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Il piacere dei buoni libri fin da bambini fa crescere l’editoria e migliora la vita civile

Accarezzare le rughe dei nonni, esplorando con dita curiose e affettuose i segni del tempo e le tracce profonde delle gioie e dei dolori d’una vita intensamente vissuta. O leggerle, quelle rughe, se per i tanti casi dell’esistenza, ci si ritrova lontani. Lo racconta bene David Grossman, scrittore che, come pochi, sa dare corpo di parole ai sentimenti e alle idee, nelle pagine di un libro scarno ed essenziale, intitolato appunto “Rughe”, illustrato da Ninamasina e pubblicato da Mondadori.

Un libro per bambini, dagli otto anni in su. Esemplare della qualità che oramai ha raggiunto l’editoria per i lettori più giovani: tutt’altro che un’editoria minore ma, piuttosto, una testimonianza preziosa di come si possano fare bene volumi che trovano spazio, anche nel mondo dei cosiddetti “nativi digitali”. Il gioco delle parole ben scritte e impaginate con cura (come ci hanno insegnato, ognuno a suo modo, Bruno Munari e Gianni Rodari) continua ad avere attenzione e successo, attraversando le generazioni. Dai nonni ai nipoti, per restare alle pagine di Grossman.

Ancora una volta una conferma importante arriva dalla Bologna Children’s Book Fair, in programma dall’8 all’11 aprile, nata nel 1964, sessant’anni fa, e cresciuta nel tempo, soprattutto negli ultimi vent’anni: giornate dense di incontri, dibattiti, premi, ma anche contrattazioni di copyright internazionali.

I dati sulle presenze parlano di 1.500 espositori, provenienti da 100 paesi diversi. E rivelano la vitalità di un settore che riguarda quasi un libro su quattro tra tutti quelli pubblicati in un anno in Italia. Insomma, “il libro salvato dai ragazzini”, per usare l’efficace titolo dell’inchiesta di copertina de “il venerdì di Repubblica” (5 aprile) firmata da Zita Dazzi: “La Generazione Z legge di più e meglio dei genitori, accoglie gli autori in classe affolla le fiere del libro, attende le novità della Children’s Book Fair di Bologna”.

Il mercato italiano dei libri per ragazzi vanta 23,5 milioni di copie vendute nel ‘23, con un incremento di 3 milioni rispetto al 2019 e con un fatturato di 291 milioni, 48 in più del 2019. Un vero e proprio successo, insomma, se si considera anche il fatto che siamo oramai da tempo in una condizione di “inverno demografico”, di popolazione che non cresce, di nascite che diminuiscono: “Il parco clienti si riduce, ma il libro cresce, soprattutto quello per la primissima infanzia”, testimonia Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio Studi dell’Aie, l’Associazione italiana degli editori.

Lettori giovani, lettori forti. Sempre l’Aie documenta (dati ‘23) che nella fascia 4-14 anni sono il 96% i ragazzi e le ragazze che hanno letto almeno un libro non scolastico negli ultimi dodici mesi, contro il 75% del 2018. Il dato generale dice che gli adulti, nelle stesse condizioni, sono il 74% (quel dato è calcolato tra le persone tra i 15 e i 74 anni). E nella fascia tra 0 e 3 anni, le letture ad alta voce di genitori e insegnanti, la manipolazione di libri tattili, cartonati, illustrati, animati, da colorare e altre forme di pre-lettura hanno coinvolto il 70% dei bambini e delle bambine. Erano il 49% nel 2018.

La spiegazione del fenomeno è chiara: contribuiscono le famiglie, la scuola (anche con le biblioteche scolastiche) e, quando sono attive, pure le biblioteche presenti nelle aziende che offrono ampi spazi ai libri per bambine e bambini (le biblioteche Pirelli nell’headquarters della Bicocca a Milano e nelle fabbriche di Settimo Torinese e di Bollate, per esempio).

Lo confermano le voci degli addetti al settore, nell’inchiesta de “la Repubblica”. Come Mariagrazia Mazzitelli, direttrice editoriale di Salani, casa editrice con 162 anni di storia, del gruppo Gems, 140 novità all’anno, un catalogo di bestseller con il testa la saga di Harry Potter: “Al bambino piccolissimo il libro viene regalato molto presto e ne nasce subito un amore. Poi c’è il distacco nell’adolescenza, ma i fenomeni più recenti del romance recuperano questo pubblico, rendendo il libro un oggetto del desiderio». Aggiunge Renata Gorgani, direttrice del Castoro: “I genitori vogliono che i loro bimbi abbiano in mano albi illustrati, che in qualche caso sono anche giochi”. E Beatrice Masini, direttrice di divisione per Bompiani, costola del colosso Giunti, leader di mercato: “Oltre ai bebè, ci sono i ragazzi della scuola dell’obbligo, per i quali il libro è un magico strumento di evasione nell’età in cui si è più curiosi, con occhi e orecchie aperte. Un romanzo ti fa entrare in altri mondi, anche magari realistici, ma che non conosci ancora, con storie vere che hanno una grande presa e fanno nascere lettori forti”.

