Urbino Carlo Bo, Urbino, Italia) in Placed based approaches to sustainability, vol. II, Palgrave Macmillan, 2024

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