La sintesi sta nelle parole di Peresson, dell’Aie: “Le giovani coppie di genitori sono diventate più consapevoli del ruolo che i libri e la lettura hanno nello sviluppo del bambino fin dai primissimi anni. La seconda ragione è che manga, fumetti di super-eroi e altri prodotti seriali che prima non erano percepiti a pieno come lettura di libri adesso lo sono, e questo incide nelle risposte. Ma si intravedono anche i primi effetti delle campagne di promozione alla lettura infantile come #ioleggoperché”. Una promozione che ha portato a incentivare il regalo di decine di migliaia di libri alle biblioteche scolastiche e a quelle degli asili nido.

Quel che è certo è che leggere, fin da bambini, aiuta a scoprire il mondo e a capirne meglio storie e personaggi. Apre le porte a un viaggio divertente in posti originali e lontani. Regala l’opportunità di muoversi facilmente nello spazio e nel tempo, ampliando le possibilità della nostra conoscenza. E aiuta a prendere confidenza con le presenze fondamentali per la crescita: gli altri.

Hanno un ruolo rilevante, e crescente, anche i premi letterati più prestigiosi. Come il Premio Strega per ragazze e ragazzi. E il Premio Campiello Junior, arrivato alla terza edizione, con una giuria tecnica presieduta da Pino Boero, che seleziona tre titoli nella fascia d’età 6-10 anni e altrettanti in quella 11-14 (un centinaio, i titoli in gara quest’anno) e poi li porta al voto di una giuria di 240 bambine e bambini di tutte le scuole italiane (e anche di piccoli residenti all’estero) per arrivare ai due vincitori.

C’è una consapevolezza, nell’impegno comune del Premio Campiello e della Fondazione Pirelli, con l’ospitalità del Comune di Vicenza: stimolare e premiare la scrittura di buoni libri per bambine e bambini e favorire la lettura fin dalle prime classi della scuola elementare significa fare crescere la sensibilità per la fantasia, l’avventura, il viaggio di scoperta. Aiutare a vivere nuove storie, appassionarsi a nuovi personaggi. Porre le basi, insomma, attraverso il piacere delle parole ben scritte, per una migliore convivenza civile e un intreccio più equilibrato di relazioni culturali e sociali.

Il piacere del leggere. E una migliore coscienza civile. Costruita in famiglia e a scuola. Fin da piccoli.

(foto Getty Images)

Accarezzare le rughe dei nonni, esplorando con dita curiose e affettuose i segni del tempo e le tracce profonde delle gioie e dei dolori d’una vita intensamente vissuta. O leggerle, quelle rughe, se per i tanti casi dell’esistenza, ci si ritrova lontani. Lo racconta bene David Grossman, scrittore che, come pochi, sa dare corpo di parole ai sentimenti e alle idee, nelle pagine di un libro scarno ed essenziale, intitolato appunto “Rughe”, illustrato da Ninamasina e pubblicato da Mondadori.

Un libro per bambini, dagli otto anni in su. Esemplare della qualità che oramai ha raggiunto l’editoria per i lettori più giovani: tutt’altro che un’editoria minore ma, piuttosto, una testimonianza preziosa di come si possano fare bene volumi che trovano spazio, anche nel mondo dei cosiddetti “nativi digitali”. Il gioco delle parole ben scritte e impaginate con cura (come ci hanno insegnato, ognuno a suo modo, Bruno Munari e Gianni Rodari) continua ad avere attenzione e successo, attraversando le generazioni. Dai nonni ai nipoti, per restare alle pagine di Grossman.

Ancora una volta una conferma importante arriva dalla Bologna Children’s Book Fair, in programma dall’8 all’11 aprile, nata nel 1964, sessant’anni fa, e cresciuta nel tempo, soprattutto negli ultimi vent’anni: giornate dense di incontri, dibattiti, premi, ma anche contrattazioni di copyright internazionali.

I dati sulle presenze parlano di 1.500 espositori, provenienti da 100 paesi diversi. E rivelano la vitalità di un settore che riguarda quasi un libro su quattro tra tutti quelli pubblicati in un anno in Italia. Insomma, “il libro salvato dai ragazzini”, per usare l’efficace titolo dell’inchiesta di copertina de “il venerdì di Repubblica” (5 aprile) firmata da Zita Dazzi: “La Generazione Z legge di più e meglio dei genitori, accoglie gli autori in classe affolla le fiere del libro, attende le novità della Children’s Book Fair di Bologna”.

Il mercato italiano dei libri per ragazzi vanta 23,5 milioni di copie vendute nel ‘23, con un incremento di 3 milioni rispetto al 2019 e con un fatturato di 291 milioni, 48 in più del 2019. Un vero e proprio successo, insomma, se si considera anche il fatto che siamo oramai da tempo in una condizione di “inverno demografico”, di popolazione che non cresce, di nascite che diminuiscono: “Il parco clienti si riduce, ma il libro cresce, soprattutto quello per la primissima infanzia”, testimonia Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio Studi dell’Aie, l’Associazione italiana degli editori.

Lettori giovani, lettori forti. Sempre l’Aie documenta (dati ‘23) che nella fascia 4-14 anni sono il 96% i ragazzi e le ragazze che hanno letto almeno un libro non scolastico negli ultimi dodici mesi, contro il 75% del 2018. Il dato generale dice che gli adulti, nelle stesse condizioni, sono il 74% (quel dato è calcolato tra le persone tra i 15 e i 74 anni). E nella fascia tra 0 e 3 anni, le letture ad alta voce di genitori e insegnanti, la manipolazione di libri tattili, cartonati, illustrati, animati, da colorare e altre forme di pre-lettura hanno coinvolto il 70% dei bambini e delle bambine. Erano il 49% nel 2018.

La spiegazione del fenomeno è chiara: contribuiscono le famiglie, la scuola (anche con le biblioteche scolastiche) e, quando sono attive, pure le biblioteche presenti nelle aziende che offrono ampi spazi ai libri per bambine e bambini (le biblioteche Pirelli nell’headquarters della Bicocca a Milano e nelle fabbriche di Settimo Torinese e di Bollate, per esempio).

Lo confermano le voci degli addetti al settore, nell’inchiesta de “la Repubblica”. Come Mariagrazia Mazzitelli, direttrice editoriale di Salani, casa editrice con 162 anni di storia, del gruppo Gems, 140 novità all’anno, un catalogo di bestseller con il testa la saga di Harry Potter: “Al bambino piccolissimo il libro viene regalato molto presto e ne nasce subito un amore. Poi c’è il distacco nell’adolescenza, ma i fenomeni più recenti del romance recuperano questo pubblico, rendendo il libro un oggetto del desiderio». Aggiunge Renata Gorgani, direttrice del Castoro: “I genitori vogliono che i loro bimbi abbiano in mano albi illustrati, che in qualche caso sono anche giochi”. E Beatrice Masini, direttrice di divisione per Bompiani, costola del colosso Giunti, leader di mercato: “Oltre ai bebè, ci sono i ragazzi della scuola dell’obbligo, per i quali il libro è un magico strumento di evasione nell’età in cui si è più curiosi, con occhi e orecchie aperte. Un romanzo ti fa entrare in altri mondi, anche magari realistici, ma che non conosci ancora, con storie vere che hanno una grande presa e fanno nascere lettori forti”.

La sintesi sta nelle parole di Peresson, dell’Aie: “Le giovani coppie di genitori sono diventate più consapevoli del ruolo che i libri e la lettura hanno nello sviluppo del bambino fin dai primissimi anni. La seconda ragione è che manga, fumetti di super-eroi e altri prodotti seriali che prima non erano percepiti a pieno come lettura di libri adesso lo sono, e questo incide nelle risposte. Ma si intravedono anche i primi effetti delle campagne di promozione alla lettura infantile come #ioleggoperché”. Una promozione che ha portato a incentivare il regalo di decine di migliaia di libri alle biblioteche scolastiche e a quelle degli asili nido.

Quel che è certo è che leggere, fin da bambini, aiuta a scoprire il mondo e a capirne meglio storie e personaggi. Apre le porte a un viaggio divertente in posti originali e lontani. Regala l’opportunità di muoversi facilmente nello spazio e nel tempo, ampliando le possibilità della nostra conoscenza. E aiuta a prendere confidenza con le presenze fondamentali per la crescita: gli altri.

Hanno un ruolo rilevante, e crescente, anche i premi letterati più prestigiosi. Come il Premio Strega per ragazze e ragazzi. E il Premio Campiello Junior, arrivato alla terza edizione, con una giuria tecnica presieduta da Pino Boero, che seleziona tre titoli nella fascia d’età 6-10 anni e altrettanti in quella 11-14 (un centinaio, i titoli in gara quest’anno) e poi li porta al voto di una giuria di 240 bambine e bambini di tutte le scuole italiane (e anche di piccoli residenti all’estero) per arrivare ai due vincitori.

C’è una consapevolezza, nell’impegno comune del Premio Campiello e della Fondazione Pirelli, con l’ospitalità del Comune di Vicenza: stimolare e premiare la scrittura di buoni libri per bambine e bambini e favorire la lettura fin dalle prime classi della scuola elementare significa fare crescere la sensibilità per la fantasia, l’avventura, il viaggio di scoperta. Aiutare a vivere nuove storie, appassionarsi a nuovi personaggi. Porre le basi, insomma, attraverso il piacere delle parole ben scritte, per una migliore convivenza civile e un intreccio più equilibrato di relazioni culturali e sociali.

Il piacere del leggere. E una migliore coscienza civile. Costruita in famiglia e a scuola. Fin da piccoli.

(foto Getty Images)

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